Sono passati diversi mesi dalla diffusione del Sars-Cov-2, colpendo ogni fascia di popolazione e assumendo progressivamente la dimensione di una pandemia. Il fenomeno ha assunto un peculiare rilievo assicurativo-sociale, essendo stato l’evento infettivo da Covid-19 annoverato ad infortunio tutelato in sede assicurativa (cosiddetta “malattia - infortunio”), qualora verificatosi in occasione di lavoro, come recentemente legiferato dallo Stato Italiano (Legge 24 aprile 2020, n. 27). È nostro obiettivo evidenziare tutte le possibili questioni medico-legali inerenti il mancato riscontro di una positività al tampone mediante test molecolare, pur a fronte di elementi di diversa natura, anamnestico-clinica e strumentale, altamente suggestivi. Ad oggi numerosi risultano i casi di Covid-19 negativi al test molecolare; ciò anche per test ripetuti in più momenti successivi nel corso della malattia, interessando sia soggetti affetti da forme lievi, sia quelli necessitanti assistenza ventilatoria invasiva. Trattasi di situazioni che assumono particolare criticità in ambito medico-legale, particolarmente in ambito assicurativo sociale, causa le ricadute previdenziali potenziali derivanti dall’operatività della garanzia assicurativa; ancor più se, in conseguenza dell’infezio- ne, vi siano postumi permanenti o addirittura il decesso. Fermo restando il valore anche morale assunto dal riconoscimento dello status di infortunio lavorativo, in ambito assicurativo sociale appare opportuno un criterio di selezione diagnostico “integrato” al test molecolare. Scopo del nostro contributo sarà quello di fornire tutti gli elementi possibili volti ad inquadrare, sotto il profilo squisitamente medico-legale, i casi accertati o confermati inerenti il lavoratore, ai fini di garantire una massima tutela verso coloro che sono esposti ad un concreto rischio lavorativo.
Casi “accertati” versus “confermati” SARS-Cov-2: considerazioni ed implicazioni medico-legali in ambito assicurativo sociale.
Scendoni Roberto;Mirtella Dora;Cingolani Mariano;
2020-01-01
Abstract
Sono passati diversi mesi dalla diffusione del Sars-Cov-2, colpendo ogni fascia di popolazione e assumendo progressivamente la dimensione di una pandemia. Il fenomeno ha assunto un peculiare rilievo assicurativo-sociale, essendo stato l’evento infettivo da Covid-19 annoverato ad infortunio tutelato in sede assicurativa (cosiddetta “malattia - infortunio”), qualora verificatosi in occasione di lavoro, come recentemente legiferato dallo Stato Italiano (Legge 24 aprile 2020, n. 27). È nostro obiettivo evidenziare tutte le possibili questioni medico-legali inerenti il mancato riscontro di una positività al tampone mediante test molecolare, pur a fronte di elementi di diversa natura, anamnestico-clinica e strumentale, altamente suggestivi. Ad oggi numerosi risultano i casi di Covid-19 negativi al test molecolare; ciò anche per test ripetuti in più momenti successivi nel corso della malattia, interessando sia soggetti affetti da forme lievi, sia quelli necessitanti assistenza ventilatoria invasiva. Trattasi di situazioni che assumono particolare criticità in ambito medico-legale, particolarmente in ambito assicurativo sociale, causa le ricadute previdenziali potenziali derivanti dall’operatività della garanzia assicurativa; ancor più se, in conseguenza dell’infezio- ne, vi siano postumi permanenti o addirittura il decesso. Fermo restando il valore anche morale assunto dal riconoscimento dello status di infortunio lavorativo, in ambito assicurativo sociale appare opportuno un criterio di selezione diagnostico “integrato” al test molecolare. Scopo del nostro contributo sarà quello di fornire tutti gli elementi possibili volti ad inquadrare, sotto il profilo squisitamente medico-legale, i casi accertati o confermati inerenti il lavoratore, ai fini di garantire una massima tutela verso coloro che sono esposti ad un concreto rischio lavorativo.File | Dimensione | Formato | |
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