Alla fine del XVIII secolo, con la promulgazione del Codice generale, il Regno assoluto di Prussia affronta una complessa mediazione tra lo Stato di polizia, i retaggi dell'ordine cetuale e la lenta affermazione della borghesia. In tale contesto Kant pubblica il saggio 'Sopra il detto comune: Questo può essere giusto in teoria, ma non vale per la pratica' (1793), riflettendo su libertà dell'uomo, uguaglianza del suddito e indipendenza del cittadino e collocandole nell'orizzonte concettuale del contratto originario. L'opera viene analizzata in relazione agli sviluppi del criticismo e ad alcuni momenti del dibattito su diritto e politica nell'età kantiana, suggerendo che oltre alle soluzioni -reali o presunte- offerte da Kant gli stessi nodi problematici che egli lascia aperti rappresentano una fondamentale occasione per ripensare la contemporaneità democratica e globale.
Una cittadinanza razionale. Interpretazione del diritto nello scritto kantiano "Sopra il detto comune"
SABBATINI, CARLO
2007-01-01
Abstract
Alla fine del XVIII secolo, con la promulgazione del Codice generale, il Regno assoluto di Prussia affronta una complessa mediazione tra lo Stato di polizia, i retaggi dell'ordine cetuale e la lenta affermazione della borghesia. In tale contesto Kant pubblica il saggio 'Sopra il detto comune: Questo può essere giusto in teoria, ma non vale per la pratica' (1793), riflettendo su libertà dell'uomo, uguaglianza del suddito e indipendenza del cittadino e collocandole nell'orizzonte concettuale del contratto originario. L'opera viene analizzata in relazione agli sviluppi del criticismo e ad alcuni momenti del dibattito su diritto e politica nell'età kantiana, suggerendo che oltre alle soluzioni -reali o presunte- offerte da Kant gli stessi nodi problematici che egli lascia aperti rappresentano una fondamentale occasione per ripensare la contemporaneità democratica e globale.File | Dimensione | Formato | |
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