L’analisi dell’interferenza sul campione di testi selezionato (stampa e letteratura) che non vuole senz’altro essere esaustivo ma si rivela già significativo, ha evidenziato un elevato numero di indizi di contaminazione e di creatività lessicale nella lingua francese scritta del Senegal. In particolare, le neologie, siano esse denominative o stilistiche, i prestiti, siano essi integrali o adattati alla lingua d’arrivo, riflettono non solo e non tanto l’esigenza di nominare un oggetto o un concetto nuovi, o una volontà di esprimere il proprio pensiero in maniera inedita, come nel caso dei prestiti di lusso, quanto “une motivation de manque qui réside dans la non–conformité des termes existant dans le lexique avec le contenu à exprimer.” Anche laddove lo scrittore sceglie di operare una mediazione, rivolta soprattutto al lettore non wolofono, preferisce ricorrere alle note esplicative a pié pagina, poiché, come afferma Guilbert, che dà una giustificazione in proposito, “le locuteur ne se résout pas à recourir à la périphrase synonimique qui permettrait de suppléer au terme absent.” Per la lingua giornalistica e letteraria del Sénegal, quindi, è più che mai adeguato parlare di predominanza di un’interferenza di tipo compensatorio, in quanto la lingua francese non sarebbe in grado di esprimere un’idea, un concetto, una realtà appartenente all’hypoculture di riferimento dello scrivente, cioè non sarebbe adeguata a tradurre, nel senso etimologico del termine, l’identità della cultura di partenza. Tale constatazione induce a credere che sarebbe riduttivo qualificare l’operazione che compiono gli scrittori e, anche se in misura minore, i giornalisti, di semplice traduzione o trasposizione da una lingua all’altra, perché si tratta, invece, di un’operazione più complessa, cioè di una trasposizione da una lingua/cultura a un’altra. O meglio, come affermano Ladmiral e Lipiansky, “da una sociolingua a un’altra. L’analisi condotta ha fatto quindi emergere con forza che l’interferenza linguistica è in realtà rappresentativa di un fenomeno più ampio e importante, che va sotto il nome di “prestito culturale”. Come è noto, in quanto forma di comportamento, la lingua riflette il contesto culturale. Abbiamo visto in particolare, attraverso l’analisi del campione di testi sul piano lessicale, come il complesso sistema plurilinguistico senegalese sia il riflesso di una ricca e dinamica identità multidimensionale. Era nostra intenzione dimostrare, in ultima analisi, che la presenza quantitativa e qualitativa dell’interferenza linguistica è di tale portata da corroborare le tesi che vedono in una definizione rinnovata di francofonia, cioè in un’ottica polinomica e pluricentrica, l’unica via di uscita dall’impasse che attualmente sta attraversando tale concetto. Da questa nuova prospettiva, allora possiamo rispondere affermativamente ma in modo più preciso al nostro interrogativo iniziale: il Senegal, che è prima di tutto un paese plurilingue, è anche un paese francofono.

Plurilinguismo e francofonia in Senegal: contatto, interferenza e mediazione linguistico-culturale nello spazio francofono

SCHIAVONE, CRISTINA
2008-01-01

Abstract

L’analisi dell’interferenza sul campione di testi selezionato (stampa e letteratura) che non vuole senz’altro essere esaustivo ma si rivela già significativo, ha evidenziato un elevato numero di indizi di contaminazione e di creatività lessicale nella lingua francese scritta del Senegal. In particolare, le neologie, siano esse denominative o stilistiche, i prestiti, siano essi integrali o adattati alla lingua d’arrivo, riflettono non solo e non tanto l’esigenza di nominare un oggetto o un concetto nuovi, o una volontà di esprimere il proprio pensiero in maniera inedita, come nel caso dei prestiti di lusso, quanto “une motivation de manque qui réside dans la non–conformité des termes existant dans le lexique avec le contenu à exprimer.” Anche laddove lo scrittore sceglie di operare una mediazione, rivolta soprattutto al lettore non wolofono, preferisce ricorrere alle note esplicative a pié pagina, poiché, come afferma Guilbert, che dà una giustificazione in proposito, “le locuteur ne se résout pas à recourir à la périphrase synonimique qui permettrait de suppléer au terme absent.” Per la lingua giornalistica e letteraria del Sénegal, quindi, è più che mai adeguato parlare di predominanza di un’interferenza di tipo compensatorio, in quanto la lingua francese non sarebbe in grado di esprimere un’idea, un concetto, una realtà appartenente all’hypoculture di riferimento dello scrivente, cioè non sarebbe adeguata a tradurre, nel senso etimologico del termine, l’identità della cultura di partenza. Tale constatazione induce a credere che sarebbe riduttivo qualificare l’operazione che compiono gli scrittori e, anche se in misura minore, i giornalisti, di semplice traduzione o trasposizione da una lingua all’altra, perché si tratta, invece, di un’operazione più complessa, cioè di una trasposizione da una lingua/cultura a un’altra. O meglio, come affermano Ladmiral e Lipiansky, “da una sociolingua a un’altra. L’analisi condotta ha fatto quindi emergere con forza che l’interferenza linguistica è in realtà rappresentativa di un fenomeno più ampio e importante, che va sotto il nome di “prestito culturale”. Come è noto, in quanto forma di comportamento, la lingua riflette il contesto culturale. Abbiamo visto in particolare, attraverso l’analisi del campione di testi sul piano lessicale, come il complesso sistema plurilinguistico senegalese sia il riflesso di una ricca e dinamica identità multidimensionale. Era nostra intenzione dimostrare, in ultima analisi, che la presenza quantitativa e qualitativa dell’interferenza linguistica è di tale portata da corroborare le tesi che vedono in una definizione rinnovata di francofonia, cioè in un’ottica polinomica e pluricentrica, l’unica via di uscita dall’impasse che attualmente sta attraversando tale concetto. Da questa nuova prospettiva, allora possiamo rispondere affermativamente ma in modo più preciso al nostro interrogativo iniziale: il Senegal, che è prima di tutto un paese plurilingue, è anche un paese francofono.
2008
Bologna: CLUEB Editrice Bologna.
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