La Latinitas è rappresentata dal trapasso di varianti che nella prospettiva cronologica sono attribuite a diverse fasi in progressione, corrispondenti alle suddivisioni storiografiche di Antico e Tardo Antico, Medioevo e Moderno - in cui trovano la collocazione il latino umanistico e quello rinascimentale. Sino a giungere al latino recentior, nella dimensione del Contemporaneo, che, oltre ad aver avuto la sublimazione nella poesia latina di Pascoli, continua a essere la fonte lessicale dei tecnoletti, fra i quali va annoverato l’anglolatino dell’informatica. La modalità operativa sottesa costruisce i neologismi prendendo dal latino e, in minor misura, dal greco ammessi come corpora “aperti alla consultazione” e disponibili per il riuso. I pregiudizi di perfezione classica e di classicismo che la critica, a partire già da alcune posizione di contrasto dell’Umanesimo che sono poi andate radicalizzandosi nell’interpretazione ottocentesca, ha arrogato a sé hanno attribuito al latino tardo e a quello medioevale connotazioni oscurate da prescrizioni ideali e da valutazioni storiche misurate sul confronto con il passato, producendo per conseguenza il ridimensionamento dei risultati conseguiti. Nell’Alto Medioevo il latino resta l’unica espressione attraverso cui si propone il pensiero scientifico, ciò che ha prodotto l’esigenza di coniare il lessico specialistico dei tecnoletti di cui sono tributari i vernacoli dell’intera Europa e a cui ancora oggi le lingue moderne attingono nel momento in cui sentono l’esigenza di ampliare il loro vocabolario intellettuale. Il Medioevo contribuisce vivacemente alla loro formazione, segnando definitivamente la via a un genere di cui né il latino umanistico e rinascimentale, né le lingue moderne hanno potuto fare a meno. In termini più generali, i due estremi della ripartizione, “popolare”, quindi trasmesso per trafila diretta, e “colto”, quindi ricevuto da una mediazione, si recuperano nelle nozioni di allotropia e di “continuità” o “discontinuità” nella documentazione attraverso cui è interpretata la relazione fra latino e romanzo, in forte contrasto con lo stereotipo di una latinità immobile.

Latino medioevale e umanistico

POLI, Diego
2010-01-01

Abstract

La Latinitas è rappresentata dal trapasso di varianti che nella prospettiva cronologica sono attribuite a diverse fasi in progressione, corrispondenti alle suddivisioni storiografiche di Antico e Tardo Antico, Medioevo e Moderno - in cui trovano la collocazione il latino umanistico e quello rinascimentale. Sino a giungere al latino recentior, nella dimensione del Contemporaneo, che, oltre ad aver avuto la sublimazione nella poesia latina di Pascoli, continua a essere la fonte lessicale dei tecnoletti, fra i quali va annoverato l’anglolatino dell’informatica. La modalità operativa sottesa costruisce i neologismi prendendo dal latino e, in minor misura, dal greco ammessi come corpora “aperti alla consultazione” e disponibili per il riuso. I pregiudizi di perfezione classica e di classicismo che la critica, a partire già da alcune posizione di contrasto dell’Umanesimo che sono poi andate radicalizzandosi nell’interpretazione ottocentesca, ha arrogato a sé hanno attribuito al latino tardo e a quello medioevale connotazioni oscurate da prescrizioni ideali e da valutazioni storiche misurate sul confronto con il passato, producendo per conseguenza il ridimensionamento dei risultati conseguiti. Nell’Alto Medioevo il latino resta l’unica espressione attraverso cui si propone il pensiero scientifico, ciò che ha prodotto l’esigenza di coniare il lessico specialistico dei tecnoletti di cui sono tributari i vernacoli dell’intera Europa e a cui ancora oggi le lingue moderne attingono nel momento in cui sentono l’esigenza di ampliare il loro vocabolario intellettuale. Il Medioevo contribuisce vivacemente alla loro formazione, segnando definitivamente la via a un genere di cui né il latino umanistico e rinascimentale, né le lingue moderne hanno potuto fare a meno. In termini più generali, i due estremi della ripartizione, “popolare”, quindi trasmesso per trafila diretta, e “colto”, quindi ricevuto da una mediazione, si recuperano nelle nozioni di allotropia e di “continuità” o “discontinuità” nella documentazione attraverso cui è interpretata la relazione fra latino e romanzo, in forte contrasto con lo stereotipo di una latinità immobile.
2010
Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
Internazionale
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