Nel cristianesimo, come si sa, amore di Dio e amore del prossimo sono strettamente connessi. Si pensi anche solo alle parole di Cristo: «Quanto avete fatto ad uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a me». Tutto questo è senz’altro vero per Tommaso credente. Ma è vero anche per Tommaso filosofo. L’amore di Dio e l’amore dell’altro si inseriscono nel quadro di una certa universalità dell’amore, in Tommaso: dato che è il primo moto, il primo atto, della volontà e di qualsiasi appetito, e dato che l’appetito è in ogni realtà, l’amore è presente in tutti gli enti; siccome oggetto proprio, causa propria, dell’amore è il bene, stante l’identità di essere e bene, l’amore ha la stessa estensione dell’essere; per il fatto che bene e fine si coappartengono, ogni ente che agisce lo fa per un fine, per un bene, e quindi l’amore è in qualsiasi agente, azione, moto. Quanto all’amore dell’altro, il punto di partenza è l’amore di sé, radice di ogni forma di amicizia. Ora, l’amore di sé si realizza quando l’uomo porta a compimento le tendenze della sua natura, soprattutto della sua natura specifica, intellettiva: conoscere la verità e vivere in società. Sul piano intellettivo, l’uomo attua la sua intelligenza quando conosce la causa delle cose e la natura delle cose, in via ultimativa Dio, causa prima, e la sua natura, e porta a compimento l’appetito razionale, che è la volontà, amando il bene, in definitiva il bene assoluto, che è Dio. A ciò si aggiunga che l’uomo ha in Dio non solo la sua causa finale (Dio è l’«oggetto» della sua felicità), ma anche la causa esemplare (Dio lo ha creato a sua immagine), e la causa efficiente (Dio lo fa essere e lo mantiene nell’esistenza). Dunque, l’amore con cui l’uomo ama se stesso, nella integralità della sua natura, implica l’amore di Dio. Ma l’uomo, se ama se stesso, nella totalità delle sue dimensioni, oltre che conoscere e amare Dio, deve anche portare a compimento l’inclinazione a vivere in società, ad amare il prossimo: l’altro è un bene, e quindi oggetto proprio dell’amore. Naturalmente, il vero amore dell’altro non è l’amore di concupiscenza (si ama l’altro per se stessi), ma l’amore di amicizia (si ama l’altro in se stesso e per se stesso). L’amore dell’altro, quindi, fa parte della piena realizzazione di sé, è implicato nell’amore di sé. E, nello stesso tempo, l’amore dell’altro è anche amore di Dio. Per vari motivi. Intanto, se amo l’altro, devo amare anche ciò che l’altro ama, per cui, siccome l’altro nell’amare sé non può non amare Dio, se io amo l’altro non posso non amare Dio. E poi, se io e l’altro nell’amicizia siamo un «noi», o anche se l’amico è un «altro me stesso», io che amo il «noi» o l’«altro me stesso», dato che l’amore di sé comporta l’amore di Dio, non posso non amare, con l’altro, Dio. Infine, se Dio è per l’altro, come per me, causa efficiente, esemplare e finale, se amo l’altro, non posso non amare Dio che me lo tiene in vita, l’ha fatto mio simile, me lo rende felice. L’amore dell’altro implica l’amore di Dio. Ma l’amore di Dio, per Dio, comporta l’amore dell’altro? Sì. Dio vuole e ama se stesso. Dio vuole le cose e le crea per amore. Tutto è oggetto dell’amore di Dio: anche l’altro. Ma se Dio ama il mio prossimo, io, se amo Dio, non posso non amare chi è oggetto dell’amore di Dio. L’amore per Dio implica l’amore dell’altro, e l’amore dell’altro implica l’amore di Dio, nel pensiero filosofico di Tommaso, oltre che nella sua convinzione religiosa: se amo l’altro non posso non amare Dio, fonte e causa della sua esistenza, natura, felicità; se amo Dio, non posso non amare l’altro per amore di Dio.
Amore dell'altro e amore di Dio in Tommaso d'Aquino
DE DOMINICIS, Emilio
2010-01-01
Abstract
Nel cristianesimo, come si sa, amore di Dio e amore del prossimo sono strettamente connessi. Si pensi anche solo alle parole di Cristo: «Quanto avete fatto ad uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a me». Tutto questo è senz’altro vero per Tommaso credente. Ma è vero anche per Tommaso filosofo. L’amore di Dio e l’amore dell’altro si inseriscono nel quadro di una certa universalità dell’amore, in Tommaso: dato che è il primo moto, il primo atto, della volontà e di qualsiasi appetito, e dato che l’appetito è in ogni realtà, l’amore è presente in tutti gli enti; siccome oggetto proprio, causa propria, dell’amore è il bene, stante l’identità di essere e bene, l’amore ha la stessa estensione dell’essere; per il fatto che bene e fine si coappartengono, ogni ente che agisce lo fa per un fine, per un bene, e quindi l’amore è in qualsiasi agente, azione, moto. Quanto all’amore dell’altro, il punto di partenza è l’amore di sé, radice di ogni forma di amicizia. Ora, l’amore di sé si realizza quando l’uomo porta a compimento le tendenze della sua natura, soprattutto della sua natura specifica, intellettiva: conoscere la verità e vivere in società. Sul piano intellettivo, l’uomo attua la sua intelligenza quando conosce la causa delle cose e la natura delle cose, in via ultimativa Dio, causa prima, e la sua natura, e porta a compimento l’appetito razionale, che è la volontà, amando il bene, in definitiva il bene assoluto, che è Dio. A ciò si aggiunga che l’uomo ha in Dio non solo la sua causa finale (Dio è l’«oggetto» della sua felicità), ma anche la causa esemplare (Dio lo ha creato a sua immagine), e la causa efficiente (Dio lo fa essere e lo mantiene nell’esistenza). Dunque, l’amore con cui l’uomo ama se stesso, nella integralità della sua natura, implica l’amore di Dio. Ma l’uomo, se ama se stesso, nella totalità delle sue dimensioni, oltre che conoscere e amare Dio, deve anche portare a compimento l’inclinazione a vivere in società, ad amare il prossimo: l’altro è un bene, e quindi oggetto proprio dell’amore. Naturalmente, il vero amore dell’altro non è l’amore di concupiscenza (si ama l’altro per se stessi), ma l’amore di amicizia (si ama l’altro in se stesso e per se stesso). L’amore dell’altro, quindi, fa parte della piena realizzazione di sé, è implicato nell’amore di sé. E, nello stesso tempo, l’amore dell’altro è anche amore di Dio. Per vari motivi. Intanto, se amo l’altro, devo amare anche ciò che l’altro ama, per cui, siccome l’altro nell’amare sé non può non amare Dio, se io amo l’altro non posso non amare Dio. E poi, se io e l’altro nell’amicizia siamo un «noi», o anche se l’amico è un «altro me stesso», io che amo il «noi» o l’«altro me stesso», dato che l’amore di sé comporta l’amore di Dio, non posso non amare, con l’altro, Dio. Infine, se Dio è per l’altro, come per me, causa efficiente, esemplare e finale, se amo l’altro, non posso non amare Dio che me lo tiene in vita, l’ha fatto mio simile, me lo rende felice. L’amore dell’altro implica l’amore di Dio. Ma l’amore di Dio, per Dio, comporta l’amore dell’altro? Sì. Dio vuole e ama se stesso. Dio vuole le cose e le crea per amore. Tutto è oggetto dell’amore di Dio: anche l’altro. Ma se Dio ama il mio prossimo, io, se amo Dio, non posso non amare chi è oggetto dell’amore di Dio. L’amore per Dio implica l’amore dell’altro, e l’amore dell’altro implica l’amore di Dio, nel pensiero filosofico di Tommaso, oltre che nella sua convinzione religiosa: se amo l’altro non posso non amare Dio, fonte e causa della sua esistenza, natura, felicità; se amo Dio, non posso non amare l’altro per amore di Dio.File | Dimensione | Formato | |
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