Retrotopia, il titolo di una recente opera di Bauman, evoca l’idea di un’età della nostalgia nella quale il futuro è demonizzato ed è affrontata un’opinabile rivalutazione del passato. Questo tipo di utopia al contrario deriva dalla negazione della classica utopia ed è basata sull’insuperabile rischiosità di ogni decisione e delle incognite che questa comporta nel tentativo di conciliare, nella società postmoderna, la sicurezza e la libertà individuale. La privatizzazione e l’individualizzazione dell’idea di progresso, caratteristiche della modernità liquida, conducono alla riconsiderazione del modello della comunità tribale, al ritorno alla concezione di un io primordiale, all’abbandono della nozione di ordine civile come contesto regolato da princìpi non negoziabili e, infine, alla giustificazione di un diritto di gruppo, frequentemente identificato con la nazione. L’attestazione di una filosofia e di una politica manageriale pone, inoltre, le basi per il ritorno al paradigma della tribù e della lotta tra tribù estranee che esistono e sopravvivono per differenza, nel reciproco rimando negativo. L’ottimistica utopia della modernità si specifica allora, nella società complessa, come retrotopia diffidente e rassegnata, indicante la strada di un narcisistico ritorno al grembo materno.

Retrotopia. L'utopia che guarda al passato.

Arianna Maceratini
2018-01-01

Abstract

Retrotopia, il titolo di una recente opera di Bauman, evoca l’idea di un’età della nostalgia nella quale il futuro è demonizzato ed è affrontata un’opinabile rivalutazione del passato. Questo tipo di utopia al contrario deriva dalla negazione della classica utopia ed è basata sull’insuperabile rischiosità di ogni decisione e delle incognite che questa comporta nel tentativo di conciliare, nella società postmoderna, la sicurezza e la libertà individuale. La privatizzazione e l’individualizzazione dell’idea di progresso, caratteristiche della modernità liquida, conducono alla riconsiderazione del modello della comunità tribale, al ritorno alla concezione di un io primordiale, all’abbandono della nozione di ordine civile come contesto regolato da princìpi non negoziabili e, infine, alla giustificazione di un diritto di gruppo, frequentemente identificato con la nazione. L’attestazione di una filosofia e di una politica manageriale pone, inoltre, le basi per il ritorno al paradigma della tribù e della lotta tra tribù estranee che esistono e sopravvivono per differenza, nel reciproco rimando negativo. L’ottimistica utopia della modernità si specifica allora, nella società complessa, come retrotopia diffidente e rassegnata, indicante la strada di un narcisistico ritorno al grembo materno.
2018
EUT. Edizioni Università di Trieste
Nazionale
http://hdl.handle.net/10077/22634
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