Ogni artista è portatore di una propria, connaturata e originale logica espressiva (Weber, 2006): un pensiero arcaico che, nel suo prendere forma ed estrinsecarsi, fa emergere gli stati d’animo più intimi di chi sceglie di misurarsi con l’arte – non solo quella performativa – contribuendo, spesso e volentieri, ad affrontare condizioni di solitudine interiore e ad alleviare la sofferenza psicologica che ne consegue. Ad incarnare tale processo generativo-introspettivo, a partire dalla seconda metà del ‘900, sono stati anche tre personaggi chiave della scena musicale folk-rock americana: Jim Croce, Paul Simon e James Taylor. A caratterizzare la loro poetica è un “agire narrante” (Stramaglia e Rodrigues, 2018), ovvero la capacità – che racchiude in sé un profondo significato pedagogico – di utilizzare il potere catartico e di cura della parola per raccontare il proprio disagio. Le esperienze di vita di Jim Croce, Paul Simon e James Taylor, infatti, sebbene piuttosto diverse tra loro, sono accomunate sia da fragilità psicologica e sofferenza interiore sia da una rimarchevole capacità di reagire di fronte a traumi in modo resiliente (Astori, 2017) per mezzo della propria arte. Il presente contributo, da un lato, intende offrire una prospettiva sulle vicende personali dei tre cantautori, dall’altro, fornire alcune possibili chiavi di lettura, sul piano pedagogico ed evolutivo, di dinamiche quali il rapporto con le figure genitoriali, parentali e gli adulti significativi; le differenze tra i background socioculturali di provenienza e gli stili educativi familiari; i rischi dell’impatto di notorietà e successo sullo sviluppo della personalità in età adolescenziale, nonché il modo in cui tali dinamiche influiscono sull’apprendimento e lo sviluppo umano di capacità creative, espressive e artistiche.
Jim Croce, Paul Simon, James Taylor. Una prospettiva sulle pedagogie familiari di tre dei più importanti cantautori americani del ‘900
Farina, T.
2023-01-01
Abstract
Ogni artista è portatore di una propria, connaturata e originale logica espressiva (Weber, 2006): un pensiero arcaico che, nel suo prendere forma ed estrinsecarsi, fa emergere gli stati d’animo più intimi di chi sceglie di misurarsi con l’arte – non solo quella performativa – contribuendo, spesso e volentieri, ad affrontare condizioni di solitudine interiore e ad alleviare la sofferenza psicologica che ne consegue. Ad incarnare tale processo generativo-introspettivo, a partire dalla seconda metà del ‘900, sono stati anche tre personaggi chiave della scena musicale folk-rock americana: Jim Croce, Paul Simon e James Taylor. A caratterizzare la loro poetica è un “agire narrante” (Stramaglia e Rodrigues, 2018), ovvero la capacità – che racchiude in sé un profondo significato pedagogico – di utilizzare il potere catartico e di cura della parola per raccontare il proprio disagio. Le esperienze di vita di Jim Croce, Paul Simon e James Taylor, infatti, sebbene piuttosto diverse tra loro, sono accomunate sia da fragilità psicologica e sofferenza interiore sia da una rimarchevole capacità di reagire di fronte a traumi in modo resiliente (Astori, 2017) per mezzo della propria arte. Il presente contributo, da un lato, intende offrire una prospettiva sulle vicende personali dei tre cantautori, dall’altro, fornire alcune possibili chiavi di lettura, sul piano pedagogico ed evolutivo, di dinamiche quali il rapporto con le figure genitoriali, parentali e gli adulti significativi; le differenze tra i background socioculturali di provenienza e gli stili educativi familiari; i rischi dell’impatto di notorietà e successo sullo sviluppo della personalità in età adolescenziale, nonché il modo in cui tali dinamiche influiscono sull’apprendimento e lo sviluppo umano di capacità creative, espressive e artistiche.File | Dimensione | Formato | |
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