Il contributo rende conto dei principali risultati delle campagne di scavo 2001-2004 condotte presso l’area forense di Urbs Salvia, ed illustra il conseguimento di importanti novità per la conoscenza di nuovi monumenti di natura sia cultuale che civile, appartenenti a momenti diversi della vita della città che evidenziano una netta successione di fasi storiche e urbanistiche dall’epoca della fondazione a quella del suo declino. Dopo l’identificazione del limite Sud dell’area del Foro civile (campagna 2000), l’apertura di una lunga trincea Nord-Sud nell’area antistante il Tempio-Criptoportico, ad Ovest della Strada 78 Picena (antico tratto urbano della Salaria Gallica), poi ampliata con l’obiettivo di evidenziare anche i limiti Nord della piazza forense, ha consentito di intercettare numerose strutture che, correndo sia in direzione Est-Ovest, sia in direzione Nord-Sud, appaiono definire l’organizzazione degli edifici su di essa affacciati. Si determinavano così la pianta rettangolare e le dimensioni della piazza forense con una estensione Nord-Sud di m 80 x m 35 in senso Ovest-Est, corrispondenti a piedi romani 270 x 120 circa. Si tratta sul lato Nord, di una lunga struttura muraria, conservata in fondazione con scalinata di tre gradini che immettono nella piazza stessa, il che qualifica l’edificio come porticato; sul lato Ovest del muro di fondo di un portico che parimenti affacciava sulla piazza, rimesso in luce per una lunghezza di circa 40 m. Si delineava così la configurazione del Foro in quella che riteniamo essere la sistemazione di età primo-imperiale, verosimilmente tiberiana. Un’altra opera di rilievo veniva riportata in luce nel corso di uno scavo svolto in profondità ancora nel settore Nord del Foro, a ridosso dell’edificio porticato: al di sotto di strati di livellamento di età primo-imperiale si sono rinvenuti in situ i resti strutturali spoliati pertinenti ad un monumento, in cui è stato possibile riconoscere una porticus duplex con allineamento Est-Ovest. La porticus si pone nel solco della tradizione ellenistica della stoai, secondo un modello diffuso nel mondo romano a partire dal II sec. a.C. ed applicato anche in area italica. Quanto al suo inquadramento cronologico, il monumento si colloca, su base stratigrafica, negli ultimi decenni del I sec. a.C., mentre la sua distruzione ed obliterazione risale ad età tiberiana o poco oltre. Nell’ambito delle principali fasi storiche del centro urbano, assume particolare rilevanza la fase augustea cui vanno riferite anche le strutture di un complesso edilizio rinvenuto nelle immediate adiacenze dell’area cultuale del Tempio-Criptoportico (scavi 2003-2004), pienamente inserito nel tessuto insediativo del centro cittadino e denominato Edificio “delle acque”. Questo edificio, di cui restano poco più che i muri in fondazione, risulta caratterizzato nel suo settore di N-O dalla presenza di numerosi apprestamenti funzionali che rinviano ad un uso abbondante dell’acqua, quali un pozzo di captazione di acqua sorgiva, due vasche, una vaschetta con relativi fori di deflusso e in collegamento ad una singolare struttura modulare con numerosi ripiani in coccio pesto, un bacino dalla singolare planimetria ad L rovesciata, ed almeno due fistulae di cui una asportata e l’altra ancora in situ. Tenuto conto della peculiare ubicazione topografica del complesso, si può presumere che esso abbia mantenuto nel tempo una funzione in qualche modo rituale, strettamente connessa a pratiche riferibili ad un antico culto delle acque in associazione alla dea Salus, cui era dedicato il maggiore santuario della città. L’attestazione locale del culto della dea Salus, meglio conosciuta ad Urbs Salvia nella accezione di Salus Augusta, contraddistinta a partire dall’età tiberiana da una forte connotazione politica, riferita al culto imperiale, indizia fortemente verso un originario collegamento con l’elemento idrico, ovvero con un più antico culto di tipo terapeutico legato alla presenza nel luogo di acque medicamentose, riferibile a Salus intesa come Hygieia, ovvero divinità dispensatrice di salute fisica. Il complesso, per quanto scavato, occupa una superficie di più di 300 mq e si compone, nella sua fase principale, di numerosi ambienti, anche di grandi dimensioni (di cui uno absidato), distribuiti intorno ad una corte centrale, alcuni dei quali conservano ancora resti di pavimentazione musiva. La fase di vita funzionale dell’edificio si conclude plausibilmente alla metà del III secolo, quando a seguito di un evento distruttivo si attuano riprese edilizie ed interventi di ristrutturazione, con la simultanea trasformazione del complesso, da cultuale a civile.

Nuove evidenze monumentali nell'area forense di Urbs Salvia (campagne di scavo 2001-2004).

FABRINI, Giovanna Maria
2005-01-01

Abstract

Il contributo rende conto dei principali risultati delle campagne di scavo 2001-2004 condotte presso l’area forense di Urbs Salvia, ed illustra il conseguimento di importanti novità per la conoscenza di nuovi monumenti di natura sia cultuale che civile, appartenenti a momenti diversi della vita della città che evidenziano una netta successione di fasi storiche e urbanistiche dall’epoca della fondazione a quella del suo declino. Dopo l’identificazione del limite Sud dell’area del Foro civile (campagna 2000), l’apertura di una lunga trincea Nord-Sud nell’area antistante il Tempio-Criptoportico, ad Ovest della Strada 78 Picena (antico tratto urbano della Salaria Gallica), poi ampliata con l’obiettivo di evidenziare anche i limiti Nord della piazza forense, ha consentito di intercettare numerose strutture che, correndo sia in direzione Est-Ovest, sia in direzione Nord-Sud, appaiono definire l’organizzazione degli edifici su di essa affacciati. Si determinavano così la pianta rettangolare e le dimensioni della piazza forense con una estensione Nord-Sud di m 80 x m 35 in senso Ovest-Est, corrispondenti a piedi romani 270 x 120 circa. Si tratta sul lato Nord, di una lunga struttura muraria, conservata in fondazione con scalinata di tre gradini che immettono nella piazza stessa, il che qualifica l’edificio come porticato; sul lato Ovest del muro di fondo di un portico che parimenti affacciava sulla piazza, rimesso in luce per una lunghezza di circa 40 m. Si delineava così la configurazione del Foro in quella che riteniamo essere la sistemazione di età primo-imperiale, verosimilmente tiberiana. Un’altra opera di rilievo veniva riportata in luce nel corso di uno scavo svolto in profondità ancora nel settore Nord del Foro, a ridosso dell’edificio porticato: al di sotto di strati di livellamento di età primo-imperiale si sono rinvenuti in situ i resti strutturali spoliati pertinenti ad un monumento, in cui è stato possibile riconoscere una porticus duplex con allineamento Est-Ovest. La porticus si pone nel solco della tradizione ellenistica della stoai, secondo un modello diffuso nel mondo romano a partire dal II sec. a.C. ed applicato anche in area italica. Quanto al suo inquadramento cronologico, il monumento si colloca, su base stratigrafica, negli ultimi decenni del I sec. a.C., mentre la sua distruzione ed obliterazione risale ad età tiberiana o poco oltre. Nell’ambito delle principali fasi storiche del centro urbano, assume particolare rilevanza la fase augustea cui vanno riferite anche le strutture di un complesso edilizio rinvenuto nelle immediate adiacenze dell’area cultuale del Tempio-Criptoportico (scavi 2003-2004), pienamente inserito nel tessuto insediativo del centro cittadino e denominato Edificio “delle acque”. Questo edificio, di cui restano poco più che i muri in fondazione, risulta caratterizzato nel suo settore di N-O dalla presenza di numerosi apprestamenti funzionali che rinviano ad un uso abbondante dell’acqua, quali un pozzo di captazione di acqua sorgiva, due vasche, una vaschetta con relativi fori di deflusso e in collegamento ad una singolare struttura modulare con numerosi ripiani in coccio pesto, un bacino dalla singolare planimetria ad L rovesciata, ed almeno due fistulae di cui una asportata e l’altra ancora in situ. Tenuto conto della peculiare ubicazione topografica del complesso, si può presumere che esso abbia mantenuto nel tempo una funzione in qualche modo rituale, strettamente connessa a pratiche riferibili ad un antico culto delle acque in associazione alla dea Salus, cui era dedicato il maggiore santuario della città. L’attestazione locale del culto della dea Salus, meglio conosciuta ad Urbs Salvia nella accezione di Salus Augusta, contraddistinta a partire dall’età tiberiana da una forte connotazione politica, riferita al culto imperiale, indizia fortemente verso un originario collegamento con l’elemento idrico, ovvero con un più antico culto di tipo terapeutico legato alla presenza nel luogo di acque medicamentose, riferibile a Salus intesa come Hygieia, ovvero divinità dispensatrice di salute fisica. Il complesso, per quanto scavato, occupa una superficie di più di 300 mq e si compone, nella sua fase principale, di numerosi ambienti, anche di grandi dimensioni (di cui uno absidato), distribuiti intorno ad una corte centrale, alcuni dei quali conservano ancora resti di pavimentazione musiva. La fase di vita funzionale dell’edificio si conclude plausibilmente alla metà del III secolo, quando a seguito di un evento distruttivo si attuano riprese edilizie ed interventi di ristrutturazione, con la simultanea trasformazione del complesso, da cultuale a civile.
2005
Nazionale
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