L’analisi propone un approccio tematico al romanzo Stati di grazia di Davide Orecchio. Il testo si focalizza sulla vita di alcuni uomini e donne che hanno cercato di opporsi alla dittatura argentina degli anni Settanta. L’esito della lotta è stato per molti di loro drammatico e tragico; per chi invece è sopravvissuto si è aperta la strada di un malinconico esilio. Alcune griglie interpretative derivate da Freud e Benjamin, legate alla riflessione sul trauma e alla figura del ‘rimuginatore’, consentono di delineare un paradigma vittimario che si esplica una fenomenologia dell’atto mancato e nel blocco, sostituita da una zona grigia esistenziale statica e inerte. A scandire il romanzo sono così il dolore della sconfitta, l’invadenza e il peso della memoria, la tendenza compensatoria al racconto e il desiderio regressivo di accudimento. Metafora di questo universo malinconico e centripeto diviene un atto linguistico tipico dei personaggi del testo, cioè l’elenco di cose, oggetti e situazioni, una pratica residuale che ha perso intenzionalità attiva e rappresenta ormai solo l’archivio delle occasioni perse e delle difficoltà del presente.
Delirio di immobilità. Gli Stati di grazia di Davide Orecchio
Andrea Rondini
2018-01-01
Abstract
L’analisi propone un approccio tematico al romanzo Stati di grazia di Davide Orecchio. Il testo si focalizza sulla vita di alcuni uomini e donne che hanno cercato di opporsi alla dittatura argentina degli anni Settanta. L’esito della lotta è stato per molti di loro drammatico e tragico; per chi invece è sopravvissuto si è aperta la strada di un malinconico esilio. Alcune griglie interpretative derivate da Freud e Benjamin, legate alla riflessione sul trauma e alla figura del ‘rimuginatore’, consentono di delineare un paradigma vittimario che si esplica una fenomenologia dell’atto mancato e nel blocco, sostituita da una zona grigia esistenziale statica e inerte. A scandire il romanzo sono così il dolore della sconfitta, l’invadenza e il peso della memoria, la tendenza compensatoria al racconto e il desiderio regressivo di accudimento. Metafora di questo universo malinconico e centripeto diviene un atto linguistico tipico dei personaggi del testo, cioè l’elenco di cose, oggetti e situazioni, una pratica residuale che ha perso intenzionalità attiva e rappresenta ormai solo l’archivio delle occasioni perse e delle difficoltà del presente.File | Dimensione | Formato | |
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