Primavera d‟incertezza. Mito e malattia della giovinezza in Federigo Tozzi, Alberto Moravia e Vitaliano Brancati

Springtime of uncertainty. Myth and illness of youth in Federigo Tozzi, Alberto Moravia and Vitaliano Brancati Abstract This thesis aims to highlight and clarify which narrative and stylistic techniques Federigo Tozzi, Alberto Moravia and Vitaliano Brancati employed to call into question the public myth of youth. This complex, long-standing myth has its roots in 18th century Europe and endures throughout the Romanticism of the Risorgimento period with no substantial variations, and in fact constant resurgences and reaffirmations, thanks to nationalist interventionism and to historical avant-gardes; it eventually reaches its climax with the concept of “primavera di bellezza”, springtime of beauty, brought forth by the Italian fascist movement, self-proclaimed bearer of an all-encompassing revolution, in primis a generational one. According to such an enduring myth, youth is not a mere question of age, but rather an anthropological and existential category, almost an absolute. Youth is exalted as the “natural” synonym of renewal and eagerness for the future, thus becoming the symbolic prize to be perpetually sought by those who aspire to leave their mark on History. Thanks to the use and circulation of this myth, a very specific picture of youth begins to solidify. Vitality, prowess, refusal of any imposition, unbridled aggressiveness, self-sacrifice, honor and unconditional braveness are the moral and physical qualities that constitute the symbolic physiognomy of the “real” youth, a portrayal which, not by chance, largely coincides with the Image of man, that is the stereotypical depiction of modern masculine men first studied by George Mosse. In the first part of this work, I will reconstruct the invention of this image of masculine youth through its recurring features, trying to decode the morphology of its myth. In the second part, consisting of three separate chapters dedicated to each of the titular authors and their narrative works, these same features will be considered, via negationis, as the missed appointments and failed trials of the characters created by Tozzi, Moravia and Brancati. In the writers’ works, as different as they are from each other, it is possible to observe a shared concept of youth, built in opposition to that of the public myth. A concept that inspired recurring systems of themes and which could be aptly summarized by the metaphor of illness, meant as a never-ending defect and an irredeemable inability to conform to any given model of behavior. Tozzi’s, Moravia’s and Brancati’s characters could be considered to all intents and purposes as ailing of youth, as embodiment of the overturned myth: the ghosts of what has been excised from History.

Primavera d’incertezza. Mito e malattia della giovinezza in Federigo Tozzi, Alberto Moravia e Vitaliano Brancati Luca Chiurchiù Abstract La tesi si ripropone di enucleare e di evidenziare in quali modi, ossia attraverso quali meccanismi narrativi e stilistici, Federigo Tozzi, Alberto Moravia e Vitaliano Brancati hanno rimesso in discussione il mito pubblico della giovinezza. Un mito stratificato e di lunga durata, che affonda le sue radici nell’Europa del XVIII secolo e che transita, senza sostanziali mutazioni e anzi attraverso continue riemersioni e riconferme, per il romanticismo risorgimentale, per l’interventismo nazionalista e per le avanguardie storiche, raggiungendo il suo apice con la “primavera di bellezza” del fascismo italiano, autoproclamatosi latore di una rivoluzione a tutto campo, e in primo luogo generazionale. Secondo le credenze e le costruzioni discorsive che informano un così longevo mito, la giovinezza non viene più intesa nei termini di una semplice questione anagrafica, ma si configura piuttosto come una categoria antropologica ed esistenziale, quasi assoluta. Essa viene esaltata quale “naturale” sinonimo di rinnovamento e di slancio verso il futuro, divenendo così una posta simbolica continuamente contesa da coloro che aspirano a un posto di rilievo nella Storia. Attraverso la circolazione e lo sfruttamento del mito, viene a cristallizzarsi conseguentemente un’immagine ben precisa del giovane. Vitalità, prestanza, rifiuto delle regole imposte, aggressività spregiudicata, spirito di sacrificio, senso dell’onore e coraggio incondizionato sono le qualità, fisiche e morali, che vanno a costituire la fisionomia simbolica del “vero” giovane. Fisionomia che, non a caso, corrisponde in larga parte a quella dell’Immagine dell’uomo, ossia dell’immagine stereotipica dell’uomo virile, studiata per primo da George Mosse. Nella prima parte del lavoro si ricostruisce l’invenzione di questa immagine della gioventù virile attraverso i suoi tratti costanti, cercando di comprendere quale sia la morfologia del suo mito. Nella seconda parte, divisa in tre capitoli dedicati ai singoli autori e all’analisi puntuale dei loro testi di carattere narrativo, questi stessi tratti vengono considerati, via negationis, come gli appuntamenti mancati, le prove fallite e inevase delle creature letterarie messe in scena da Tozzi, Moravia e Brancati. Nelle opere di questi tre scrittori, pur molto diversi tra loro, è possibile riscontrare una simile concezione della giovinezza, opposta rispetto a quella del mito pubblico. Una concezione da cui si irradiano dei ricorrenti sistemi tematici e che può essere ben sintetizzata dalla metafora della malattia, intesa come uno stadio di perenne difetto e di irredimibile incapacità di adeguarsi a un modello di comportamento. I personaggi di Tozzi, Moravia e Brancati possono essere considerati a tutti gli effetti degli ammalati di giovinezza, delle incarnazioni del rovescio del mito: gli spettri del suo rimosso storico.