Il saggio affronta il problema del male e della finitezza nell'opera del filosofo francese Jean Nabert, partendo dalla sua definizione di "finitezza" intesa come tensione, nel soggetto, del piano storico e di un infinito che in esso si intensifica. Si confronta, a pratire da questo, con il problema del male inteso come frattura di tale piano assoluto del soggetto. La libertà svolge qui in ruolo essenziale, essendo il cuore stesso della coscienza che può volgersi non soltanto verso il male subito o compiuto ma può sempre tornare alla ricchezza dell'infinito che inabita in essa.
Jean Nabert: la libertà, la finitezza e il male
CANULLO, Carla
2008-01-01
Abstract
Il saggio affronta il problema del male e della finitezza nell'opera del filosofo francese Jean Nabert, partendo dalla sua definizione di "finitezza" intesa come tensione, nel soggetto, del piano storico e di un infinito che in esso si intensifica. Si confronta, a pratire da questo, con il problema del male inteso come frattura di tale piano assoluto del soggetto. La libertà svolge qui in ruolo essenziale, essendo il cuore stesso della coscienza che può volgersi non soltanto verso il male subito o compiuto ma può sempre tornare alla ricchezza dell'infinito che inabita in essa.File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.