Lo scopo di questo articolo è di dimostrare come il regime fascista abbia utilizzato i diari scolastici per organizzare il consenso nella società italiana in coincidenza delle sue campagne propagandistiche e soprattutto per diffondere i propri principi ideologici tra le giovani generazioni. Il regime tentò infatti di promuovere il regolare impiego del diario scolastico nelle scuole italiane, poiché – a dispetto del fatto che una circolare ministeriale del 31 dicembre 1913 li aveva resi obbligatori – esso non era ancora di fatto divenuto d’uso comune all’inizio degli anni Trenta. Il diario scolastico divenne così il principale strumento di comunicazione tra la scuola e le famiglie, finalizzato a collegare moralmente le due istituzioni sociali cui era tradizionalmente demandato il compito di educare i giovani, per far sì che entrambe contribuissero alla formazione dell’“uomo nuovo fascista”. Questo articolo mostra come inizialmente la produzione dei diari fosse affidata alle più note case editrici scolastiche, mentre in un secondo momento – in seguito all’approvazione della Legge 30 ottobre 1940 n. 1587, che introduceva il diario scolastico di Stato nelle scuole elementari e medie – la loro stampa fu affidata all’Ente Nazionale per le Biblioteche Popolari e Scolastiche (ENBPS) e alla Libreria dello Stato. Negli intenti del regime, dunque, il diario scolastico di Stato (utilizzato nelle scuole italiane per la prima volta nell’anno scolastico 1941-1942) doveva divenire uno strumento di disseminazione dell’ideologia fascista tra le giovani generazioni, allo stesso modo di quanto accadeva già per i quaderni e i periodici per ragazzi. Questo obiettivo, tuttavia, come dimostreremo, fu raggiunto solo in parte.
La politica quotidiana. L’utilizzo propagandistico del diario scolastico nella scuola fascista
MEDA, JURI
2007-01-01
Abstract
Lo scopo di questo articolo è di dimostrare come il regime fascista abbia utilizzato i diari scolastici per organizzare il consenso nella società italiana in coincidenza delle sue campagne propagandistiche e soprattutto per diffondere i propri principi ideologici tra le giovani generazioni. Il regime tentò infatti di promuovere il regolare impiego del diario scolastico nelle scuole italiane, poiché – a dispetto del fatto che una circolare ministeriale del 31 dicembre 1913 li aveva resi obbligatori – esso non era ancora di fatto divenuto d’uso comune all’inizio degli anni Trenta. Il diario scolastico divenne così il principale strumento di comunicazione tra la scuola e le famiglie, finalizzato a collegare moralmente le due istituzioni sociali cui era tradizionalmente demandato il compito di educare i giovani, per far sì che entrambe contribuissero alla formazione dell’“uomo nuovo fascista”. Questo articolo mostra come inizialmente la produzione dei diari fosse affidata alle più note case editrici scolastiche, mentre in un secondo momento – in seguito all’approvazione della Legge 30 ottobre 1940 n. 1587, che introduceva il diario scolastico di Stato nelle scuole elementari e medie – la loro stampa fu affidata all’Ente Nazionale per le Biblioteche Popolari e Scolastiche (ENBPS) e alla Libreria dello Stato. Negli intenti del regime, dunque, il diario scolastico di Stato (utilizzato nelle scuole italiane per la prima volta nell’anno scolastico 1941-1942) doveva divenire uno strumento di disseminazione dell’ideologia fascista tra le giovani generazioni, allo stesso modo di quanto accadeva già per i quaderni e i periodici per ragazzi. Questo obiettivo, tuttavia, come dimostreremo, fu raggiunto solo in parte.File | Dimensione | Formato | |
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