Il presente lavoro ha come oggetto una approfondita disamina della portata giuridica del Patto di stabilità e crescita, esaminandone la genesi, l’operatività ed i contenuti. Centrale appare l’indagine rivolta a metterne in rilievo i rapporti con gli artt. 99 e 104 (versione consolidata) del trattato C.E., analizzando in particolare la natura giuridica del conseguimento, previsto del Patto, di una posizione del bilancio della pubblica amministrazione in pareggio o positiva, rilevandone le ragioni di naturale flessibilità, in coerenza con i tratti originari del Patto stesso. L’esame specifico dei contenuti degli artt. 99 e 104 del Trattato è funzionale a definire il quadro normativo all’interno del quale è stato collocato il Patto di stabilità e crescita, sì da coglierne l’effettiva incidenza sulle richiamate disposizioni, tra l’altro prendendosi in considerazione, per quanto riguarda l’obbligo di coordinamento delle politiche economiche, il problema della sua possibile sanzionabilità con riferimento all’obbligo di leale collaborazione comunitaria. Tutto questo permette di precisare il rilievo che, in ragione del rafforzamento del meccanismo di sorveglianza multilaterale, il Patto ha sui processi decisionali sia interni ai singoli Stati membri sia a livello comunitario. Notando peraltro che, allo stato, a detto meccanismo deve riconoscersi l’idoneità a produrre condizionamenti sulle scelte di politica economico-finanziaria che i singoli governi debbono compiere, ma non anche ad esercitare sugli indirizzi nazionali una penetrante capacità conformativa. L’interazione fra la determinazione degli indirizzi nazionali ed il coordinamento a livello comunitario delle politiche economiche e finanziarie permette quindi di delineare il complessivo rapporto fra il Patto di stabilità e l’ordinamento europeo, individuandone l’importanza ed il più significativo contributo al processo di integrazione europea.

PATTO DI STABILITA' E ORDINAMENTO EUROPEO

CAPORALI, Giancarlo
2004-01-01

Abstract

Il presente lavoro ha come oggetto una approfondita disamina della portata giuridica del Patto di stabilità e crescita, esaminandone la genesi, l’operatività ed i contenuti. Centrale appare l’indagine rivolta a metterne in rilievo i rapporti con gli artt. 99 e 104 (versione consolidata) del trattato C.E., analizzando in particolare la natura giuridica del conseguimento, previsto del Patto, di una posizione del bilancio della pubblica amministrazione in pareggio o positiva, rilevandone le ragioni di naturale flessibilità, in coerenza con i tratti originari del Patto stesso. L’esame specifico dei contenuti degli artt. 99 e 104 del Trattato è funzionale a definire il quadro normativo all’interno del quale è stato collocato il Patto di stabilità e crescita, sì da coglierne l’effettiva incidenza sulle richiamate disposizioni, tra l’altro prendendosi in considerazione, per quanto riguarda l’obbligo di coordinamento delle politiche economiche, il problema della sua possibile sanzionabilità con riferimento all’obbligo di leale collaborazione comunitaria. Tutto questo permette di precisare il rilievo che, in ragione del rafforzamento del meccanismo di sorveglianza multilaterale, il Patto ha sui processi decisionali sia interni ai singoli Stati membri sia a livello comunitario. Notando peraltro che, allo stato, a detto meccanismo deve riconoscersi l’idoneità a produrre condizionamenti sulle scelte di politica economico-finanziaria che i singoli governi debbono compiere, ma non anche ad esercitare sugli indirizzi nazionali una penetrante capacità conformativa. L’interazione fra la determinazione degli indirizzi nazionali ed il coordinamento a livello comunitario delle politiche economiche e finanziarie permette quindi di delineare il complessivo rapporto fra il Patto di stabilità e l’ordinamento europeo, individuandone l’importanza ed il più significativo contributo al processo di integrazione europea.
2004
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