I ritmi frenetici a cui si muovono le moderne società occidentali, unitamente all’anomia e ai processi di disintermediazione che caratterizzano i mercati a livello globale, si configurano al tempo stesso quali cause ed effetti di un diffuso disorientamento antropologico. Neppure la pandemia, a quanto pare, è riuscita a insegnarci che è possibile “rallentare”, modificando il nostro habitus consumistico e tornando a una vita scandita da tempi più distesi. All’interno di questa cornice, le nuove generazioni, nate in un pianeta di cui non faticano a percepire la vulnerabilità e immerse in una società che produce incertezza, tendono a rifugiarsi nella dimensione alter-nativa ed eterea del word-wide-web, frequentando mondi virtuali in cui i rischi delle ferite narcisistiche inferte dall’incontro con l’altro sono ridotti o annullati. Il contributo, da un lato, intende adottare una prospettiva pedagogicamente orientata al superamento della dilagante visione tecno-centrica e media-mediata, affinché si torni alla concretezza dei luoghi informali di incontro tra giovani, riappropriandosi del significato della realtà; dall’altro, propone di insistere su un’educazione all’uso competente e cosciente della dimensione virtuale e delle tecnologie digitali: non già “rifugi” in cui cercare il riparo che la realtà non è più in grado di offrire ma “fonti” di informazione e conoscenza che contribuiscano a valorizzarne le potenzialità non ancora espresse.
Educare alla concretezza del reale nell’era del virtuale
Farina T.
2022-01-01
Abstract
I ritmi frenetici a cui si muovono le moderne società occidentali, unitamente all’anomia e ai processi di disintermediazione che caratterizzano i mercati a livello globale, si configurano al tempo stesso quali cause ed effetti di un diffuso disorientamento antropologico. Neppure la pandemia, a quanto pare, è riuscita a insegnarci che è possibile “rallentare”, modificando il nostro habitus consumistico e tornando a una vita scandita da tempi più distesi. All’interno di questa cornice, le nuove generazioni, nate in un pianeta di cui non faticano a percepire la vulnerabilità e immerse in una società che produce incertezza, tendono a rifugiarsi nella dimensione alter-nativa ed eterea del word-wide-web, frequentando mondi virtuali in cui i rischi delle ferite narcisistiche inferte dall’incontro con l’altro sono ridotti o annullati. Il contributo, da un lato, intende adottare una prospettiva pedagogicamente orientata al superamento della dilagante visione tecno-centrica e media-mediata, affinché si torni alla concretezza dei luoghi informali di incontro tra giovani, riappropriandosi del significato della realtà; dall’altro, propone di insistere su un’educazione all’uso competente e cosciente della dimensione virtuale e delle tecnologie digitali: non già “rifugi” in cui cercare il riparo che la realtà non è più in grado di offrire ma “fonti” di informazione e conoscenza che contribuiscano a valorizzarne le potenzialità non ancora espresse.File | Dimensione | Formato | |
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