Nel periodo trascorso a Francoforte (1797-1800) Hegel prosegue il confronto con il tema della religione, avviato nel precedente soggiorno a Berna. Nella teocrazia ebraica egli individua un modello basato sulla scissione tra divino ed umano, trascendente ed immanente, finito ed infinito, che confina l’uomo in una condizione di irrecuperabile subordinazione e di separazione dalla natura e dal resto del genere umano; a ciò Hegel contrappone l’idea della polis, che trova nel culto degli dei un momento partecipazione e rafforzamento dell’unità etica e politica. Neppure Cristo riesce colmare la spaccatura che segna non solo il mondo ebraico ma che, secondo la lettura Hegeliana, si riproduce pressoché immutata nell’intellettualismo moderno, che procede separando ed opponendo e che culmina nell’astrattezza del diritto moderno. Hegel rimprovera a Cristo di aver fondato una comunità che nell’amore rinuncia al confronto con la realtà, che accetta supinamente e subisce; tuttavia l’idea cristiana dell’incarnazione, accanto alla suggestione dell’unità dell’essere come un intero del mondo classico, sembra fornire un decisivo impulso al tentativo filosofico hegeliano di pensare l’unità degli opposti, indicandogli una via che è insieme anche religiosa (come visibile unione della comunità nel culto) e politica (come condivisione e sacrificio di ciò che è finito, particolare ed egoistico). Nel passaggio dal periodo francofortese a quello di Jena, il Cristianesimo viene recuperato come premessa per una “terza religione” che sappia superare le opposizioni dell’intellettualismo moderno e ritrovare l’unità dell’ethos popolare.

Note su religione e Gestalt politica nel primo Hegel

carlo sabbatini
2018-01-01

Abstract

Nel periodo trascorso a Francoforte (1797-1800) Hegel prosegue il confronto con il tema della religione, avviato nel precedente soggiorno a Berna. Nella teocrazia ebraica egli individua un modello basato sulla scissione tra divino ed umano, trascendente ed immanente, finito ed infinito, che confina l’uomo in una condizione di irrecuperabile subordinazione e di separazione dalla natura e dal resto del genere umano; a ciò Hegel contrappone l’idea della polis, che trova nel culto degli dei un momento partecipazione e rafforzamento dell’unità etica e politica. Neppure Cristo riesce colmare la spaccatura che segna non solo il mondo ebraico ma che, secondo la lettura Hegeliana, si riproduce pressoché immutata nell’intellettualismo moderno, che procede separando ed opponendo e che culmina nell’astrattezza del diritto moderno. Hegel rimprovera a Cristo di aver fondato una comunità che nell’amore rinuncia al confronto con la realtà, che accetta supinamente e subisce; tuttavia l’idea cristiana dell’incarnazione, accanto alla suggestione dell’unità dell’essere come un intero del mondo classico, sembra fornire un decisivo impulso al tentativo filosofico hegeliano di pensare l’unità degli opposti, indicandogli una via che è insieme anche religiosa (come visibile unione della comunità nel culto) e politica (come condivisione e sacrificio di ciò che è finito, particolare ed egoistico). Nel passaggio dal periodo francofortese a quello di Jena, il Cristianesimo viene recuperato come premessa per una “terza religione” che sappia superare le opposizioni dell’intellettualismo moderno e ritrovare l’unità dell’ethos popolare.
2018
Università di Milano
Nazionale
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