The adolescental passage must face new dilemmas in our time: on the one hand, young people have the full availability of their creative resources to be used for self-realization; on the other hand, they seem to be immersed in a widespread sense of uselessness, of sadness, of indifference, of a planning void, of ineducability, of withdrawal into themselves, of narcissistic solipsism. These trends are to be correlated with the growth of technical and competitive organization in our societies: the obedience to automatisms exasperates, and at the same time, divest project planning, producing not only hypercompeti-tiveness, but also renunciation to compete; interfering with that opening, even dreamy and utopian, towards a better future that represents the true driving force of the young person in the direction of adult life. The counseling center offers itself as a listening center which, through team work, tries to provide not only a technical listening, but also anthropologically careful to the intersec-tions between person, social context and planning dimension. In this regard, some cases will be briefly discussed in this paper, in which the withdrawal into themselves appears a relational and an identity construction modality to-day’s increasingly present.

Il transito adolescenziale deve affrontare nella nostra epoca nuovi dilemmi: da un lato, i giovani hanno la piena disponibilità delle proprie risorse creative da utilizzare per l’autorealizzazione; dall’altro lato, sembrano immersi in un diffuso senso di inutilità, di tristezza , di indifferenza, di disimpegno, di vuoto progettuale, di ineducabilità, di ritiro, di solipsismo narcisistico. Queste tendenze sono da correlare con il crescere nella società occidentale dell’organizzazione tecnica e competitiva: l’obbedienza ad automatismi esaspera, ed esautora al contempo, la progettualità, producendo non solo ipercompetitività, ma anche rinuncia a competere; interferendo con quell’apertura, finanche sognante e utopica, verso un futuro migliore che rappresenta la vera forza trainante del giovane in direzione della vita adulta. Il consultorio si offre come centro di ascolto che, tramite il lavoro di équipe, cerca di fornire non solo un ascolto tecnico, ma anche antropologicamente attento alle intersezioni fra persona, contesto sociale e dimensione progettuale. Nel contributo verranno a tale proposito brevemente discussi alcuni casi in cui il ritiro appare come una modalità relazionale e di costruzione dell’identità oggi sempre più presente.

Cosa sognano i giovani, oggi?

Polenta, Stefano
2018-01-01

Abstract

The adolescental passage must face new dilemmas in our time: on the one hand, young people have the full availability of their creative resources to be used for self-realization; on the other hand, they seem to be immersed in a widespread sense of uselessness, of sadness, of indifference, of a planning void, of ineducability, of withdrawal into themselves, of narcissistic solipsism. These trends are to be correlated with the growth of technical and competitive organization in our societies: the obedience to automatisms exasperates, and at the same time, divest project planning, producing not only hypercompeti-tiveness, but also renunciation to compete; interfering with that opening, even dreamy and utopian, towards a better future that represents the true driving force of the young person in the direction of adult life. The counseling center offers itself as a listening center which, through team work, tries to provide not only a technical listening, but also anthropologically careful to the intersec-tions between person, social context and planning dimension. In this regard, some cases will be briefly discussed in this paper, in which the withdrawal into themselves appears a relational and an identity construction modality to-day’s increasingly present.
2018
Ancora
Il transito adolescenziale deve affrontare nella nostra epoca nuovi dilemmi: da un lato, i giovani hanno la piena disponibilità delle proprie risorse creative da utilizzare per l’autorealizzazione; dall’altro lato, sembrano immersi in un diffuso senso di inutilità, di tristezza , di indifferenza, di disimpegno, di vuoto progettuale, di ineducabilità, di ritiro, di solipsismo narcisistico. Queste tendenze sono da correlare con il crescere nella società occidentale dell’organizzazione tecnica e competitiva: l’obbedienza ad automatismi esaspera, ed esautora al contempo, la progettualità, producendo non solo ipercompetitività, ma anche rinuncia a competere; interferendo con quell’apertura, finanche sognante e utopica, verso un futuro migliore che rappresenta la vera forza trainante del giovane in direzione della vita adulta. Il consultorio si offre come centro di ascolto che, tramite il lavoro di équipe, cerca di fornire non solo un ascolto tecnico, ma anche antropologicamente attento alle intersezioni fra persona, contesto sociale e dimensione progettuale. Nel contributo verranno a tale proposito brevemente discussi alcuni casi in cui il ritiro appare come una modalità relazionale e di costruzione dell’identità oggi sempre più presente.
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