Il contributo è guidato da un’ipotesi di fondo, secondo cui, per poter riconoscere, esplicitare e utilizzare le ricadute etiche delle narrazioni collettive entro una prospettiva che ne valorizzi la portata storico-ermeneutica, è necessario distinguere almeno due differenti tipologie di racconto: l’una semplificante e banalizzante, facile da comprendere e da diffondere, e l’altra che tenta di restituire la complessità delle storie e delle loro intersezioni, tenendo conto della co-autorialità, della pluralità delle prospettive e delle interpretazioni, alla luce di una comprensione del sé e dei legami permeabile all’alterità. Sottesa alla distinzione tra due tipologie di narrazione, sta una differenza tra due modalità di percepire il vissuto emotivo altrui, che presuppone una costellazione concettuale problematica e tutt’altro che condivisa dalla tradizione filosofica e che, tuttavia, trova in Kant una chiara formulazione all’insegna della differenza tra immediatezza e mediazione. se per un verso le narrazioni semplificanti suscitano empatia e si consolidano grazie a essa assolutizzandone i tratti di immediatezza, per altro verso le narrazioni complesse sono legate alla capacità di orientare la compassione verso la solidarietà in una dimensione universalistica. La narrazione, in tal senso, può svolgere un ruolo fondamentale per testimoniare la vulnerabilità umana e per attivare una risposta etica dinanzi a essa, riconoscendo anzitutto la voce dell’alterità, anche quando invisibile o espressa in modo frammentario e incoerente rispetto al contesto.

Semplificazione e narrazioni complesse tra empatia e compassione

S. Pierosara
2020-01-01

Abstract

Il contributo è guidato da un’ipotesi di fondo, secondo cui, per poter riconoscere, esplicitare e utilizzare le ricadute etiche delle narrazioni collettive entro una prospettiva che ne valorizzi la portata storico-ermeneutica, è necessario distinguere almeno due differenti tipologie di racconto: l’una semplificante e banalizzante, facile da comprendere e da diffondere, e l’altra che tenta di restituire la complessità delle storie e delle loro intersezioni, tenendo conto della co-autorialità, della pluralità delle prospettive e delle interpretazioni, alla luce di una comprensione del sé e dei legami permeabile all’alterità. Sottesa alla distinzione tra due tipologie di narrazione, sta una differenza tra due modalità di percepire il vissuto emotivo altrui, che presuppone una costellazione concettuale problematica e tutt’altro che condivisa dalla tradizione filosofica e che, tuttavia, trova in Kant una chiara formulazione all’insegna della differenza tra immediatezza e mediazione. se per un verso le narrazioni semplificanti suscitano empatia e si consolidano grazie a essa assolutizzandone i tratti di immediatezza, per altro verso le narrazioni complesse sono legate alla capacità di orientare la compassione verso la solidarietà in una dimensione universalistica. La narrazione, in tal senso, può svolgere un ruolo fondamentale per testimoniare la vulnerabilità umana e per attivare una risposta etica dinanzi a essa, riconoscendo anzitutto la voce dell’alterità, anche quando invisibile o espressa in modo frammentario e incoerente rispetto al contesto.
2020
Vita e Pensiero
Internazionale
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