Nel presente articolo, partendo dall’assunto che i musei italiani sono pressoché tutti pubblici non solo per destinazione, bensì anche per proprietà, e che loro peculiarità è l’appartenenza alla categoria dei “beni di merito”, si prendono in esame le possibilità di innovazione (di prodotto e di processo) al fine di avvicinare il maggior numero di persone e quanto meglio al “consumo” di cultura, cercando di ottenere il miglior risultato finanziario compatibilmente con tali obiettivi. Ovviamente ai servizi di carattere pubblico e per di più culturale non si possono applicare acriticamente i metodi e i paradigmi codificati per le aziende commerciali. Un’analisi empirica non pregiudicata da modellizzazioni preconcette mostrerebbe che la capacità di un museo di soddisfare al meglio i propri utenti ottiene di promuovere la visita di altri musei, ampliando il mercato complessivo e quello di ogni singolo istituto. Risulta sempre più necessario riconoscere il possibile vantaggio implicito nel carattere locale delle raccolte museali italiane e nelle vicende storiche che ne hanno determinato la consistenza e le lacune. Considerando che la nozione di “bene culturale” ormai propria del nostro contesto non è più quella di tipo analitico-sommatorio, ma è di specie sistemica e, perciò, di estensione territoriale e di larga accezione antropologica, vengono esaminate le opportunità insite nella strategia del “museobeni culturali”, articolata in quelle del “museo-piazza”, del “museo-rete”, del “museo-territorio” e del “museo-risarcimento”.
Antimarketing dei musei italiani
DRAGONI, PATRIZIA
2005-01-01
Abstract
Nel presente articolo, partendo dall’assunto che i musei italiani sono pressoché tutti pubblici non solo per destinazione, bensì anche per proprietà, e che loro peculiarità è l’appartenenza alla categoria dei “beni di merito”, si prendono in esame le possibilità di innovazione (di prodotto e di processo) al fine di avvicinare il maggior numero di persone e quanto meglio al “consumo” di cultura, cercando di ottenere il miglior risultato finanziario compatibilmente con tali obiettivi. Ovviamente ai servizi di carattere pubblico e per di più culturale non si possono applicare acriticamente i metodi e i paradigmi codificati per le aziende commerciali. Un’analisi empirica non pregiudicata da modellizzazioni preconcette mostrerebbe che la capacità di un museo di soddisfare al meglio i propri utenti ottiene di promuovere la visita di altri musei, ampliando il mercato complessivo e quello di ogni singolo istituto. Risulta sempre più necessario riconoscere il possibile vantaggio implicito nel carattere locale delle raccolte museali italiane e nelle vicende storiche che ne hanno determinato la consistenza e le lacune. Considerando che la nozione di “bene culturale” ormai propria del nostro contesto non è più quella di tipo analitico-sommatorio, ma è di specie sistemica e, perciò, di estensione territoriale e di larga accezione antropologica, vengono esaminate le opportunità insite nella strategia del “museobeni culturali”, articolata in quelle del “museo-piazza”, del “museo-rete”, del “museo-territorio” e del “museo-risarcimento”.File | Dimensione | Formato | |
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