The paper aims to reflect on some dynamics linked to the Athenian autochthony, that is an authentic foundation myth and a stubborn ideal of identity. The research focuses on two conceptual issues. The first examines the possible political reasons underlying the diffusion of this mythical tale. Among these, the attempt by the Athenians to legitimize their primacy in the imperialistic and democratic power structures stands out, by re-appropriating, in an ideological key, a past that is missing. The first witness of this is and remains the city’s memory, that needs to be constantly revived, as well as moulded, to build the remembrance of an idealized Athens. The epitaph is one of the most effective tools and due to that it constitutes the second question examined. The investigations shows that this epideictic genre, by virtue of a reassuring “hermeneutic of repetition”, represents the chronotope of polyad memory: it is that space-time sphere in which the Athenian lineage is reborn every time it dies, transcending the consequentiality of events, to crystallize itself in a glorious and eternal present.

L’articolo intende riflettere intorno ad alcune dinamiche legate all’autoctonia ateniese, autentico mito di fondazione e pervicace ideale identitario. L’indagine, in particolare, si sofferma su due snodi concettuali. Il primo esamina le possibili ragioni politiche sottese alla diffusione di questo racconto mitico. Tra queste spicca il tentativo degli Ateniesi di legittimare la propria primazia negli assetti di potere imperialistici e democratici, riappropriandosi, in chiave ideologica, di un passato che manca, di cui la prima testimone è e resta la memoria cittadina. Tale coscienza civica, tuttavia, esige di essere costantemente ravvivata, nonché plasmata, per costruire il ricordo di una Atene idealizzata. Tra gli strumenti più efficaci si distingue l’epitafio, che infatti costituisce il secondo fulcro teorico del contributo. L’esame dimostra che tale genere epidittico, in forza di una rassicurante “ermeneutica della ripetizione”, rappresenta il cronotopo della memoria poliade: è quella sfera spaziotemporale in cui la stirpe ateniese rinasce ogni volta che muore, trascendendo la consequenzialità degli eventi, per cristallizzarsi in un glorioso ed eterno presente.

Una progettualità al passato. Atene e il mito dell’autoctonia

Piangerelli, F.
2023-01-01

Abstract

The paper aims to reflect on some dynamics linked to the Athenian autochthony, that is an authentic foundation myth and a stubborn ideal of identity. The research focuses on two conceptual issues. The first examines the possible political reasons underlying the diffusion of this mythical tale. Among these, the attempt by the Athenians to legitimize their primacy in the imperialistic and democratic power structures stands out, by re-appropriating, in an ideological key, a past that is missing. The first witness of this is and remains the city’s memory, that needs to be constantly revived, as well as moulded, to build the remembrance of an idealized Athens. The epitaph is one of the most effective tools and due to that it constitutes the second question examined. The investigations shows that this epideictic genre, by virtue of a reassuring “hermeneutic of repetition”, represents the chronotope of polyad memory: it is that space-time sphere in which the Athenian lineage is reborn every time it dies, transcending the consequentiality of events, to crystallize itself in a glorious and eternal present.
2023
Ledizioni
L’articolo intende riflettere intorno ad alcune dinamiche legate all’autoctonia ateniese, autentico mito di fondazione e pervicace ideale identitario. L’indagine, in particolare, si sofferma su due snodi concettuali. Il primo esamina le possibili ragioni politiche sottese alla diffusione di questo racconto mitico. Tra queste spicca il tentativo degli Ateniesi di legittimare la propria primazia negli assetti di potere imperialistici e democratici, riappropriandosi, in chiave ideologica, di un passato che manca, di cui la prima testimone è e resta la memoria cittadina. Tale coscienza civica, tuttavia, esige di essere costantemente ravvivata, nonché plasmata, per costruire il ricordo di una Atene idealizzata. Tra gli strumenti più efficaci si distingue l’epitafio, che infatti costituisce il secondo fulcro teorico del contributo. L’esame dimostra che tale genere epidittico, in forza di una rassicurante “ermeneutica della ripetizione”, rappresenta il cronotopo della memoria poliade: è quella sfera spaziotemporale in cui la stirpe ateniese rinasce ogni volta che muore, trascendendo la consequenzialità degli eventi, per cristallizzarsi in un glorioso ed eterno presente.
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