La ricerca si propone, all’interno di un proficuo rapporto Università-Impresa, di affrontare un problema reale, contingente, di cambiamento organizzativo di una Piccola e Media Impresa (PMI) del Distretto industriale (DI) della calzatura della Riviera del Brenta, rappresentativo di una più generale problematica del cambiamento vissuta ai giorni nostri dalle PMI, che costituiscono il 95% del tessuto produttivo italiano. Il tema dell’utilità della ricerca pedagogica in Italia è noto: già Damiano e Scurati (1982) notavano che “i risultati della ricerca scientifica non raggiungono il campo scolastico con l’auspicabile frequenza e sistematicità; ancor più raramente i risultati ottenuti nella pratica scolastica alimentano la ricerca scientifica”. In linea con loro, oltre i confini nazionali, G. de Landsheere (1973) osservava che “i progressi pedagogici compiuti mancano di quella necessaria comunicazione che deve esistere tra chi fa ricerca e chi lavora nella pratica”. In questa direzione si muove Baldassare (2010), per il quale ricerca educativa significa “produrre conoscenze che in un tempo e in uno spazio variabili permettano di trovare soluzioni ai problemi che si incontrano”. Il contributo della ricerca non solo è capire meglio ed interpretare la realtà, ma anche intervenire sulle situazioni reali, evitando però di ridurre “il tutto ad una parte”. La ricerca assume la problematica del dialogo teoria-prassi fin dalle prime pratiche di intervento e di formazione condotte dal 2008 all’interno del DI, con il trasferimento di un modello di Formazione Professionale Continua (FPC) francese, creato sulla base delle indicazioni teoriche e metodologiche di Pastré (Progetto transnazionale Osmose, 2006), la Didattica Professionale (DP), ad un nuovo contesto di azione, le PMI. Ogni cantiere di formazione sviluppato da allora diventa, dunque, occasione per una riflessione sull’efficacia degli strumenti, sulla concettualizzazione di problematiche e di soluzioni con l’obiettivo di “ comprendere dopo esservi riusciti” (Piaget, 1974). È con il Dottorato di Ricerca che la comprensione, insieme ad un’immersione teorica, diventa sistematizzazione, valorizzazione degli apprendimenti informali del formatore e nuova formulazione del problema, dell’approccio formativo, delle pratiche, degli strumenti, dei risultati. Nel primo capitolo della tesi viene presentata la problematica: la PMI considerata si radica in un DI che sta vivendo, a partire dal 2008, gli effetti di una lunga crisi economica che ha determinato profondi cambiamenti nel mercato, nel settore della calzatura. Tutti gli attori distrettuali si mobilitano in risposta alle nuove condizioni esterne: le aziende devono ripensare la loro organizzazione interna e ricercare una nuova formula identitaria per diventare più competitive; la FPC deve ripensare un’offerta formativa efficace: la soluzione messa a punto è l’analisi del lavoro per lo sviluppo di competenze che, valorizzando i saperi dell’esperienza, progetta una formazione “nel ” e “tramite” il lavoro. Prende allora forma la domanda di ricerca: “Quale ruolo per la formazione in un’organizzazione, in un DI che cambia?”. Il secondo capitolo si propone innanzitutto un chiarimento epistemologico rispetto all’oggetto di indagine, illustrando i paradigmi epistemologici che guardano la complessità del rapporto soggetto-ambiente. Questo passaggio apre un approfondimento teorico sia sul soggetto, individuale e organizzativo, che apprende e conosce nell’azione, sia sulla formazione, che smette i panni propri di un ruolo esclusivamente trasmissivo e istruttivo per porsi a fianco del soggetto e accompagnarlo a costruire i propri saperi in maniera autonoma. La conduzione di pratiche riflessive nelle organizzazioni richiede di affrontare il rapporto tra ricerca pedagogica e formazione, individuando nella Ricerca-Intervento una possibile soluzione per permettere al ricercatore di “conoscere per intervenire”, in un contesto non necessariamente conosciuto ma conoscibile, valorizzando l’incontro tra saperi diversi. Il terzo capitolo illustra, nei suoi capisaldi teorici e metodologici, l’approccio formativo adottato, la DP. La ricchezza degli strumenti di analisi qualitativa del lavoro nella conduzione delle pratiche riflessive permette di indagare quella parte d’azione non visibile, ma presente, la concettualizzazione, una volta esplicitata, potrà essere formalizzata e didattizzata opportunamente. Infine, viene illustrato il modello operativo francofono nel suo primo adattamento teorico e metodologico per affrontare la dimensione contestuale del problema delle PMI, caratterizzato da operatori aziendali con basso livello di qualifica e necessità di un veloce inserimento sul posto di lavoro. Il quarto capitolo, il cuore della tesi, coincide con un momento trasformativo delle pratiche formative grazie all’apporto della ricerca: adattare la DP alle situazioni inedite poste dal mercato del lavoro, richiede a ricercatore e pratico di attivare forme di mutua collaborazione e apprendimento per costruire un nuovo sapere capace di abbracciare la complessità del reale. Il ricercatore, impegnato nel mantenere la rigorosità e la linearità scientifica, innesta la DP all’interno di un approccio di Ricerca-Intervento allo scopo di verificare ed innovare il dispositivo stesso. Il quinto capitolo raccoglie le riflessioni sui risultati raggiunti: la DP può diventare leva pertinente dello Sviluppo Organizzativo all’interno di un quadro teorico di professionalizzazione di individui, attività e organizzazioni (Wittorsky , 2007), in cui i modelli operativi delineati sostengono il pratico nel ripensarsi nell’azione e contribuiscono all’individuazione, formalizzazione, capitalizzazione e valorizzazione degli apprendimenti informali.

Esplicitazione e capitalizzazione del patrimonio di conoscenze dei lavoratori in un processo di sviluppo organizzativo dell’azienda

PACQUOLA, MARIACHIARA
2017-01-01

Abstract

La ricerca si propone, all’interno di un proficuo rapporto Università-Impresa, di affrontare un problema reale, contingente, di cambiamento organizzativo di una Piccola e Media Impresa (PMI) del Distretto industriale (DI) della calzatura della Riviera del Brenta, rappresentativo di una più generale problematica del cambiamento vissuta ai giorni nostri dalle PMI, che costituiscono il 95% del tessuto produttivo italiano. Il tema dell’utilità della ricerca pedagogica in Italia è noto: già Damiano e Scurati (1982) notavano che “i risultati della ricerca scientifica non raggiungono il campo scolastico con l’auspicabile frequenza e sistematicità; ancor più raramente i risultati ottenuti nella pratica scolastica alimentano la ricerca scientifica”. In linea con loro, oltre i confini nazionali, G. de Landsheere (1973) osservava che “i progressi pedagogici compiuti mancano di quella necessaria comunicazione che deve esistere tra chi fa ricerca e chi lavora nella pratica”. In questa direzione si muove Baldassare (2010), per il quale ricerca educativa significa “produrre conoscenze che in un tempo e in uno spazio variabili permettano di trovare soluzioni ai problemi che si incontrano”. Il contributo della ricerca non solo è capire meglio ed interpretare la realtà, ma anche intervenire sulle situazioni reali, evitando però di ridurre “il tutto ad una parte”. La ricerca assume la problematica del dialogo teoria-prassi fin dalle prime pratiche di intervento e di formazione condotte dal 2008 all’interno del DI, con il trasferimento di un modello di Formazione Professionale Continua (FPC) francese, creato sulla base delle indicazioni teoriche e metodologiche di Pastré (Progetto transnazionale Osmose, 2006), la Didattica Professionale (DP), ad un nuovo contesto di azione, le PMI. Ogni cantiere di formazione sviluppato da allora diventa, dunque, occasione per una riflessione sull’efficacia degli strumenti, sulla concettualizzazione di problematiche e di soluzioni con l’obiettivo di “ comprendere dopo esservi riusciti” (Piaget, 1974). È con il Dottorato di Ricerca che la comprensione, insieme ad un’immersione teorica, diventa sistematizzazione, valorizzazione degli apprendimenti informali del formatore e nuova formulazione del problema, dell’approccio formativo, delle pratiche, degli strumenti, dei risultati. Nel primo capitolo della tesi viene presentata la problematica: la PMI considerata si radica in un DI che sta vivendo, a partire dal 2008, gli effetti di una lunga crisi economica che ha determinato profondi cambiamenti nel mercato, nel settore della calzatura. Tutti gli attori distrettuali si mobilitano in risposta alle nuove condizioni esterne: le aziende devono ripensare la loro organizzazione interna e ricercare una nuova formula identitaria per diventare più competitive; la FPC deve ripensare un’offerta formativa efficace: la soluzione messa a punto è l’analisi del lavoro per lo sviluppo di competenze che, valorizzando i saperi dell’esperienza, progetta una formazione “nel ” e “tramite” il lavoro. Prende allora forma la domanda di ricerca: “Quale ruolo per la formazione in un’organizzazione, in un DI che cambia?”. Il secondo capitolo si propone innanzitutto un chiarimento epistemologico rispetto all’oggetto di indagine, illustrando i paradigmi epistemologici che guardano la complessità del rapporto soggetto-ambiente. Questo passaggio apre un approfondimento teorico sia sul soggetto, individuale e organizzativo, che apprende e conosce nell’azione, sia sulla formazione, che smette i panni propri di un ruolo esclusivamente trasmissivo e istruttivo per porsi a fianco del soggetto e accompagnarlo a costruire i propri saperi in maniera autonoma. La conduzione di pratiche riflessive nelle organizzazioni richiede di affrontare il rapporto tra ricerca pedagogica e formazione, individuando nella Ricerca-Intervento una possibile soluzione per permettere al ricercatore di “conoscere per intervenire”, in un contesto non necessariamente conosciuto ma conoscibile, valorizzando l’incontro tra saperi diversi. Il terzo capitolo illustra, nei suoi capisaldi teorici e metodologici, l’approccio formativo adottato, la DP. La ricchezza degli strumenti di analisi qualitativa del lavoro nella conduzione delle pratiche riflessive permette di indagare quella parte d’azione non visibile, ma presente, la concettualizzazione, una volta esplicitata, potrà essere formalizzata e didattizzata opportunamente. Infine, viene illustrato il modello operativo francofono nel suo primo adattamento teorico e metodologico per affrontare la dimensione contestuale del problema delle PMI, caratterizzato da operatori aziendali con basso livello di qualifica e necessità di un veloce inserimento sul posto di lavoro. Il quarto capitolo, il cuore della tesi, coincide con un momento trasformativo delle pratiche formative grazie all’apporto della ricerca: adattare la DP alle situazioni inedite poste dal mercato del lavoro, richiede a ricercatore e pratico di attivare forme di mutua collaborazione e apprendimento per costruire un nuovo sapere capace di abbracciare la complessità del reale. Il ricercatore, impegnato nel mantenere la rigorosità e la linearità scientifica, innesta la DP all’interno di un approccio di Ricerca-Intervento allo scopo di verificare ed innovare il dispositivo stesso. Il quinto capitolo raccoglie le riflessioni sui risultati raggiunti: la DP può diventare leva pertinente dello Sviluppo Organizzativo all’interno di un quadro teorico di professionalizzazione di individui, attività e organizzazioni (Wittorsky , 2007), in cui i modelli operativi delineati sostengono il pratico nel ripensarsi nell’azione e contribuiscono all’individuazione, formalizzazione, capitalizzazione e valorizzazione degli apprendimenti informali.
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