The OperaH project, active for over a decade within the Pergolesi Spontini Foundation in Jesi, represents a virtuous co-construction between the foundation, local authorities, health, school and private social sector. Originally created to offer the cultural experience of theatre and opera to new audiences, it gradually takes on inclusive existential connotations, supported by a network logic that deserves to be told as a good practice. This work, part of a broader research on the role of inclusive processes in adulthood, aims to investigate the theatre, in its configuration as a territory of inclusion, the founding place of the possible experience and self-narration starting from the body, and in its contribution to the making of identity and support to subjective self-determination of the person with disabilities within a collective path. The pedagogical reflection highlights the great potential that the theatre conveys, soliciting in the actors and the public, inside and outside the stage, the constant possibility of questioning their own desires, needs, abilities in meeting others. The construction of meaning in the regulation of the theatrical experience is analysed through qualitatively driven narrative mapping (Morse & Cheek, 2014).

Il progetto OperaH, attivo da oltre un decennio nell’ambito della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, rappresenta una virtuosa co-costruzione tra fondazione, enti locali, sanità, scuola e privato sociale. Originariamente nato per offrire l’esperienza culturale del teatro e dell’opera lirica a nuove fasce di pubblico, gradualmente assume connotazioni esistenziali inclusive, sostenute da una logica di rete che merita di essere raccontata come buona pratica. Il presente lavoro, parte di una ricerca più ampia sul ruolo dei processi inclusivi in età adulta, vuole indagare il teatro, nella sua configurazione di territorio d’inclusione, luogo fondativo della possibile esperienza e narrazione di sé a partire dal corpo, e il suo contributo alla formazione dell'identità e supporto all’autodeterminazione soggettiva della persona con disabilità all'interno di un percorso collettivo. La riflessione pedagogica vuole evidenziare la grande potenzialità che il teatro veicola, sollecitando negli attori e nel pubblico, dentro e fuori dalla scena, la possibilità costante di interrogarsi sui propri desideri, bisogni, capacità nell’incontro con gli altri. La costruzione di significato nella regolazione dell’esperienza teatrale, è analizzata attraverso la mappatura narrativa qualitatively driven (Morse & Cheek, 2014).

Art in its mystery confuses the different beauties together. (Tosca, G. Puccini) Diversity, inclusion, bodies. The experience of OperaH

Salis, Francesca;Punzo, Veronica;
2022-01-01

Abstract

The OperaH project, active for over a decade within the Pergolesi Spontini Foundation in Jesi, represents a virtuous co-construction between the foundation, local authorities, health, school and private social sector. Originally created to offer the cultural experience of theatre and opera to new audiences, it gradually takes on inclusive existential connotations, supported by a network logic that deserves to be told as a good practice. This work, part of a broader research on the role of inclusive processes in adulthood, aims to investigate the theatre, in its configuration as a territory of inclusion, the founding place of the possible experience and self-narration starting from the body, and in its contribution to the making of identity and support to subjective self-determination of the person with disabilities within a collective path. The pedagogical reflection highlights the great potential that the theatre conveys, soliciting in the actors and the public, inside and outside the stage, the constant possibility of questioning their own desires, needs, abilities in meeting others. The construction of meaning in the regulation of the theatrical experience is analysed through qualitatively driven narrative mapping (Morse & Cheek, 2014).
2022
Edizioni Universitarie Romane
Il progetto OperaH, attivo da oltre un decennio nell’ambito della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, rappresenta una virtuosa co-costruzione tra fondazione, enti locali, sanità, scuola e privato sociale. Originariamente nato per offrire l’esperienza culturale del teatro e dell’opera lirica a nuove fasce di pubblico, gradualmente assume connotazioni esistenziali inclusive, sostenute da una logica di rete che merita di essere raccontata come buona pratica. Il presente lavoro, parte di una ricerca più ampia sul ruolo dei processi inclusivi in età adulta, vuole indagare il teatro, nella sua configurazione di territorio d’inclusione, luogo fondativo della possibile esperienza e narrazione di sé a partire dal corpo, e il suo contributo alla formazione dell'identità e supporto all’autodeterminazione soggettiva della persona con disabilità all'interno di un percorso collettivo. La riflessione pedagogica vuole evidenziare la grande potenzialità che il teatro veicola, sollecitando negli attori e nel pubblico, dentro e fuori dalla scena, la possibilità costante di interrogarsi sui propri desideri, bisogni, capacità nell’incontro con gli altri. La costruzione di significato nella regolazione dell’esperienza teatrale, è analizzata attraverso la mappatura narrativa qualitatively driven (Morse & Cheek, 2014).
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