Il totalitarismo fa di un modello un «destino della necessità ». Ciò significa che la realizzazione del modello conferisce senso e ragione all’esistere (destino). Significa anche che l’esistenza percorre una strada a senso unico, senza alternative (necessità). Di questa «storia» il singolo non è mai il soggetto. È, al contrario, funzione e strumento della storia del modello, cioè delle forme e delle condizioni attraverso le quali il modello governa l’esistenza individuale e collettiva. Ma attenzione! A questa storia, che esautora completamente la sua rilevanza in quanto singolo, l’uomo non si ribella. La assume anzi interamente, riconoscendosi un funzionario del sistema e trovando in questo suo status il senso e la ragione della propria esistenza. All’uomo-soggetto, costruito dalla modernità, si sostituisce «l’uomo-massa». E questa realtà si afferma non come fenomeno intellettuale, ma come storia materiale di un popolo. Il totalitarismo, occorre sempre ricordarlo, poggia sul consenso. Esso, almeno per un tempo, si è fatto in Europa cultura, leggi, istituzioni, pensiero dominante, informando interamente i giorni e orientando l’avvenire. Dunque, con il Totalitarismo, appare reale che l’uomo trovi sé stesso e si senta appagato vivendo una condizione che è l’opposto di quanto abitualmente riteniamo appartenga alle aspettative della soggettività. Per accedere al fenomeno storico del Totalitarismo, abbiamo bisogno di una comprensione della realtà nella quale ci sia posto non solo per l’uomo che si realizza in quanto soggetto, vedendo garantite ed effettive la sua singolarità e libertà, ma anche per l’uomo che si realizza avendo una condizione di esistenza nella quale la libertà e la singolarità sono del tutto tolte. L’ipotesi proposta dal saggio è che possano essere considerate porte di accesso a tale comprensione del reale il Nichilismo europeo di Nietzsche e l’ermeneutica di Heidegger.

Analisi del fenomeno storico dell'ideologia totalitaria. Una ipotesi di ricerca per la filosofia del diritto

Adriano Ballarini
2017-01-01

Abstract

Il totalitarismo fa di un modello un «destino della necessità ». Ciò significa che la realizzazione del modello conferisce senso e ragione all’esistere (destino). Significa anche che l’esistenza percorre una strada a senso unico, senza alternative (necessità). Di questa «storia» il singolo non è mai il soggetto. È, al contrario, funzione e strumento della storia del modello, cioè delle forme e delle condizioni attraverso le quali il modello governa l’esistenza individuale e collettiva. Ma attenzione! A questa storia, che esautora completamente la sua rilevanza in quanto singolo, l’uomo non si ribella. La assume anzi interamente, riconoscendosi un funzionario del sistema e trovando in questo suo status il senso e la ragione della propria esistenza. All’uomo-soggetto, costruito dalla modernità, si sostituisce «l’uomo-massa». E questa realtà si afferma non come fenomeno intellettuale, ma come storia materiale di un popolo. Il totalitarismo, occorre sempre ricordarlo, poggia sul consenso. Esso, almeno per un tempo, si è fatto in Europa cultura, leggi, istituzioni, pensiero dominante, informando interamente i giorni e orientando l’avvenire. Dunque, con il Totalitarismo, appare reale che l’uomo trovi sé stesso e si senta appagato vivendo una condizione che è l’opposto di quanto abitualmente riteniamo appartenga alle aspettative della soggettività. Per accedere al fenomeno storico del Totalitarismo, abbiamo bisogno di una comprensione della realtà nella quale ci sia posto non solo per l’uomo che si realizza in quanto soggetto, vedendo garantite ed effettive la sua singolarità e libertà, ma anche per l’uomo che si realizza avendo una condizione di esistenza nella quale la libertà e la singolarità sono del tutto tolte. L’ipotesi proposta dal saggio è che possano essere considerate porte di accesso a tale comprensione del reale il Nichilismo europeo di Nietzsche e l’ermeneutica di Heidegger.
2017
Edizioni Università di Trieste
Nazionale
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