Il nome e la fama del patrono dell’Irlanda sono legati, nella vulgata, ad una delle leggende più avvincenti del Medioevo occidentale: il viaggio al purgatorio. All’interno della trasmissione testuale dei secc. XII-XIV, la discesa al Purgatorio di San Patrizio ha assunto una funzione agiografica, tanto da sostituire, sia nei leggendari romanzi che nell’imponente raccolta di Jacopo da Varazze, la vita del santo. La tradizione altomedievale delle vitae irlandesi, inaugurata nel sec. VIII, si conclude, invece, con la Vita di Jocelin da Furness, composta sul finire del sec. XII. Il Purgatorio di San Patrizio conosce la propria legittimazione letteraria sul finire del sec. XII in tre opere pressoché coeve a Vita Patricii di Jocelin da Furness, la Topographia Hibernica di Giraldo Cambrense, il Tractatus de purgatorio sancti Patricii del monaco H. di Saltrey. Il purgatorio si configura come breve e fugace accenno nei primi due testi, mentre nel terzo costituisce la materia argomentativa e narrativa. Sia nella Vita di Jocelin che nel Tractatus, la rivelazione del purgatorio si innesta su alcuni nuclei tradizionali, propri delle vite monastiche dei secoli precedenti. Lo studio della loro evoluzione ha rivelato come proprio quell’alterazione possa aver giustificato e facilitato l’inserimento di segmenti leggendari nuovi, quali quelli riguardanti l’accesso al terzo regno. Lo stadio conclusivo di questo processo di contaminazione tra vitae e pellegrinaggio oltremondano è rappresentato dalla riscrittura realizzata dal frate da Varazze. Il tentativo di ancorare la leggenda del purgatorio all’autorevole tradizione agiografica altomedievale, che nel Tractatus struttura l’antefatto narrativo, si esplicita nel testo di Jacopo, il quale utilizza, nella sezione introduttiva, episodi tratti delle vite patriciane, per abbandonarle scientemente a tutto favore del viaggio nell’aldilà.
San Patrizio: dalle Vitae alla leggenda del Purgatorio
Di Febo M
2007-01-01
Abstract
Il nome e la fama del patrono dell’Irlanda sono legati, nella vulgata, ad una delle leggende più avvincenti del Medioevo occidentale: il viaggio al purgatorio. All’interno della trasmissione testuale dei secc. XII-XIV, la discesa al Purgatorio di San Patrizio ha assunto una funzione agiografica, tanto da sostituire, sia nei leggendari romanzi che nell’imponente raccolta di Jacopo da Varazze, la vita del santo. La tradizione altomedievale delle vitae irlandesi, inaugurata nel sec. VIII, si conclude, invece, con la Vita di Jocelin da Furness, composta sul finire del sec. XII. Il Purgatorio di San Patrizio conosce la propria legittimazione letteraria sul finire del sec. XII in tre opere pressoché coeve a Vita Patricii di Jocelin da Furness, la Topographia Hibernica di Giraldo Cambrense, il Tractatus de purgatorio sancti Patricii del monaco H. di Saltrey. Il purgatorio si configura come breve e fugace accenno nei primi due testi, mentre nel terzo costituisce la materia argomentativa e narrativa. Sia nella Vita di Jocelin che nel Tractatus, la rivelazione del purgatorio si innesta su alcuni nuclei tradizionali, propri delle vite monastiche dei secoli precedenti. Lo studio della loro evoluzione ha rivelato come proprio quell’alterazione possa aver giustificato e facilitato l’inserimento di segmenti leggendari nuovi, quali quelli riguardanti l’accesso al terzo regno. Lo stadio conclusivo di questo processo di contaminazione tra vitae e pellegrinaggio oltremondano è rappresentato dalla riscrittura realizzata dal frate da Varazze. Il tentativo di ancorare la leggenda del purgatorio all’autorevole tradizione agiografica altomedievale, che nel Tractatus struttura l’antefatto narrativo, si esplicita nel testo di Jacopo, il quale utilizza, nella sezione introduttiva, episodi tratti delle vite patriciane, per abbandonarle scientemente a tutto favore del viaggio nell’aldilà.File | Dimensione | Formato | |
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