Mentre Husserl e Heidegger hanno sollevato contro Brentano l'accusa di empirismo e psicologismo, altri critici hanno sottolineato il valore storico e teoretico della critica brentaniana del linguaggio, che renderebbe Brentano precursore del Wiener Kreis e/o della filosofia analitica. Entrambe queste interpretazioni debbono in parte essere accolte e in parte rifiutate. E' vero che Brentano non è riuscito a dimostrare l'universalità di diritto della conoscenza (né è sostenibile la sua filosofia del linguaggio), poiché il suo reismo è accompagnato da un radicale rifiuto d'ogni riflessione trascendentale compiuto sulla base di una preassunzione non tematizzata e non giustificata: il soggetto pensante viene pensato secondo il modello della cosa sensibile e non è così in grado di fondare l'universalità in linea di principio del conoscere. Ma d'altro canto Brentano ha insistito con ragione sul fatto che l'assunzione di essenze ideali è insostenibile e che si fonda sull'ipostatizzazione delle funzioni conoscitive. Si delinea così un'antinomia fra, da un lato, l'impostazione empiristica della filosofia brentaniana e, dall'altro, la concezione, di per sé giustificata, secondo cui i significati o gli oggetti ideali devono essere ridotti, sulla base del principio di economia, all'atto personale d'un soggetto giudicante. La soluzione di questa antinomia viene tentata nell'ultima parte del lavoro, proponendo una concezione della persona umana che non è riducibile al concetto brentaniano di "Reales", ma che neppure può essere confuso col modo ipostatizzato (e nel suo significato più generale platonico) in cui Husserl ha inteso il soggetto.

Brentano. Sprache, Ontologie und Person

BUZZONI, Marco
1989-01-01

Abstract

Mentre Husserl e Heidegger hanno sollevato contro Brentano l'accusa di empirismo e psicologismo, altri critici hanno sottolineato il valore storico e teoretico della critica brentaniana del linguaggio, che renderebbe Brentano precursore del Wiener Kreis e/o della filosofia analitica. Entrambe queste interpretazioni debbono in parte essere accolte e in parte rifiutate. E' vero che Brentano non è riuscito a dimostrare l'universalità di diritto della conoscenza (né è sostenibile la sua filosofia del linguaggio), poiché il suo reismo è accompagnato da un radicale rifiuto d'ogni riflessione trascendentale compiuto sulla base di una preassunzione non tematizzata e non giustificata: il soggetto pensante viene pensato secondo il modello della cosa sensibile e non è così in grado di fondare l'universalità in linea di principio del conoscere. Ma d'altro canto Brentano ha insistito con ragione sul fatto che l'assunzione di essenze ideali è insostenibile e che si fonda sull'ipostatizzazione delle funzioni conoscitive. Si delinea così un'antinomia fra, da un lato, l'impostazione empiristica della filosofia brentaniana e, dall'altro, la concezione, di per sé giustificata, secondo cui i significati o gli oggetti ideali devono essere ridotti, sulla base del principio di economia, all'atto personale d'un soggetto giudicante. La soluzione di questa antinomia viene tentata nell'ultima parte del lavoro, proponendo una concezione della persona umana che non è riducibile al concetto brentaniano di "Reales", ma che neppure può essere confuso col modo ipostatizzato (e nel suo significato più generale platonico) in cui Husserl ha inteso il soggetto.
1989
Internazionale
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