L’invenzione della musica presso i Greci è legata al canto delle Muse, mitologema denso e, insieme, inarrivabile arcievento. Ritornare a una vocazione “musaica” della filosofia richiede che il senso di questo dono antico sia portato alla luce. Si tratta di raccogliere i materiali per sviluppare una piccola archeologia della Musa, capace di ripensare l’incontro originario del poeta con le “datrici del canto” attraverso gli strumenti – in buona parte ancora da costruire – di una teoria dell’enunciazione. Costruire tale filosofia dell’enunciazione comporta, per un verso, l’abbandono della centralità della nozione di ‘teoria del significato’ come forma privilegiata per lo studio della verità che è data nel linguaggio. Per altro verso, richiede la riscoperta del suono come corpo e significante che diventa luogo di una relazione indessicale – quella dell’io col suo tu mitico – che ancora abbisogna di chiarimento. Esiodo, Alcmane, la ninfa Eco, le pernici, sono soltanto alcune delle figure che occorre interpellare in questo cammino. La posta in gioco non è solamente la riscoperta di un modo di articolazione in cui voce e lingua convergono ipostatizzandosi, ma anche la sopravvivenza di una civiltà e di una filosofia che rischiano oggi di divenire quasi del tutto insensibili alla Musa, perdute nell’amousìa della lingua senza discorso.
Il dono delle Muse. Mitologemi e pronomi personali nell’enunciazione musicale
LA MATINA, Vincenzo Marcello
2017-01-01
Abstract
L’invenzione della musica presso i Greci è legata al canto delle Muse, mitologema denso e, insieme, inarrivabile arcievento. Ritornare a una vocazione “musaica” della filosofia richiede che il senso di questo dono antico sia portato alla luce. Si tratta di raccogliere i materiali per sviluppare una piccola archeologia della Musa, capace di ripensare l’incontro originario del poeta con le “datrici del canto” attraverso gli strumenti – in buona parte ancora da costruire – di una teoria dell’enunciazione. Costruire tale filosofia dell’enunciazione comporta, per un verso, l’abbandono della centralità della nozione di ‘teoria del significato’ come forma privilegiata per lo studio della verità che è data nel linguaggio. Per altro verso, richiede la riscoperta del suono come corpo e significante che diventa luogo di una relazione indessicale – quella dell’io col suo tu mitico – che ancora abbisogna di chiarimento. Esiodo, Alcmane, la ninfa Eco, le pernici, sono soltanto alcune delle figure che occorre interpellare in questo cammino. La posta in gioco non è solamente la riscoperta di un modo di articolazione in cui voce e lingua convergono ipostatizzandosi, ma anche la sopravvivenza di una civiltà e di una filosofia che rischiano oggi di divenire quasi del tutto insensibili alla Musa, perdute nell’amousìa della lingua senza discorso.File | Dimensione | Formato | |
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