All’incrocio dei sentieri linguistici e pittorici, Bouraoui attende il lettore per guidarlo nella sua topografia intima ed iniziarlo alla sua lingua, un alfabeto privato dove le parole sono “lettere spaesanti” e i silenzi “scarlattano”. Alfabeto di un nomade per scelta, viaggiatore dalle suole di vento, che ha rifiutato di cristallizzarsi nell’idea monolitica di esilio. In un’epoca di mutamenti ed emigrazione perpetua, Hédi Bouraoui sembra volerci dire che la poesia è vera terra d’accoglienza, e il compito del poeta quello di “raschiare l’alfabeto dei viaggi”, allineando parole “nell’interstizio delle etnie/ per scongiurare l’arrivo di note stonate”.
Nomadaime
VITALI, ILARIA
2007-01-01
Abstract
All’incrocio dei sentieri linguistici e pittorici, Bouraoui attende il lettore per guidarlo nella sua topografia intima ed iniziarlo alla sua lingua, un alfabeto privato dove le parole sono “lettere spaesanti” e i silenzi “scarlattano”. Alfabeto di un nomade per scelta, viaggiatore dalle suole di vento, che ha rifiutato di cristallizzarsi nell’idea monolitica di esilio. In un’epoca di mutamenti ed emigrazione perpetua, Hédi Bouraoui sembra volerci dire che la poesia è vera terra d’accoglienza, e il compito del poeta quello di “raschiare l’alfabeto dei viaggi”, allineando parole “nell’interstizio delle etnie/ per scongiurare l’arrivo di note stonate”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.