La relazione medico-paziente sta vivendo un momento di grande difficoltà: aumentano le opportunità diagnostiche e terapeutiche, ci sono maggiori strumentazioni tecniche, ma al tempo stesso diminuiscono le occasioni di incontro, si impoverisce la comunicazione e sempre più pazienti lamentano di non sentirsi pienamente accolti nel processo di cura. Le difficoltà che caratterizzano la relazione di cura hanno una storia lunga, e sembrano essersi esacerbate nel corso del Novecento, ma di certo oggi sono esposte a sfide inedite di fronte al pervasivo impatto delle nuove tecnologie sanitarie. Lo scenario contemporaneo presenta, in particolar modo, due principali rischi: da un lato, si crea uno sbilanciamento tra le possibilità del to cure e le occasioni del to care, ovvero tra l’efficientamento delle prestazioni tecniche impiegate per la cura del corpo malato e l’opportunità di farsi carico delle ben più complesse dimensioni esistenziali che connotano l’accoglienza e la cura della persona; dall’altra, da parte dei medici, si incentivano dei riduzionismi nel modo di “percepire” la persona malata e trattare la sua storia di malattia, oppure si ripropongono nuove riduzioni quando la cura viene riallocata negli ambienti digitali della salute. Nel crinale di tali questioni nasce l’appello della persona malata a non essere ridotta alle occorrenze del corpo o della propria malattia, ma anzi ad essere considerata con attenzione. Ciò sollecita a rileggere le condizioni di possibilità della relazione, a ripensare certe prassi relazionali e risemantizzare alcuni concetti propri del lessico medico. Lo scopo di questa ricerca è quello di analizzare, secondo un approccio fenomenologico ed ermeneutico, quali siano i caratteri del rapporto medico-paziente, quali rilievi etici emergono negli ambienti digitali della salute e come questo rapporto possa essere riletto sotto la lente del concetto di attenzione. Il tema dell’attenzione, infatti, si rivela particolarmente adeguato a questo proposito per diversi motivi: anzitutto perché permette di inquadrare l’analisi dentro un orizzonte etico che non guarda semplicemente a cosa i medici debbano prestare attenzione, ma soprattutto a come farlo e secondo quali posture relazionali eticamente accettabili; in secondo luogo, perché l’attenzione rappresenta un concetto nomade ed ibrido, un grande tema mancato del pensiero morale classico e moderno, che costringe sia ad un suo rigoroso approfondimento concettuale sia ad una sua applicazione nella medicina; infine, perché proprio l’attenzione alla persona è ciò che rischia di venire impoverita quando l’intermediazione del digitale e delle nuove economie dell’attenzione la frammentano o esauriscono negli ambienti digitali della salute. Per questi motivi, all’interno di un quadro articolato e in costante mutamento, l’indagine si strutturata seguendo tre principali scansioni, tese a delineare la fenomenologia della persona malata, il concetto di attenzione e degli ambienti digitali nei quali si presta attenzione alla persona. A partire da una ricostruzione fenomenologica dell’esistenza che ha visto il coinvolgimento di differenti fenomenologi quali Husserl, Merleau-Ponty, Kay Toombs, Carel, Costa e Cesana, la ricerca ha posto una distinzione preliminare tra malattia (disease) ed esperienza di malattia (illness), tra la considerazione organica o bio-fisiologica del corpo materiale (Körper) e la dimensione percettiva, esistenziale e incarnata dalla coscienza del corpo vissuto (Leib). Anche sotto il profilo epistemologico, si è indagato come intendere i concetti di salute e malattia (Canguilhem, Gadamer) al fine di distinguere, senza separare, la prospettiva promossa dallo sguardo medico con l’istanza di salute proveniente dal soggetto vulnerabile. Non riducendola alla deviazione da una norma statistica, né al mancato assolvimento di una funzione fisiologica o di un meccanismo biochimico del corpo, l’esperienza di malattia rivela una dimensione carica di significati. E altrettanto il corpo, mai ridotto a un sostrato materiale come nel corpo morto, svela la dimensione esistenziale del corpo vivo: il luogo privilegiato in cui “prende corpo” l’esperienza di malattia. Saper prestare attenzione a tali dimensioni non è un atteggiamento spontaneo per i professionisti della salute, soprattutto a seguito di un percorso formativo che li ha visti riconfigurare la percezione e l’epistemologia del proprio sguardo medico (Foucault, Good); eppure tali considerazioni permettono di ripensare la postura clinica della medicina e della diagnosi. Dopo aver ricostruito e analizzato la fenomenologia dell’attenzione, che la vede strettamente legata alla percezione e al mondo della coscienza, la ricerca si è proposta di risemantizzare il significato stesso di attenzione, non riducendolo al significato spesso incentivato dalle scienze cognitive e inteso perlopiù come un’opera di selezione percettiva, focalizzazione o concentrazione. Si è voluto offrire una semantica ampia del concetto sulla scorta della filosofia morale e dell’etica della cura, come sinonimo di considerazione personale, riconoscimento, interesse e partecipazione coinvolta a ciò verso cui si presta attenzione. Ciò ha permesso di delineare pure una diversa epistemologia dell’attenzione nella clinica che sembra sempre abitare sulla soglia degli eventi tra passività e attività, tra il pathos dell’attenzione che viene a noi e la risposta di considerazione che viene da noi (Waldenfels). Si è così proceduto ad approfondire gli scenari odierni della medicina al fine di approcciare direttamente la questione inedita degli ambienti digitali della salute, nei quali nascono benefici ed effetti collaterali. In tali ambienti non solo si riscrivono occasioni, ma si delineano nuove condizioni di (im)possibilità: il dettato dell’incontro clinico è ripensato, i protagonisti della cura sono riallocati in nuovi ambienti, la figura e il sapere medico sembrano essere al tempo stesso ovunque e in nessun luogo. In particolare, con il costante processo di datificazione informazionale, si assiste a un’epocale riscrittura dei concetti di corpo vivo, di salute e di persona malata, dei quali la ricerca ne ha mostrato le ripercussioni etiche, le conseguenze sul percorso di cura e i paradossi che possono crearsi sul piano dell’esperienza. Perciò si è analizzato come il digitale modifica i modi dell’attenzione alla persona, ad esempio quando un teleconsulto medico è intermediato da uno schermo digitale o quando la mole informazionale supera e disperde le capacità attentive del medico. Questi scenari spingono a valutare la digitalizzazione della medicina come un processo di efficientamento, ma non privo di rischi; un’opportunità da saper concertare senza lasciarsi assuefare dalle false promesse di un futuro utopico. L’attenzione dimostra una rilevanza etica anche quando diventa sinonimo di cautela e pensiero critico nei confronti dei cambiamenti in atto, dell’umano e di tutto ciò che si reputa ancora importante per l’esistenza, singolare e collettiva.

Dell'attenzione. Fenomenologia ed etica per la relazione medico-paziente in ambiente digitale.

M. Cardinali
2024-01-01

Abstract

La relazione medico-paziente sta vivendo un momento di grande difficoltà: aumentano le opportunità diagnostiche e terapeutiche, ci sono maggiori strumentazioni tecniche, ma al tempo stesso diminuiscono le occasioni di incontro, si impoverisce la comunicazione e sempre più pazienti lamentano di non sentirsi pienamente accolti nel processo di cura. Le difficoltà che caratterizzano la relazione di cura hanno una storia lunga, e sembrano essersi esacerbate nel corso del Novecento, ma di certo oggi sono esposte a sfide inedite di fronte al pervasivo impatto delle nuove tecnologie sanitarie. Lo scenario contemporaneo presenta, in particolar modo, due principali rischi: da un lato, si crea uno sbilanciamento tra le possibilità del to cure e le occasioni del to care, ovvero tra l’efficientamento delle prestazioni tecniche impiegate per la cura del corpo malato e l’opportunità di farsi carico delle ben più complesse dimensioni esistenziali che connotano l’accoglienza e la cura della persona; dall’altra, da parte dei medici, si incentivano dei riduzionismi nel modo di “percepire” la persona malata e trattare la sua storia di malattia, oppure si ripropongono nuove riduzioni quando la cura viene riallocata negli ambienti digitali della salute. Nel crinale di tali questioni nasce l’appello della persona malata a non essere ridotta alle occorrenze del corpo o della propria malattia, ma anzi ad essere considerata con attenzione. Ciò sollecita a rileggere le condizioni di possibilità della relazione, a ripensare certe prassi relazionali e risemantizzare alcuni concetti propri del lessico medico. Lo scopo di questa ricerca è quello di analizzare, secondo un approccio fenomenologico ed ermeneutico, quali siano i caratteri del rapporto medico-paziente, quali rilievi etici emergono negli ambienti digitali della salute e come questo rapporto possa essere riletto sotto la lente del concetto di attenzione. Il tema dell’attenzione, infatti, si rivela particolarmente adeguato a questo proposito per diversi motivi: anzitutto perché permette di inquadrare l’analisi dentro un orizzonte etico che non guarda semplicemente a cosa i medici debbano prestare attenzione, ma soprattutto a come farlo e secondo quali posture relazionali eticamente accettabili; in secondo luogo, perché l’attenzione rappresenta un concetto nomade ed ibrido, un grande tema mancato del pensiero morale classico e moderno, che costringe sia ad un suo rigoroso approfondimento concettuale sia ad una sua applicazione nella medicina; infine, perché proprio l’attenzione alla persona è ciò che rischia di venire impoverita quando l’intermediazione del digitale e delle nuove economie dell’attenzione la frammentano o esauriscono negli ambienti digitali della salute. Per questi motivi, all’interno di un quadro articolato e in costante mutamento, l’indagine si strutturata seguendo tre principali scansioni, tese a delineare la fenomenologia della persona malata, il concetto di attenzione e degli ambienti digitali nei quali si presta attenzione alla persona. A partire da una ricostruzione fenomenologica dell’esistenza che ha visto il coinvolgimento di differenti fenomenologi quali Husserl, Merleau-Ponty, Kay Toombs, Carel, Costa e Cesana, la ricerca ha posto una distinzione preliminare tra malattia (disease) ed esperienza di malattia (illness), tra la considerazione organica o bio-fisiologica del corpo materiale (Körper) e la dimensione percettiva, esistenziale e incarnata dalla coscienza del corpo vissuto (Leib). Anche sotto il profilo epistemologico, si è indagato come intendere i concetti di salute e malattia (Canguilhem, Gadamer) al fine di distinguere, senza separare, la prospettiva promossa dallo sguardo medico con l’istanza di salute proveniente dal soggetto vulnerabile. Non riducendola alla deviazione da una norma statistica, né al mancato assolvimento di una funzione fisiologica o di un meccanismo biochimico del corpo, l’esperienza di malattia rivela una dimensione carica di significati. E altrettanto il corpo, mai ridotto a un sostrato materiale come nel corpo morto, svela la dimensione esistenziale del corpo vivo: il luogo privilegiato in cui “prende corpo” l’esperienza di malattia. Saper prestare attenzione a tali dimensioni non è un atteggiamento spontaneo per i professionisti della salute, soprattutto a seguito di un percorso formativo che li ha visti riconfigurare la percezione e l’epistemologia del proprio sguardo medico (Foucault, Good); eppure tali considerazioni permettono di ripensare la postura clinica della medicina e della diagnosi. Dopo aver ricostruito e analizzato la fenomenologia dell’attenzione, che la vede strettamente legata alla percezione e al mondo della coscienza, la ricerca si è proposta di risemantizzare il significato stesso di attenzione, non riducendolo al significato spesso incentivato dalle scienze cognitive e inteso perlopiù come un’opera di selezione percettiva, focalizzazione o concentrazione. Si è voluto offrire una semantica ampia del concetto sulla scorta della filosofia morale e dell’etica della cura, come sinonimo di considerazione personale, riconoscimento, interesse e partecipazione coinvolta a ciò verso cui si presta attenzione. Ciò ha permesso di delineare pure una diversa epistemologia dell’attenzione nella clinica che sembra sempre abitare sulla soglia degli eventi tra passività e attività, tra il pathos dell’attenzione che viene a noi e la risposta di considerazione che viene da noi (Waldenfels). Si è così proceduto ad approfondire gli scenari odierni della medicina al fine di approcciare direttamente la questione inedita degli ambienti digitali della salute, nei quali nascono benefici ed effetti collaterali. In tali ambienti non solo si riscrivono occasioni, ma si delineano nuove condizioni di (im)possibilità: il dettato dell’incontro clinico è ripensato, i protagonisti della cura sono riallocati in nuovi ambienti, la figura e il sapere medico sembrano essere al tempo stesso ovunque e in nessun luogo. In particolare, con il costante processo di datificazione informazionale, si assiste a un’epocale riscrittura dei concetti di corpo vivo, di salute e di persona malata, dei quali la ricerca ne ha mostrato le ripercussioni etiche, le conseguenze sul percorso di cura e i paradossi che possono crearsi sul piano dell’esperienza. Perciò si è analizzato come il digitale modifica i modi dell’attenzione alla persona, ad esempio quando un teleconsulto medico è intermediato da uno schermo digitale o quando la mole informazionale supera e disperde le capacità attentive del medico. Questi scenari spingono a valutare la digitalizzazione della medicina come un processo di efficientamento, ma non privo di rischi; un’opportunità da saper concertare senza lasciarsi assuefare dalle false promesse di un futuro utopico. L’attenzione dimostra una rilevanza etica anche quando diventa sinonimo di cautela e pensiero critico nei confronti dei cambiamenti in atto, dell’umano e di tutto ciò che si reputa ancora importante per l’esistenza, singolare e collettiva.
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Descrizione: Fenomenologia ed etica per la relazione medico-paziente in ambiente digitale.
Tipologia: Tesi di dottorato
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