Tra la fine del XVIII secolo e l''inizio del XIX, in quella che Michel Foucault ha chiamato «l'età di Bichat»1, si assiste all'emergere di una nozione che sino a quel momento si può dire non esistesse come tale: il carattere come insieme di tendenze proprie di un singolo individuo. Questa vicenda, di cui si è iniziata a tratteggiare l'evoluzione2, trova probabilmente un suo punto d'emergenza in Rousseau e nella polemica che egli intavola contro l'uguaglianza naturale delle intelligenze professata da Helvétius. Ma affinché il termine «carattere» acquisisca il significato che avrà nella psicologia di fine Ottocento e che in buona misura (benché per lo più soppiantato nel frattempo dalla «personalità») ha ancora per noi, esso deve passare attraverso l'incontro con la nuova scienza medico-fisiologica che si afferma definitivamente solo all'inizio del XIX secolo. Nel presente lavoro si mostra come in quest'epoca si affrontino due diverse concezioni del carattere: la prima, tradizionale, rappresentata da Kant, da Victor Cousin e da quanti alla loro scuola si sono formati (come Elias Regnault, da cui inizierà il nostro percorso), per cui con «carattere» si intende la libertà che rende padroni di sé; la seconda, emergente, rappresentata dai fisiologi e dai primi psichiatri, che vede invece nelle tendenze costitutive del carattere la possibilità di un territorio sottratto all'auto-controllo. Ma si mostra anche che solo dall'imporsi della seconda concezione potrà affermarsi pienamente la nozione moderna di un carattere al contempo naturale e individuale. In questa ricostruzione, due filosofie si profilano come particolarmente significative. La prima è quella di Maine de Biran. La sua figura è centrale perché costituisce in qualche modo l'anello di congiunzione tra la nozione tradizionale e quella moderna, essendo Biran da un lato l'ispiratore del pensiero di Cousin, dall'altro l'anticipatore di alcune istanze fondamentali della psicologia successiva. La seconda figura su cui ci soffermeremo è quella di Schopenhauer, perché l'idea moderna di carattere si afferma in maniera definitiva proprio nel suo pensiero, almeno a partire dal momento in cui esso entra in contatto con le ricerche medico-fisiologiche che trovano proprio in Bichat il loro nume tutelare.
L'affermazione del carattere nell'età di Bichat
paolo godani
2018-01-01
Abstract
Tra la fine del XVIII secolo e l''inizio del XIX, in quella che Michel Foucault ha chiamato «l'età di Bichat»1, si assiste all'emergere di una nozione che sino a quel momento si può dire non esistesse come tale: il carattere come insieme di tendenze proprie di un singolo individuo. Questa vicenda, di cui si è iniziata a tratteggiare l'evoluzione2, trova probabilmente un suo punto d'emergenza in Rousseau e nella polemica che egli intavola contro l'uguaglianza naturale delle intelligenze professata da Helvétius. Ma affinché il termine «carattere» acquisisca il significato che avrà nella psicologia di fine Ottocento e che in buona misura (benché per lo più soppiantato nel frattempo dalla «personalità») ha ancora per noi, esso deve passare attraverso l'incontro con la nuova scienza medico-fisiologica che si afferma definitivamente solo all'inizio del XIX secolo. Nel presente lavoro si mostra come in quest'epoca si affrontino due diverse concezioni del carattere: la prima, tradizionale, rappresentata da Kant, da Victor Cousin e da quanti alla loro scuola si sono formati (come Elias Regnault, da cui inizierà il nostro percorso), per cui con «carattere» si intende la libertà che rende padroni di sé; la seconda, emergente, rappresentata dai fisiologi e dai primi psichiatri, che vede invece nelle tendenze costitutive del carattere la possibilità di un territorio sottratto all'auto-controllo. Ma si mostra anche che solo dall'imporsi della seconda concezione potrà affermarsi pienamente la nozione moderna di un carattere al contempo naturale e individuale. In questa ricostruzione, due filosofie si profilano come particolarmente significative. La prima è quella di Maine de Biran. La sua figura è centrale perché costituisce in qualche modo l'anello di congiunzione tra la nozione tradizionale e quella moderna, essendo Biran da un lato l'ispiratore del pensiero di Cousin, dall'altro l'anticipatore di alcune istanze fondamentali della psicologia successiva. La seconda figura su cui ci soffermeremo è quella di Schopenhauer, perché l'idea moderna di carattere si afferma in maniera definitiva proprio nel suo pensiero, almeno a partire dal momento in cui esso entra in contatto con le ricerche medico-fisiologiche che trovano proprio in Bichat il loro nume tutelare.File | Dimensione | Formato | |
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