La pratica degli affari, chiamata a misurarsi con la disciplina legislativa delle sopravvenienze, ne avverte il contenuto inadeguato, denunciandone, su un piano economico, i limiti e l’inefficienza e così animando gli studi della dottrina. Ne scaturisce un problematico disputare – che il presente contributo ripercorre toccando talune esperienze di diritto straniero e i progetti di unificazione a livello europeo – conteso tra dato positivo e concezioni che, in ferma autonomia dal riferimento legislativo, indicano soluzioni concrete e nuove prospettive di indagine; intese in vario modo a schiudere l’intervento del giudice sul contenuto del contratto. La ricerca si sviluppa intorno al congegno dell’offerta di riduzione ad equità (art. 1467, 3° comma, cod. civ.); al diverso ordine di problemi concernente, per un verso, il grado di incompatibilità tra clausole di adeguamento automatico e norma sulla risoluzione per sopravvenuta eccessiva onerosità della prestazione, per l’altro, il contenuto e la disciplina delle clausole di rinegoziazione; infine, alla relazione tra l’art. 1467 cod. civ. ed un nucleo di norme speciali che, disciplinando il sopravvenuto mutamento delle circostanze, prevedono, in deroga alla disciplina generale, forme di conservazione degli effetti contrattuali, tese a rimuovere lo squilibrio delle prestazioni. E’ dai termini di tale rapporto che dipende il fondamento del principio della revisione del contratto, la sorte – per così dire – della sua emersione nel nostro ordinamento giuridico, guardata con favore dalle recenti teorie dell’obbligo legale di rinegoziare. Il tema oggetto del presente contributo è stato illustrato a grandi linee nell'ambito del convegno internazionale H. Capitant sulla revisione del contratto nella comparazione tra diversi ordinamenti giuridici tenutosi all'Università di São Paulo il 26 maggio 2005.
Revisione del contratto e autonomia privata
GAMBINO, FRANCESCO
2007-01-01
Abstract
La pratica degli affari, chiamata a misurarsi con la disciplina legislativa delle sopravvenienze, ne avverte il contenuto inadeguato, denunciandone, su un piano economico, i limiti e l’inefficienza e così animando gli studi della dottrina. Ne scaturisce un problematico disputare – che il presente contributo ripercorre toccando talune esperienze di diritto straniero e i progetti di unificazione a livello europeo – conteso tra dato positivo e concezioni che, in ferma autonomia dal riferimento legislativo, indicano soluzioni concrete e nuove prospettive di indagine; intese in vario modo a schiudere l’intervento del giudice sul contenuto del contratto. La ricerca si sviluppa intorno al congegno dell’offerta di riduzione ad equità (art. 1467, 3° comma, cod. civ.); al diverso ordine di problemi concernente, per un verso, il grado di incompatibilità tra clausole di adeguamento automatico e norma sulla risoluzione per sopravvenuta eccessiva onerosità della prestazione, per l’altro, il contenuto e la disciplina delle clausole di rinegoziazione; infine, alla relazione tra l’art. 1467 cod. civ. ed un nucleo di norme speciali che, disciplinando il sopravvenuto mutamento delle circostanze, prevedono, in deroga alla disciplina generale, forme di conservazione degli effetti contrattuali, tese a rimuovere lo squilibrio delle prestazioni. E’ dai termini di tale rapporto che dipende il fondamento del principio della revisione del contratto, la sorte – per così dire – della sua emersione nel nostro ordinamento giuridico, guardata con favore dalle recenti teorie dell’obbligo legale di rinegoziare. Il tema oggetto del presente contributo è stato illustrato a grandi linee nell'ambito del convegno internazionale H. Capitant sulla revisione del contratto nella comparazione tra diversi ordinamenti giuridici tenutosi all'Università di São Paulo il 26 maggio 2005.File | Dimensione | Formato | |
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