Il problema risalente del rapporto banca-impresa industriale è stato recentemente ridisegnato dal legislatore, sulla spinta della normativa comunitaria, con riferimento sia alle partecipazioni delle banche, sia agli assetti proprietari delle banche. Il saggio analizza questi profili ripercorrendo l’evoluzione normativa in materia, a partire dagli interventi normativi che seguirono la crisi degli anni Trenta, la quale coinvolse le tre maggiori banche italiane, che avevano effettuato ingenti investimenti a favore delle industrie. La legge bancaria del 1936-38 affermò il principio della separatezza tra banca e impresa industriale; introdusse, infatti, il controllo della Banca d’Italia sulle partecipazioni bancarie al capitale industriale; minori rischi comportava, invece, la partecipazione delle imprese industriali al capitale delle banche, tanto da non essere allora oggetto di attenzione da parte del legislatore. Problemi su quest’ultimo profilo cominciarono a porsi a seguito della privatizzazione del sistema bancario ad opera della legge Amato del 1990; in seguito, il testo unico bancario del 1993, introdusse il divieto di autorizzazione per l’acquisizione, diretta e indiretta, di partecipazioni da parte di soggetti che svolgono attività industriale, quando la quota dei diritti di voto detenuta nel complesso sia superiore al quindici per cento o comporti comunque il controllo della banca. La riforma del diritto societario del 2003 e successivi interventi normativi e regolamentari in materia bancaria hanno modificato il quadro generale. Attualmente, risulta evidente il cambiamento degli orientamenti del legislatore e delle Autorità di vigilanza che avevano fatto del principio di separatezza banca-industria uno dei principi cardine della normativa bancaria. Il saggio propone la tesi della minore attuale utilità di questo principio di fronte ad altri strumenti di vigilanza che consentono di controllare le attività di rischio e di assicurare quindi la sana e prudente gestione e la stabilità della banca.

Il tramonto della separatezza tra banca e industria

LUCARINI, Didia
2010-01-01

Abstract

Il problema risalente del rapporto banca-impresa industriale è stato recentemente ridisegnato dal legislatore, sulla spinta della normativa comunitaria, con riferimento sia alle partecipazioni delle banche, sia agli assetti proprietari delle banche. Il saggio analizza questi profili ripercorrendo l’evoluzione normativa in materia, a partire dagli interventi normativi che seguirono la crisi degli anni Trenta, la quale coinvolse le tre maggiori banche italiane, che avevano effettuato ingenti investimenti a favore delle industrie. La legge bancaria del 1936-38 affermò il principio della separatezza tra banca e impresa industriale; introdusse, infatti, il controllo della Banca d’Italia sulle partecipazioni bancarie al capitale industriale; minori rischi comportava, invece, la partecipazione delle imprese industriali al capitale delle banche, tanto da non essere allora oggetto di attenzione da parte del legislatore. Problemi su quest’ultimo profilo cominciarono a porsi a seguito della privatizzazione del sistema bancario ad opera della legge Amato del 1990; in seguito, il testo unico bancario del 1993, introdusse il divieto di autorizzazione per l’acquisizione, diretta e indiretta, di partecipazioni da parte di soggetti che svolgono attività industriale, quando la quota dei diritti di voto detenuta nel complesso sia superiore al quindici per cento o comporti comunque il controllo della banca. La riforma del diritto societario del 2003 e successivi interventi normativi e regolamentari in materia bancaria hanno modificato il quadro generale. Attualmente, risulta evidente il cambiamento degli orientamenti del legislatore e delle Autorità di vigilanza che avevano fatto del principio di separatezza banca-industria uno dei principi cardine della normativa bancaria. Il saggio propone la tesi della minore attuale utilità di questo principio di fronte ad altri strumenti di vigilanza che consentono di controllare le attività di rischio e di assicurare quindi la sana e prudente gestione e la stabilità della banca.
2010
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