Abstract The dissertation is based on the linguistic study and reinterpretation of a group of 44 inscriptions from the area known in Antiquity as ager faliscus, situated in the large meander shaped by the river Tiber northern of Rome, and surrounding the ancient city of Falerii (now Civita Castellana, geopolitical body formed around IX century B.C.) and the later settlement of Falerii Novi, founded after the complete roman occupation, in the last III century B.C. This area, now included in the provinces of Viterbo and Roma, shows clearer natural boundaries especially toward East and West, while the boundaries toward North and South are more approximate, as it results from the historic road system in north-south direction (Via Cassia, Via Amerina). For his geographical and geopolitical position, at the border of Etruscan and Sabellian world, this territory represents a well-known case study of language contact in the field of ancient Italic languages. The first part of the survey deals with some preliminary issues about history, archaeology and linguistics about the geographical delimitation of ager faliscus, the relationship between the ethnonym and the poleonym, historical sources about Faliscans and in particular concerning the relations with Rome before and after the Faliscan war, 241-240 B.C. The study takes into consideration bibliography regarding archaeological and epigraphical discoveries that contributed to the formation of the present Faliscan corpus, mainly based on discoveries made from late XIX century and first decades of XX century, though in recent years there was a small but relevant increasing of the inscriptions, and discusses the main hypotheses on the genetic position of the Faliscan linguistic variety, which went through a large debate during the history of the studies. The main focus of the survey is a systematic study on Faliscan materials that was possible to recognize from autopsy in museums that house the most of archaeological finds from ager faliscus: “Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia” in Rome Roma, founded in the late XIX century as “Faliscan Museum”, “Museo Archeologico dell’Agro Falisco – Forte Sangallo” in Civita Castellana, “Museo Civico” in Viterbo. The survey limits – and together the research method – were set on the only analysis of the material examined from autopsy, offering all the reminds and proposals, whenever possible, to inscriptions that could not be object of autopsy for several reasons, but mainly for the lost and the dispersion of the materials. The purpose of the research is also to fill a historical gap in the Faliscan bibliography, represented by the lack of an updated documentation in terms of pictures and drawings, which can support every linguistic interpretation and reconstruction. Inscriptions examined are 44 out of 300 totals: a relevant percentage in qualitative terms, because hundreds of inscriptions were lost or could not be found from decades (some since the publication by first editors in CIE). For each inscription a photographic documentation as complete as possible and a linguistic analysis is provided. The 44 inscriptions spread on the whole chronological time frame of the Faliscan corpus, starting from the earliest epigraphic attestation, the so-called “Ceres inscription”, until the latest inscription that shows local features, the so-called “lamina di Minerva” o “di Lars Cotena”. Reading and interpretation improvements, together with evidence and elements for further research, were found in inscriptions from every period. The outcome of analysis on inscriptions from the earliest group reveals new reading and reconstruction hypothesis regarding the “Ceres inscription” and a new reading of a difficult sequence in the “quton of Uoltenos”. According to the new reading proposed of the double inscription “of Ulties”, belonging to the middle Faliscan period, the form usually read as anni, from CIE onward, and always considered as a Besitzerinschriften, is probably to be differently interpreted, as an onomastic form of Etruscan origin or otherwise as a further Italic evidence of the cult of Greek deity »j. As far as it concerns the latest period, the survey includes a global reinterpretation of the linguistic features of the “lamina di Minerva” inscription, in which is recognized a series of writing, phonetical and morphological archaisms.

La dissertazione è basata su un intervento di rilettura e analisi linguistica di un nucleo di 44 iscrizioni provenienti dal territorio conosciuto nell’Antichità come ager faliscus, collocato nell’ampia ansa che il Tevere compie nell’area a nord di Roma e circostante all’antica città di Falerii (l’odierna Civita Castellana, entità geopolitica identificabile a partire all’incirca dal IX secolo a.C.) e alla successiva fondazione di Falerii Novi, avvenuta in seguito alla definitiva conquista romana negli ultimi decenni del III secolo a.C. Si tratta di un territorio attualmente compreso fra le province di Viterbo e di Roma e che presenta dei confini naturali soprattutto a est e a ovest, mentre risultano più indicative le delimitazioni verso nord e verso sud, come mostra anche la presenza di una viabilità storica in direzione nord-sud (via Cassia, Via Amerina). Questa posizione geografica e geopolitica, al confine con il mondo etrusco e il mondo sabellico, ha reso il territorio in questione un’area di contatto linguistico per eccellenza nel campo degli studi sulle lingue dell’Italia antica. La prima parte della ricerca prende in considerazione una serie di questioni storiche, archeologiche e linguistiche preliminari relative all’estensione geografica dell’ager faliscus, al rapporto linguistico tra etnonimo e poleonimo, alle fonti storiografiche relative ai Falisci , in particolare ai rapporti centro-periferia con Roma prima e dopo il bellum romano falisco del 241-240 a.C. Si ripercorre quindi la bibliografia relativa alle scoperte archeologiche ed epigrafiche che hanno portato alla formazione dell’attuale corpus di iscrizioni falische, la gran parte del quale si è delineato tra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo, ma che è stato incrementato negli ultimi anni da poche ma significative acquisizioni; in seguito si discutono le principali ipotesi sulla posizione genetica del falisco, caratterizzate da un lungo e vivace dibattito nella storia degli studi sull’ager faliscus. Il nucleo centrale della ricerca è rappresentato da uno studio sistematico della documentazione falisca che è stato possibile esaminare per via autoptica nei principali musei dove è confluito, a cominciare dal XIX secolo, il materiale archeologico proveniente dall’ager faliscus: il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, nato a fine Ottocento proprio come “Museo Falisco”, il Museo Archeologico dell’Agro Falisco di Civita Castellana – Forte Sangallo e il Museo Civico di Viterbo. L’indagine si pone come limite, ma anche come metodologia di ricerca, di studiare e analizzare nel dettaglio solo il materiale oggetto di autopsia, offendo poi i possibili rimandi, collegamenti e proposte in relazione anche alle iscrizioni che, per le più svariate ragioni, ma principalmente per la dispersione e l’irreperibilità di molti reperti, non è stato possibile esaminare direttamente. Tra gli obiettivi della ricerca c’è anche quello di colmare una lacuna decennale nella bibliografia sugli studi falisci, ovvero la mancanza di una documentazione fotografica e di apografi aggiornati, che possano essere di supporto a qualsiasi ricostruzione linguistica. Rispetto al corpus noto dalla bibliografia, sono state studiate direttamente 44 iscrizioni sulle circa 300 complessive: una percentuale rilevante dal punto di vista qualitativo, dal momento che centinaia di iscrizioni risultano disperse o irreperibili da decenni (alcune addirittura da poco dopo la pubblicazione dei primi editori oppure nel CIE). Per ognuna delle iscrizioni esaminate, viene offerta una documentazione fotografica il più possibile completa e un’analisi linguistica sistematica. Le 44 iscrizioni esaminate coprono l’intero arco della cronologia relativa al corpus falisco, partendo dalla più antica testimonianza della metà del VII secolo a.C., la cosiddetta “iscrizione di Cerere”, fino alla più recente iscrizione che mostra ancora caratteri locali, ovvero la cosiddetta “lamina di Minerva” o “di Lars Cotena”, della fine del III secolo. Elementi di novità e di stimolo a future ricerche sono giunti dall’analisi di iscrizioni appartenenti a ciascuna fase cronologica. Dallo studio del nucleo di testi più antichi sono emerse alcune ipotesi di lettura e ricostruzione relativi all’iscrizione di Cerere e una nuova lettura di un segmento problematico del “quton di Uoltenos”. Alla fase intermedia pertiene la rilettura della duplice iscrizione “di Ulties”, in cui la seconda forma presente, lungamente interpretata come anni, dal CIE in poi, e da sempre inserita nel novero delle Besitzerinschriften quale genitivo singolare dei temi in –o, è probabilmente da reinterpretare come forma onomastica di derivazione etrusca o come ulteriore testimonianza sul suolo italico del culto della divinità greca »j. Alla fase più recente della documentazione appartiene una reinterpretazione complessiva di alcune caratteristiche della “lamina di Minerva”, che contiene una serie di fenomeni arcaizzanti dal punto di vista scrittorio, fonetico e morfologico.

ISCRIZIONI DALL’AGER FALISCUS : UN’EDIZIONE PER VIA AUTOPTICA

MONTEDORI MARCO
2021-01-01

Abstract

Abstract The dissertation is based on the linguistic study and reinterpretation of a group of 44 inscriptions from the area known in Antiquity as ager faliscus, situated in the large meander shaped by the river Tiber northern of Rome, and surrounding the ancient city of Falerii (now Civita Castellana, geopolitical body formed around IX century B.C.) and the later settlement of Falerii Novi, founded after the complete roman occupation, in the last III century B.C. This area, now included in the provinces of Viterbo and Roma, shows clearer natural boundaries especially toward East and West, while the boundaries toward North and South are more approximate, as it results from the historic road system in north-south direction (Via Cassia, Via Amerina). For his geographical and geopolitical position, at the border of Etruscan and Sabellian world, this territory represents a well-known case study of language contact in the field of ancient Italic languages. The first part of the survey deals with some preliminary issues about history, archaeology and linguistics about the geographical delimitation of ager faliscus, the relationship between the ethnonym and the poleonym, historical sources about Faliscans and in particular concerning the relations with Rome before and after the Faliscan war, 241-240 B.C. The study takes into consideration bibliography regarding archaeological and epigraphical discoveries that contributed to the formation of the present Faliscan corpus, mainly based on discoveries made from late XIX century and first decades of XX century, though in recent years there was a small but relevant increasing of the inscriptions, and discusses the main hypotheses on the genetic position of the Faliscan linguistic variety, which went through a large debate during the history of the studies. The main focus of the survey is a systematic study on Faliscan materials that was possible to recognize from autopsy in museums that house the most of archaeological finds from ager faliscus: “Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia” in Rome Roma, founded in the late XIX century as “Faliscan Museum”, “Museo Archeologico dell’Agro Falisco – Forte Sangallo” in Civita Castellana, “Museo Civico” in Viterbo. The survey limits – and together the research method – were set on the only analysis of the material examined from autopsy, offering all the reminds and proposals, whenever possible, to inscriptions that could not be object of autopsy for several reasons, but mainly for the lost and the dispersion of the materials. The purpose of the research is also to fill a historical gap in the Faliscan bibliography, represented by the lack of an updated documentation in terms of pictures and drawings, which can support every linguistic interpretation and reconstruction. Inscriptions examined are 44 out of 300 totals: a relevant percentage in qualitative terms, because hundreds of inscriptions were lost or could not be found from decades (some since the publication by first editors in CIE). For each inscription a photographic documentation as complete as possible and a linguistic analysis is provided. The 44 inscriptions spread on the whole chronological time frame of the Faliscan corpus, starting from the earliest epigraphic attestation, the so-called “Ceres inscription”, until the latest inscription that shows local features, the so-called “lamina di Minerva” o “di Lars Cotena”. Reading and interpretation improvements, together with evidence and elements for further research, were found in inscriptions from every period. The outcome of analysis on inscriptions from the earliest group reveals new reading and reconstruction hypothesis regarding the “Ceres inscription” and a new reading of a difficult sequence in the “quton of Uoltenos”. According to the new reading proposed of the double inscription “of Ulties”, belonging to the middle Faliscan period, the form usually read as anni, from CIE onward, and always considered as a Besitzerinschriften, is probably to be differently interpreted, as an onomastic form of Etruscan origin or otherwise as a further Italic evidence of the cult of Greek deity »j. As far as it concerns the latest period, the survey includes a global reinterpretation of the linguistic features of the “lamina di Minerva” inscription, in which is recognized a series of writing, phonetical and morphological archaisms.
2021
La dissertazione è basata su un intervento di rilettura e analisi linguistica di un nucleo di 44 iscrizioni provenienti dal territorio conosciuto nell’Antichità come ager faliscus, collocato nell’ampia ansa che il Tevere compie nell’area a nord di Roma e circostante all’antica città di Falerii (l’odierna Civita Castellana, entità geopolitica identificabile a partire all’incirca dal IX secolo a.C.) e alla successiva fondazione di Falerii Novi, avvenuta in seguito alla definitiva conquista romana negli ultimi decenni del III secolo a.C. Si tratta di un territorio attualmente compreso fra le province di Viterbo e di Roma e che presenta dei confini naturali soprattutto a est e a ovest, mentre risultano più indicative le delimitazioni verso nord e verso sud, come mostra anche la presenza di una viabilità storica in direzione nord-sud (via Cassia, Via Amerina). Questa posizione geografica e geopolitica, al confine con il mondo etrusco e il mondo sabellico, ha reso il territorio in questione un’area di contatto linguistico per eccellenza nel campo degli studi sulle lingue dell’Italia antica. La prima parte della ricerca prende in considerazione una serie di questioni storiche, archeologiche e linguistiche preliminari relative all’estensione geografica dell’ager faliscus, al rapporto linguistico tra etnonimo e poleonimo, alle fonti storiografiche relative ai Falisci , in particolare ai rapporti centro-periferia con Roma prima e dopo il bellum romano falisco del 241-240 a.C. Si ripercorre quindi la bibliografia relativa alle scoperte archeologiche ed epigrafiche che hanno portato alla formazione dell’attuale corpus di iscrizioni falische, la gran parte del quale si è delineato tra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo, ma che è stato incrementato negli ultimi anni da poche ma significative acquisizioni; in seguito si discutono le principali ipotesi sulla posizione genetica del falisco, caratterizzate da un lungo e vivace dibattito nella storia degli studi sull’ager faliscus. Il nucleo centrale della ricerca è rappresentato da uno studio sistematico della documentazione falisca che è stato possibile esaminare per via autoptica nei principali musei dove è confluito, a cominciare dal XIX secolo, il materiale archeologico proveniente dall’ager faliscus: il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, nato a fine Ottocento proprio come “Museo Falisco”, il Museo Archeologico dell’Agro Falisco di Civita Castellana – Forte Sangallo e il Museo Civico di Viterbo. L’indagine si pone come limite, ma anche come metodologia di ricerca, di studiare e analizzare nel dettaglio solo il materiale oggetto di autopsia, offendo poi i possibili rimandi, collegamenti e proposte in relazione anche alle iscrizioni che, per le più svariate ragioni, ma principalmente per la dispersione e l’irreperibilità di molti reperti, non è stato possibile esaminare direttamente. Tra gli obiettivi della ricerca c’è anche quello di colmare una lacuna decennale nella bibliografia sugli studi falisci, ovvero la mancanza di una documentazione fotografica e di apografi aggiornati, che possano essere di supporto a qualsiasi ricostruzione linguistica. Rispetto al corpus noto dalla bibliografia, sono state studiate direttamente 44 iscrizioni sulle circa 300 complessive: una percentuale rilevante dal punto di vista qualitativo, dal momento che centinaia di iscrizioni risultano disperse o irreperibili da decenni (alcune addirittura da poco dopo la pubblicazione dei primi editori oppure nel CIE). Per ognuna delle iscrizioni esaminate, viene offerta una documentazione fotografica il più possibile completa e un’analisi linguistica sistematica. Le 44 iscrizioni esaminate coprono l’intero arco della cronologia relativa al corpus falisco, partendo dalla più antica testimonianza della metà del VII secolo a.C., la cosiddetta “iscrizione di Cerere”, fino alla più recente iscrizione che mostra ancora caratteri locali, ovvero la cosiddetta “lamina di Minerva” o “di Lars Cotena”, della fine del III secolo. Elementi di novità e di stimolo a future ricerche sono giunti dall’analisi di iscrizioni appartenenti a ciascuna fase cronologica. Dallo studio del nucleo di testi più antichi sono emerse alcune ipotesi di lettura e ricostruzione relativi all’iscrizione di Cerere e una nuova lettura di un segmento problematico del “quton di Uoltenos”. Alla fase intermedia pertiene la rilettura della duplice iscrizione “di Ulties”, in cui la seconda forma presente, lungamente interpretata come anni, dal CIE in poi, e da sempre inserita nel novero delle Besitzerinschriften quale genitivo singolare dei temi in –o, è probabilmente da reinterpretare come forma onomastica di derivazione etrusca o come ulteriore testimonianza sul suolo italico del culto della divinità greca »j. Alla fase più recente della documentazione appartiene una reinterpretazione complessiva di alcune caratteristiche della “lamina di Minerva”, che contiene una serie di fenomeni arcaizzanti dal punto di vista scrittorio, fonetico e morfologico.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/291867
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