The history of the Alps is a very interesting example to examine the government of commons from the early modern period to the nineteenth century, in particular in the Brescia area but also, in similar forms, in mountain territories of the Venetian Republic and Northern Italy. In the ancient social organization, this government was entrusted to an assembly of each village (called vicinia) and formed by the “original” inhabitants (originari), i.e. members of the families living from time immemorial, and “new original” inhabitants (nuovi originari), later admitted to the assembly. Starting from Germanists and Marxist analysis, historical studies on village communities have shown that this system was not a primitive communism, but a relationship between public and private spheres, in a difficult but effective balance of power. The aim of this work, within the framework described, is to understand how the vicinia managed the common resources with a great capacity to protect the environment and guarantee important elements of democracy, then compromised by the economic modernization.

Il contributo affronta, anche sulla base di una documentazione originale, un caso significativo di governo del territorio e di gestione dei beni comuni nell’area alpina della Lombardia e di Brescia. Tra le diverse forme che il fenomeno ha conosciuto, viene presa in esame la “Vicinia” della Valle Camonica, dall’età veneta a quella contemporanea, analizzando in particolare il momento di svolta rappresentato dalla Rivoluzione francese e dai suoi esiti sul piano locale. Qui se ne ripercorrono le vicende, dalla legislazione cisalpina – in un quadro culturale e politico che mette in campo varie ipotesi di soluzione – all’approdo uniformante del decreto del 1806 che porta alla liquidazione dei beni delle “Vicinie” stesse, dopo una discussione al Consiglio di Stato che pure non era stata priva di aperture. Dal confronto con la storiografia – dai classici ottocenteschi al dibattito recente sui Commons e agli studi su analoghe esperienze – emergono le peculiarità di un sistema rivolto ad assicurare alle terre alte un equilibrio, poi messo in crisi dai nuovi scenari della modernità politica ed economica. L’età napoleonica segna appunto la fine, per l’intero mondo alpino e in generale per la montagna europea, delle antiche autonomie delle valli e delle singole comunità, autonomie non solo amministrative, ma anche sociali nel senso più ampio, interrotte dal modello di Stato che trova nella legislazione napoleonica il suo momento di affermazione, mutando radicalmente il precedente sistema di rapporti con l’insieme dei corpi intermedi. Si tratta di un grande fenomeno di trasformazione che ha accompagnato la nascita dello Stato moderno suscitando resistenze e contraddizioni, pur facendo leva su problemi interni dell'assetto precedente. Le “Vicinie” erano state appunto segnate dai contrasti prima fra "originari" e "forestieri" e poi fra "antichi" e "nuovi originari", dispute che solo a fatica il governo veneto era riuscito a contenere, ma quella sorta democrazia alpina fatta di assemblee al tocco di campana, certo con molti limiti, era stata in grado di assicurare un uso comune delle risorse, una sostenibilità ambientale e una rete di integrazione sociale.

Commons in Alpine Lombardy. The case of Brescia

Edoardo Bressan
2018-01-01

Abstract

The history of the Alps is a very interesting example to examine the government of commons from the early modern period to the nineteenth century, in particular in the Brescia area but also, in similar forms, in mountain territories of the Venetian Republic and Northern Italy. In the ancient social organization, this government was entrusted to an assembly of each village (called vicinia) and formed by the “original” inhabitants (originari), i.e. members of the families living from time immemorial, and “new original” inhabitants (nuovi originari), later admitted to the assembly. Starting from Germanists and Marxist analysis, historical studies on village communities have shown that this system was not a primitive communism, but a relationship between public and private spheres, in a difficult but effective balance of power. The aim of this work, within the framework described, is to understand how the vicinia managed the common resources with a great capacity to protect the environment and guarantee important elements of democracy, then compromised by the economic modernization.
2018
EDAP/Algelo Pontecorboli Editore
Il contributo affronta, anche sulla base di una documentazione originale, un caso significativo di governo del territorio e di gestione dei beni comuni nell’area alpina della Lombardia e di Brescia. Tra le diverse forme che il fenomeno ha conosciuto, viene presa in esame la “Vicinia” della Valle Camonica, dall’età veneta a quella contemporanea, analizzando in particolare il momento di svolta rappresentato dalla Rivoluzione francese e dai suoi esiti sul piano locale. Qui se ne ripercorrono le vicende, dalla legislazione cisalpina – in un quadro culturale e politico che mette in campo varie ipotesi di soluzione – all’approdo uniformante del decreto del 1806 che porta alla liquidazione dei beni delle “Vicinie” stesse, dopo una discussione al Consiglio di Stato che pure non era stata priva di aperture. Dal confronto con la storiografia – dai classici ottocenteschi al dibattito recente sui Commons e agli studi su analoghe esperienze – emergono le peculiarità di un sistema rivolto ad assicurare alle terre alte un equilibrio, poi messo in crisi dai nuovi scenari della modernità politica ed economica. L’età napoleonica segna appunto la fine, per l’intero mondo alpino e in generale per la montagna europea, delle antiche autonomie delle valli e delle singole comunità, autonomie non solo amministrative, ma anche sociali nel senso più ampio, interrotte dal modello di Stato che trova nella legislazione napoleonica il suo momento di affermazione, mutando radicalmente il precedente sistema di rapporti con l’insieme dei corpi intermedi. Si tratta di un grande fenomeno di trasformazione che ha accompagnato la nascita dello Stato moderno suscitando resistenze e contraddizioni, pur facendo leva su problemi interni dell'assetto precedente. Le “Vicinie” erano state appunto segnate dai contrasti prima fra "originari" e "forestieri" e poi fra "antichi" e "nuovi originari", dispute che solo a fatica il governo veneto era riuscito a contenere, ma quella sorta democrazia alpina fatta di assemblee al tocco di campana, certo con molti limiti, era stata in grado di assicurare un uso comune delle risorse, una sostenibilità ambientale e una rete di integrazione sociale.
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