The subjectivation of man at work is produced by the animating principle of neo-liberal capitalism and governmentality: competition. Performance, understood as the measure of each individual’s ability to compete in the market arena, is linked to it. Thus, becoming competitively performative is the watchword and, consequently, otherness is perceived as the enemy. The pandemic emergency has helped to make people reflect on the ontological weight of the totalisation of the productive power faculty dictated by neoliberal relations of production and its even pathological drifts. It has allowed human beings to rediscover their fragility, that weakness of being that allows them to open up to others and perceive them as neighbours. It has, therefore, contributed to the explosion of the phenomenon of great resignation, which, in addition to other causes, has as its protagonists precisely the rejection of the competitive and performative logic and the desire to care for human relations. The aim of this article is to propose pedagogical lines aimed at celebrating such care, focusing on the training of the competence to act with responsible commitment in view of a “grateful relationality”, the weaving of ethical-educational relationships and an authentically educating collaboration.

La soggettivazione dell’uomo al lavoro è prodotta dal principio animatore del capitalismo e della governamentalità neoliberisti: la concorrenza. Ad essa si aggancia la prestazione, intesa quale misura della capacità di ciascuno a concorrere nell’arena del mercato. Quindi, divenire competitivamente performativi è la parola d’ordine e, conseguentemente, l’alterità viene avvertita come nemica. L’emergenza pandemica ha contribuito a far riflettere sul peso ontologico della totalizzazione della facoltà produttivistica di potere dettata dai rapporti neoliberisti di produzione e sulle sue derive anche patologiche. Ha concesso agli uomini di riscoprire la loro fragilità, quella debolezza dell’essere che consente di aprirsi all’altro e di avvertirlo come prossimo. Ha, dunque, contribuito all’esplosione del fenomeno della great resignation, il quale, oltre ad altre cause, vede come protagonisti proprio il rigetto della logica competitiva e performativa e il desiderio di cura delle relazioni umane. Questo articolo ha come obiettivo quello di proporre delle linee pedagogiche finalizzate a celebrare tale cura, puntando sulla formazione della competenza ad agire con impegno responsabile in vista di una “relazionalità riconoscente”, della tessitura di relazioni etico-educative e di una collaborazione autenticamente educante.

"Grandi dimissioni" e pedagogia del lavoro

d'Aniello, F.
2023-01-01

Abstract

The subjectivation of man at work is produced by the animating principle of neo-liberal capitalism and governmentality: competition. Performance, understood as the measure of each individual’s ability to compete in the market arena, is linked to it. Thus, becoming competitively performative is the watchword and, consequently, otherness is perceived as the enemy. The pandemic emergency has helped to make people reflect on the ontological weight of the totalisation of the productive power faculty dictated by neoliberal relations of production and its even pathological drifts. It has allowed human beings to rediscover their fragility, that weakness of being that allows them to open up to others and perceive them as neighbours. It has, therefore, contributed to the explosion of the phenomenon of great resignation, which, in addition to other causes, has as its protagonists precisely the rejection of the competitive and performative logic and the desire to care for human relations. The aim of this article is to propose pedagogical lines aimed at celebrating such care, focusing on the training of the competence to act with responsible commitment in view of a “grateful relationality”, the weaving of ethical-educational relationships and an authentically educating collaboration.
2023
Mimesis
La soggettivazione dell’uomo al lavoro è prodotta dal principio animatore del capitalismo e della governamentalità neoliberisti: la concorrenza. Ad essa si aggancia la prestazione, intesa quale misura della capacità di ciascuno a concorrere nell’arena del mercato. Quindi, divenire competitivamente performativi è la parola d’ordine e, conseguentemente, l’alterità viene avvertita come nemica. L’emergenza pandemica ha contribuito a far riflettere sul peso ontologico della totalizzazione della facoltà produttivistica di potere dettata dai rapporti neoliberisti di produzione e sulle sue derive anche patologiche. Ha concesso agli uomini di riscoprire la loro fragilità, quella debolezza dell’essere che consente di aprirsi all’altro e di avvertirlo come prossimo. Ha, dunque, contribuito all’esplosione del fenomeno della great resignation, il quale, oltre ad altre cause, vede come protagonisti proprio il rigetto della logica competitiva e performativa e il desiderio di cura delle relazioni umane. Questo articolo ha come obiettivo quello di proporre delle linee pedagogiche finalizzate a celebrare tale cura, puntando sulla formazione della competenza ad agire con impegno responsabile in vista di una “relazionalità riconoscente”, della tessitura di relazioni etico-educative e di una collaborazione autenticamente educante.
Internazionale
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