Vengono affrontati diversi temi riguardanti gli alfabeti delle aree celtico-germaniche nella dinamica della interazione fra la scelta improntata all’ideologia etnocentrica - che innesta le stesse modalità di autoaffermazione e di autocoscienza che avevano caratterizzato le reazioni verso le polarizzazioni egemoniche – e la consistenza di un sistema di scuola, caratterizzata da propri magistri plurilingui -, finalizzata a creare le specificità della loro alterità espressa da una fedeltà grafica all’interno degli alfabeti a disposizione posti in una gerarchia, determinata dalla egemonia, fra il modello principale e l’accessorio. Ci si muove ovviamente nella dimensione ideologica e socioculturale di una logica di funzionalità molto distante da quella che sarà conosciuta attraverso la classicità e successivamente attraverso il cristianesimo. L’Irlanda e le popolazioni germaniche affermano la propria specificità anche nella volontà di formalizzare i saperi tradizionali, consegnandoli a una tecnica complessa qual è quella della scrittura. L’adozione dell’alfabeto presuppone il pluriculturalismo in un processo di contatto in cui un maestro di scrittura di una scuola è in possesso dell’insieme dei principi funzionali, che di norma comprendono i sistemi di più codici alfabetici, che non sono trasmessi già pre-confezionati ma sono proposti alla dinamica dell’adattamento secondo le istanze di autoidentità (socio-culturale) e di autonomia (politico-culturale). E’ in questa prospettiva che si esaminano le fasi delle iscrizioni “celtiche” di area danubiana, le singolarità del venetico, i cui documenti permettono anche d’inferire sulle modalità e sulla tecnica d’insegnamento, sul clima culturale sviluppatosi in Irlanda che possiamo etichettare di “latinità ogamica”, animato dalla consapevolezza dei vantaggi arrecati dall’acculturazione, sulla diverse fasi di alfabetizzazione runica.
L’insegnamento di scuola nella formazione delle scritture dell’ogam e delle rune
POLI, Diego
2009-01-01
Abstract
Vengono affrontati diversi temi riguardanti gli alfabeti delle aree celtico-germaniche nella dinamica della interazione fra la scelta improntata all’ideologia etnocentrica - che innesta le stesse modalità di autoaffermazione e di autocoscienza che avevano caratterizzato le reazioni verso le polarizzazioni egemoniche – e la consistenza di un sistema di scuola, caratterizzata da propri magistri plurilingui -, finalizzata a creare le specificità della loro alterità espressa da una fedeltà grafica all’interno degli alfabeti a disposizione posti in una gerarchia, determinata dalla egemonia, fra il modello principale e l’accessorio. Ci si muove ovviamente nella dimensione ideologica e socioculturale di una logica di funzionalità molto distante da quella che sarà conosciuta attraverso la classicità e successivamente attraverso il cristianesimo. L’Irlanda e le popolazioni germaniche affermano la propria specificità anche nella volontà di formalizzare i saperi tradizionali, consegnandoli a una tecnica complessa qual è quella della scrittura. L’adozione dell’alfabeto presuppone il pluriculturalismo in un processo di contatto in cui un maestro di scrittura di una scuola è in possesso dell’insieme dei principi funzionali, che di norma comprendono i sistemi di più codici alfabetici, che non sono trasmessi già pre-confezionati ma sono proposti alla dinamica dell’adattamento secondo le istanze di autoidentità (socio-culturale) e di autonomia (politico-culturale). E’ in questa prospettiva che si esaminano le fasi delle iscrizioni “celtiche” di area danubiana, le singolarità del venetico, i cui documenti permettono anche d’inferire sulle modalità e sulla tecnica d’insegnamento, sul clima culturale sviluppatosi in Irlanda che possiamo etichettare di “latinità ogamica”, animato dalla consapevolezza dei vantaggi arrecati dall’acculturazione, sulla diverse fasi di alfabetizzazione runica.File | Dimensione | Formato | |
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