L’obiettivo di questa ricerca è di esplorare le funzioni narrative, sociali, estetiche ed esistenziali dei giochi e del ‘ludico’ nella narrativa breve di Toni Cade Bambara (1939-1995), Grace Paley (1922-2007) e Rita Ciresi (1961-); le raccolte di racconti incluse nel mio corpus sono rispettivamente Gorilla, My Love (1972), le Collected Stories (pubblicate in un unico volume nel 1994, ma edite a partire dal 1959) e Sometimes I Dream in Italian (2000). Questo studio indaga la ricorrenza del gioco e del ‘ludico’ come elementi tematici nelle tre raccolte, interrogandosi sulla loro funzione testuale; al contempo, viene perseguito l’obiettivo di misurare la portata socio-politica del gioco e del ‘ludico’ nella narrativa di queste tre autrici, interpretando entrambi come una precisa scelta poetica veicolante posizioni politiche. Nella mia trattazione, le riflessioni teoriche sul gioco vengono impiegate come strumento critico per decodificare le rappresentazioni e le funzioni del gioco e del ‘ludico’ nella narrazione; questa tensione interpretativa non si esaurisce entro i margini del testo, relativamente ai racconti del corpus da me selezionato, ma individua una strategia estetica intenzionalmente adottata da Toni Cade Bambara, Grace Paley e Rita Ciresi, che connette la ‘ludicità’ nel testo alle loro posizioni autoriali e a delle politiche testuali dirompenti, con risultati differenti a seconda dell’autrice. Nell’applicare la lente critica della teoria del gioco e del ‘ludico’ in stretta correlazione coi nuclei discorsivi della classe, della razza/etnicità e del genere, la mia proposta si pone in una prospettiva intersezionale. Applicando la teoria del gioco ad un corpus di testi differente da quelli finora considerati dalla critica letteraria, l’ipotesi che la mia ricerca elabora è che il tema ricorrente del gioco/‘ludico’ sottolinei in modo sistematico e inedito dinamiche di genere, razza e classe fondamentali sia alla narrazione che alla costruzione del testo; al contempo, leggere i testi letterari attraverso la teoria del gioco ridisegna il ruolo di quest’ultimo nella definizione delle complesse relazioni sociali rappresentate nei testi, in quanto elemento derivante da e simultaneamente caratterizzante la cultura, inoltre strettamente connesso a configurazioni estetiche. Quest’operazione mette in luce a livello tematico una ciclica stigmatizzazione e frustrazione dei giochi e del ‘ludico’ sia nelle loro premesse che nei loro esiti, che vengono prescrittivamente manipolati e ricondotti ad una serie di regole, ruoli, forme di interazione, stili precostituiti; eppure, i racconti rivelano come il gioco e, soprattutto, il ‘ludico’ posseggano una carica destrutturante e rivoluzionaria talvolta latente, talvolta consapevolmente impiegata dai protagonisti e dalle protagoniste. La scelta della narrativa breve di autrici come corpus d’elezione per questa ricerca è stata operata in virtù del fatto che la condensazione semantica della forma racconto porta inevitabilmente in primo piano le dinamiche ludiche ed evidenzia la performatività del sistema sociale, esperita con particolare asprezza dai personaggi femminili, che tuttavia si distinguono come referenti primarie di istanze ludiche nella narrazione. Esse emergono così come creatrici di esperienze ludiche, frequentemente imbrigliate in una codificazione delle stesse preesistente e frustrante, contro la quale riescono comunque ad elaborare una prospettiva originale, non irreggimentata e foriera di potenziali destabilizzazioni/sovversioni dei tradizionali paradigmi del gioco e del ‘ludico’. In particolare, oltre alla comune identità etnica non WASP, le tre autrici su cui la mia analisi si concentra condividono un vissuto sociale working class, la presenza assidua di elementi autobiografici (seppur indiretti) all’interno della narrazione e la rappresentazione di protagoniste ricorrenti nei racconti. Fattori quali l’etnicità, l’estrazione sociale e l’appartenenza culturale esercitano un impatto significativo sulla tematizzazione del gioco e del ‘ludico’ nei testi e sulla interpretazione critica di essi; tuttavia, queste differenze sono da considerarsi come aspetti arricchenti delle esperienze di gioco e ludiche, che agiscono da minimo comune denominatore in tutte le esperienze umane, quantomeno in potenza. È indubbio che gli anni Sessanta del Novecento si siano configurati, negli Stati Uniti, come un momento di grande risalto per il gioco ed il ‘ludico’, seguito da decenni di valutazione retrospettiva di quell’esperienza. Nel periodo in questione, la spinta controculturale è stata definita da un lato da un’accezione ludica e dall’altro da un radicalismo politico e culturale senza precedenti: Toni Cade Bambara e Grace Paley sono, per concomitanza biografica, tra le protagoniste di questo importante attivismo estetico, culturale e politico, che si riflette nella scrittura di entrambe. La raccolta di Rita Ciresi, pubblicata nel 2000, entra invece ‘in gioco’ in un momento in cui questa ludicità culturale ed estetica sembra essersi fortemente ridimensionata; eppure, questo dato risulta significativo per indagare la temperie sociale e culturale statunitense che segue gli anni Sessanta e Settanta, caratterizzata da una generale percezione di ‘raggiungimento dell’obiettivo’ delle battaglie per i diritti civili e da un ripiegamento su posizioni individualistiche. In tal senso, le tre raccolte di Bambara, Paley e Ciresi vengono considerate come tre punti di osservazione da cui esaminare la trasformazione della categoria ludica, così da valutarne mutamenti etici, formali ed estetici. Questo studio si divide in due parti: la prima effettua una ricognizione teorica sullo studio del gioco nei campi della filosofia, dell’antropologia e della sociologia, e la seconda approfondisce le ricadute di questa speculazione teorica nei testi letterari scelti; la sezione conclusiva approfondisce il nesso tra le pratiche trasgressive messe in atto per sottrarsi agli esiti precodificati del gioco e del ‘ludico’ a livello intradiegetico e la dimensione extratestuale, identificata nelle strategie autoriali di Toni Cade Bambara, Grace Paley e Rita Ciresi. Nel primo capitolo vengono esaminati gli studi che hanno inteso il gioco come cultura, identificando i due come interdipendenti; nel secondo vengono illustrate le trattazioni che interpretano il gioco come metafora della società e, in alcuni casi, della vita stessa. Il terzo capitolo è dedicato alla categoria che identifica le connessioni tra gioco ed estetica, mentre l’ultima sezione di questa prima parte della tesi passa in rassegna i testi critici dedicati all’indagine sulle relazioni tra gioco e letteratura. La seconda parte della tesi indaga le rappresentazioni e le dinamiche di gioco/del ‘ludico’ nei racconti delle specifiche autrici incluse nel corpus. Il quinto, il sesto ed il settimo capitolo accolgono le analisi testuali sui giochi rispettivamente in Gorilla, My Love, nelle Collected Stories e in Sometimes I Dream in Italian: la lettura delle rappresentazioni e delle funzioni del gioco si snoda attraverso tre concetti che condensano e attivano l’interpretazione dei giochi nei racconti, rispettivamente quella dell’eterotopia, del guastafeste e della soglia. L’ottavo capitolo analizza la tematizzazione del ‘ludico’ in tutte e tre le raccolte, argomentando la connessione di esso con la creazione artistica e la sua funzione trascendentale/trasgressiva, sia a livello tematico che extratestuale. Quest’ultima viene esplorata nel dettaglio nella sezione conclusiva di questo studio, distinguendo il tipo di politiche testuali trasgressive attive in Bambara, Paley e Ciresi ed identificandole rispettivamente nel legame con la teoria femminista e nazionalista nera, nell’attivismo politico come tema narrativo e nello sperimentalismo letterario, ed infine nell’impiego dell’ironia come atto performativo di autodeterminazione.

The aim of this research is to explore the narrative, social, aesthetic and existential functions of games and play in the short fiction of Toni Cade Bambara (1939-1995), Grace Paley (1922-2007) and Rita Ciresi (1961-); the short story collections included in my corpus are respectively Gorilla, My Love (1972), the Collected Stories (which appeared in a single volume in 1994, but were published individually since 1959) and Sometimes I Dream in Italian (2000). This study investigates the recurrence of games and play as thematic elements in the three collections, exploring their textual function; simultaneously, my analysis intends to gauge the socio-political significance of games and play in the fiction of these three authors, interpreting both as a deliberate poetic choice conveying political positions. In my study, theoretical reflections on play are employed as a critical tool to delve into the representations and functions of games and play in narrative; in the corpus I selected, this interpretive tension is not exhausted within the margins of the text, but it unveils an aesthetic strategy intentionally employed by the three authors. Such approach connects ‘playfulness’ in the narrative to Toni Cade Bambara, Grace Paley, and Rita Ciresi’s authorial positions and disruptive textual politics, with different results depending on each author. In my analysis, I adopt an intersectional perspective, by reading the discursive elements of class, race/ethnicity and gender through the critical lens of play theory. By applying play theory to a body of works different from those hitherto considered by literary criticism, my research posits that the recurrent theme of games/play foregrounds gender, race and class dynamics in systematic and unprecedented ways in both the narrative and the textual construction; at the same time, reading literary texts through play theory redefines the role of play (as an element stemming from/characterizing culture, which is also intimately connected to aesthetic configurations) in defining the complex social dynamics portrayed in the texts. On a thematic level, this operation highlights a cyclic stigmatization and frustration of games and play both in their premises and in their outcomes, the latter being prescriptively manipulated and inscribed in a set of normalizing rules and roles, controlled forms of interaction, conventional styles; yet, the short stories reveal how games and, above all, play possess a destabilizing and revolutionary potential – sometimes latent, sometimes deliberately employed by the protagonists. The corpus selected for this research – short fiction written by women – has been chosen in view of the fact that the semantic condensation of the short story form inevitably brings the narrative elements of games and play to the fore, thus highlighting the performativity of the social system, which is experienced with particular harshness by the female characters in the stories. In fact, in such narratives women are the ones who mostly convey ludic paradigms, being at once creators of play experiences and trapped in the prescribed roles typical of traditional configurations of games and play: they experience frustration and powerlessness resulting from being part of/playing the game, yet at the same time they identify potentially disruptive ways out in the inherently subversive features of play itself. My research also takes into account the different ethnicities, social backgrounds, and cultural belonging of each individual author: such elements significantly impact the narrative representation of games and play in the texts and their subsequent critical interpretation. Nevertheless, these differences are to be considered as an enriching factor embedded in play, which is in itself a unifying experience, as it is (at least potentially) present in everyone’s life. It may be argued that in the last decades of the twentieth century a quintessential ludic attitude invades the cultural and political life of the United States in unparalleled ways, with movements such as the Hippies and the Merry Pranksters; this vibrance reverberates in the intensification in the arts and culture of a politically engaged sensibility, which actively questions the status quo and promotes crucial cultural change. The same time span and social context also witness the inception and the spread of the second wave and third wave feminisms: such movements and the cultural turmoil of that historical moment inform and undergird the militant poetics of Bambara and Paley, and are retrospectively explored in the role they play in Ciresi’s short fiction. From this angle, the three collections by Bambara, Paley and Ciresi are considered as three points of observation from which to examine the transformation of the category of play, in order to assess its ethical, formal and aesthetic evolution. In the first part of my dissertation, I provide a clarification of the difference between the notions of ‘game’ and ‘play’: the first is regulated by norms and tends to be competitive, whereas the latter refers rather to the players’ performance, and the pleasure that stems from it. A larger section is then devoted to an exploration of the state of the art in play theory, mainly in the fields of philosophy, anthropology and sociology; the investigation is carried out looking at games and play and their interpretation, respectively, as cultural, aesthetic and metaphorical elements. Subsequently, I illustrate the critical texts devoted to the investigation of the relationship between games/play and literature. The second part of my study focuses on the close readings of the stories, which are examined in two separate sections. The first one deals with the representation and actualization of games in Toni Cade Bambara’s, Grace Paley’s and Rita Ciresi’s collections in three different chapters, through three concepts that activate the interpretation of games in the stories (respectively heterotopia, the spoilsport and the threshold). The second section analyzes play in its aesthetic and possibly revolutionary connotations, considering the three collections in a comprehensive chapter. In the final part of my study, I focus on the connection between the transgressive practices adopted to avoid the predetermined outcomes of games and play at the intradiegetic level and the extratextual dimension, identified in the authorial strategies of Toni Cade Bambara, Grace Paley and Rita Ciresi. Such disruptive textual politics are identified, respectively, with Toni Cade Bambara’s involvement in feminist theory and black nationalism, Grace Paley’s literary experimentalism and narrative portrayal of political activism, and finally Rita Ciresi’s use of irony as a performative act of self-determination.

Fuori e dentro il gioco. I giochi e il ‘ludico’ nei racconti di Toni Cade Bambara, Grace Paley e Rita Ciresi / DI MAIO, Cristina. - CD-ROM. - (2021).

Fuori e dentro il gioco. I giochi e il ‘ludico’ nei racconti di Toni Cade Bambara, Grace Paley e Rita Ciresi

Di Maio Cristina
2021-01-01

Abstract

The aim of this research is to explore the narrative, social, aesthetic and existential functions of games and play in the short fiction of Toni Cade Bambara (1939-1995), Grace Paley (1922-2007) and Rita Ciresi (1961-); the short story collections included in my corpus are respectively Gorilla, My Love (1972), the Collected Stories (which appeared in a single volume in 1994, but were published individually since 1959) and Sometimes I Dream in Italian (2000). This study investigates the recurrence of games and play as thematic elements in the three collections, exploring their textual function; simultaneously, my analysis intends to gauge the socio-political significance of games and play in the fiction of these three authors, interpreting both as a deliberate poetic choice conveying political positions. In my study, theoretical reflections on play are employed as a critical tool to delve into the representations and functions of games and play in narrative; in the corpus I selected, this interpretive tension is not exhausted within the margins of the text, but it unveils an aesthetic strategy intentionally employed by the three authors. Such approach connects ‘playfulness’ in the narrative to Toni Cade Bambara, Grace Paley, and Rita Ciresi’s authorial positions and disruptive textual politics, with different results depending on each author. In my analysis, I adopt an intersectional perspective, by reading the discursive elements of class, race/ethnicity and gender through the critical lens of play theory. By applying play theory to a body of works different from those hitherto considered by literary criticism, my research posits that the recurrent theme of games/play foregrounds gender, race and class dynamics in systematic and unprecedented ways in both the narrative and the textual construction; at the same time, reading literary texts through play theory redefines the role of play (as an element stemming from/characterizing culture, which is also intimately connected to aesthetic configurations) in defining the complex social dynamics portrayed in the texts. On a thematic level, this operation highlights a cyclic stigmatization and frustration of games and play both in their premises and in their outcomes, the latter being prescriptively manipulated and inscribed in a set of normalizing rules and roles, controlled forms of interaction, conventional styles; yet, the short stories reveal how games and, above all, play possess a destabilizing and revolutionary potential – sometimes latent, sometimes deliberately employed by the protagonists. The corpus selected for this research – short fiction written by women – has been chosen in view of the fact that the semantic condensation of the short story form inevitably brings the narrative elements of games and play to the fore, thus highlighting the performativity of the social system, which is experienced with particular harshness by the female characters in the stories. In fact, in such narratives women are the ones who mostly convey ludic paradigms, being at once creators of play experiences and trapped in the prescribed roles typical of traditional configurations of games and play: they experience frustration and powerlessness resulting from being part of/playing the game, yet at the same time they identify potentially disruptive ways out in the inherently subversive features of play itself. My research also takes into account the different ethnicities, social backgrounds, and cultural belonging of each individual author: such elements significantly impact the narrative representation of games and play in the texts and their subsequent critical interpretation. Nevertheless, these differences are to be considered as an enriching factor embedded in play, which is in itself a unifying experience, as it is (at least potentially) present in everyone’s life. It may be argued that in the last decades of the twentieth century a quintessential ludic attitude invades the cultural and political life of the United States in unparalleled ways, with movements such as the Hippies and the Merry Pranksters; this vibrance reverberates in the intensification in the arts and culture of a politically engaged sensibility, which actively questions the status quo and promotes crucial cultural change. The same time span and social context also witness the inception and the spread of the second wave and third wave feminisms: such movements and the cultural turmoil of that historical moment inform and undergird the militant poetics of Bambara and Paley, and are retrospectively explored in the role they play in Ciresi’s short fiction. From this angle, the three collections by Bambara, Paley and Ciresi are considered as three points of observation from which to examine the transformation of the category of play, in order to assess its ethical, formal and aesthetic evolution. In the first part of my dissertation, I provide a clarification of the difference between the notions of ‘game’ and ‘play’: the first is regulated by norms and tends to be competitive, whereas the latter refers rather to the players’ performance, and the pleasure that stems from it. A larger section is then devoted to an exploration of the state of the art in play theory, mainly in the fields of philosophy, anthropology and sociology; the investigation is carried out looking at games and play and their interpretation, respectively, as cultural, aesthetic and metaphorical elements. Subsequently, I illustrate the critical texts devoted to the investigation of the relationship between games/play and literature. The second part of my study focuses on the close readings of the stories, which are examined in two separate sections. The first one deals with the representation and actualization of games in Toni Cade Bambara’s, Grace Paley’s and Rita Ciresi’s collections in three different chapters, through three concepts that activate the interpretation of games in the stories (respectively heterotopia, the spoilsport and the threshold). The second section analyzes play in its aesthetic and possibly revolutionary connotations, considering the three collections in a comprehensive chapter. In the final part of my study, I focus on the connection between the transgressive practices adopted to avoid the predetermined outcomes of games and play at the intradiegetic level and the extratextual dimension, identified in the authorial strategies of Toni Cade Bambara, Grace Paley and Rita Ciresi. Such disruptive textual politics are identified, respectively, with Toni Cade Bambara’s involvement in feminist theory and black nationalism, Grace Paley’s literary experimentalism and narrative portrayal of political activism, and finally Rita Ciresi’s use of irony as a performative act of self-determination.
2021
33
STUDI LINGUISTICI, FILOLOGICI, LETTERARI
L’obiettivo di questa ricerca è di esplorare le funzioni narrative, sociali, estetiche ed esistenziali dei giochi e del ‘ludico’ nella narrativa breve di Toni Cade Bambara (1939-1995), Grace Paley (1922-2007) e Rita Ciresi (1961-); le raccolte di racconti incluse nel mio corpus sono rispettivamente Gorilla, My Love (1972), le Collected Stories (pubblicate in un unico volume nel 1994, ma edite a partire dal 1959) e Sometimes I Dream in Italian (2000). Questo studio indaga la ricorrenza del gioco e del ‘ludico’ come elementi tematici nelle tre raccolte, interrogandosi sulla loro funzione testuale; al contempo, viene perseguito l’obiettivo di misurare la portata socio-politica del gioco e del ‘ludico’ nella narrativa di queste tre autrici, interpretando entrambi come una precisa scelta poetica veicolante posizioni politiche. Nella mia trattazione, le riflessioni teoriche sul gioco vengono impiegate come strumento critico per decodificare le rappresentazioni e le funzioni del gioco e del ‘ludico’ nella narrazione; questa tensione interpretativa non si esaurisce entro i margini del testo, relativamente ai racconti del corpus da me selezionato, ma individua una strategia estetica intenzionalmente adottata da Toni Cade Bambara, Grace Paley e Rita Ciresi, che connette la ‘ludicità’ nel testo alle loro posizioni autoriali e a delle politiche testuali dirompenti, con risultati differenti a seconda dell’autrice. Nell’applicare la lente critica della teoria del gioco e del ‘ludico’ in stretta correlazione coi nuclei discorsivi della classe, della razza/etnicità e del genere, la mia proposta si pone in una prospettiva intersezionale. Applicando la teoria del gioco ad un corpus di testi differente da quelli finora considerati dalla critica letteraria, l’ipotesi che la mia ricerca elabora è che il tema ricorrente del gioco/‘ludico’ sottolinei in modo sistematico e inedito dinamiche di genere, razza e classe fondamentali sia alla narrazione che alla costruzione del testo; al contempo, leggere i testi letterari attraverso la teoria del gioco ridisegna il ruolo di quest’ultimo nella definizione delle complesse relazioni sociali rappresentate nei testi, in quanto elemento derivante da e simultaneamente caratterizzante la cultura, inoltre strettamente connesso a configurazioni estetiche. Quest’operazione mette in luce a livello tematico una ciclica stigmatizzazione e frustrazione dei giochi e del ‘ludico’ sia nelle loro premesse che nei loro esiti, che vengono prescrittivamente manipolati e ricondotti ad una serie di regole, ruoli, forme di interazione, stili precostituiti; eppure, i racconti rivelano come il gioco e, soprattutto, il ‘ludico’ posseggano una carica destrutturante e rivoluzionaria talvolta latente, talvolta consapevolmente impiegata dai protagonisti e dalle protagoniste. La scelta della narrativa breve di autrici come corpus d’elezione per questa ricerca è stata operata in virtù del fatto che la condensazione semantica della forma racconto porta inevitabilmente in primo piano le dinamiche ludiche ed evidenzia la performatività del sistema sociale, esperita con particolare asprezza dai personaggi femminili, che tuttavia si distinguono come referenti primarie di istanze ludiche nella narrazione. Esse emergono così come creatrici di esperienze ludiche, frequentemente imbrigliate in una codificazione delle stesse preesistente e frustrante, contro la quale riescono comunque ad elaborare una prospettiva originale, non irreggimentata e foriera di potenziali destabilizzazioni/sovversioni dei tradizionali paradigmi del gioco e del ‘ludico’. In particolare, oltre alla comune identità etnica non WASP, le tre autrici su cui la mia analisi si concentra condividono un vissuto sociale working class, la presenza assidua di elementi autobiografici (seppur indiretti) all’interno della narrazione e la rappresentazione di protagoniste ricorrenti nei racconti. Fattori quali l’etnicità, l’estrazione sociale e l’appartenenza culturale esercitano un impatto significativo sulla tematizzazione del gioco e del ‘ludico’ nei testi e sulla interpretazione critica di essi; tuttavia, queste differenze sono da considerarsi come aspetti arricchenti delle esperienze di gioco e ludiche, che agiscono da minimo comune denominatore in tutte le esperienze umane, quantomeno in potenza. È indubbio che gli anni Sessanta del Novecento si siano configurati, negli Stati Uniti, come un momento di grande risalto per il gioco ed il ‘ludico’, seguito da decenni di valutazione retrospettiva di quell’esperienza. Nel periodo in questione, la spinta controculturale è stata definita da un lato da un’accezione ludica e dall’altro da un radicalismo politico e culturale senza precedenti: Toni Cade Bambara e Grace Paley sono, per concomitanza biografica, tra le protagoniste di questo importante attivismo estetico, culturale e politico, che si riflette nella scrittura di entrambe. La raccolta di Rita Ciresi, pubblicata nel 2000, entra invece ‘in gioco’ in un momento in cui questa ludicità culturale ed estetica sembra essersi fortemente ridimensionata; eppure, questo dato risulta significativo per indagare la temperie sociale e culturale statunitense che segue gli anni Sessanta e Settanta, caratterizzata da una generale percezione di ‘raggiungimento dell’obiettivo’ delle battaglie per i diritti civili e da un ripiegamento su posizioni individualistiche. In tal senso, le tre raccolte di Bambara, Paley e Ciresi vengono considerate come tre punti di osservazione da cui esaminare la trasformazione della categoria ludica, così da valutarne mutamenti etici, formali ed estetici. Questo studio si divide in due parti: la prima effettua una ricognizione teorica sullo studio del gioco nei campi della filosofia, dell’antropologia e della sociologia, e la seconda approfondisce le ricadute di questa speculazione teorica nei testi letterari scelti; la sezione conclusiva approfondisce il nesso tra le pratiche trasgressive messe in atto per sottrarsi agli esiti precodificati del gioco e del ‘ludico’ a livello intradiegetico e la dimensione extratestuale, identificata nelle strategie autoriali di Toni Cade Bambara, Grace Paley e Rita Ciresi. Nel primo capitolo vengono esaminati gli studi che hanno inteso il gioco come cultura, identificando i due come interdipendenti; nel secondo vengono illustrate le trattazioni che interpretano il gioco come metafora della società e, in alcuni casi, della vita stessa. Il terzo capitolo è dedicato alla categoria che identifica le connessioni tra gioco ed estetica, mentre l’ultima sezione di questa prima parte della tesi passa in rassegna i testi critici dedicati all’indagine sulle relazioni tra gioco e letteratura. La seconda parte della tesi indaga le rappresentazioni e le dinamiche di gioco/del ‘ludico’ nei racconti delle specifiche autrici incluse nel corpus. Il quinto, il sesto ed il settimo capitolo accolgono le analisi testuali sui giochi rispettivamente in Gorilla, My Love, nelle Collected Stories e in Sometimes I Dream in Italian: la lettura delle rappresentazioni e delle funzioni del gioco si snoda attraverso tre concetti che condensano e attivano l’interpretazione dei giochi nei racconti, rispettivamente quella dell’eterotopia, del guastafeste e della soglia. L’ottavo capitolo analizza la tematizzazione del ‘ludico’ in tutte e tre le raccolte, argomentando la connessione di esso con la creazione artistica e la sua funzione trascendentale/trasgressiva, sia a livello tematico che extratestuale. Quest’ultima viene esplorata nel dettaglio nella sezione conclusiva di questo studio, distinguendo il tipo di politiche testuali trasgressive attive in Bambara, Paley e Ciresi ed identificandole rispettivamente nel legame con la teoria femminista e nazionalista nera, nell’attivismo politico come tema narrativo e nello sperimentalismo letterario, ed infine nell’impiego dell’ironia come atto performativo di autodeterminazione.
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