La contaminazione di generi, la sovrapposizione di archetipi letterari e la pratica di strategie metatestuali, capaci di creare una scollatura tra finzione e realtà fino a generare cortocircuiti narrativi, sono motivi connaturati alle letterature francofone, e l’opera dello scrittore di origine algerina Salim Bachi ne costituisce un perfetto esempio. Se il suo primo romanzo Le chien d’Ulysse (edito da Gallimard e vincitore di prestigiosi premi), si confronta con il risorgere di uno dei miti occidentali per eccellenza, quello di Ulisse, il secondo, La Kahéna, riprende la figura di Shéhérazade, archetipo ancestrale dell’oriente e del potere del racconto. In un gioco di riferimenti e incastri meta e para-testuali magistralmente orchestrato, le apparizioni dell’autore sulla scena del testo guidano i passi del lettore in un complesso labirinto narrativo. In questo « mondo di carta », l’universo finzionale di Bachi sembra essere dominato da libri e biblioteche infinite, incontri surreali con scrittori e personaggi leggendari, labirintiche scaffalature in cui il lettore finirebbe per perdersi, se non fosse guidato, ad ogni bivio del sentiero, dall’autore stesso, che gli indica la strada da percorrere. È in questo labirinto borgesiano che vogliamo addentrarci in questo studio.
Autoritratto tra Oriente e Occidente. Il caso di Salim Bachi
VITALI, ILARIA
2006-01-01
Abstract
La contaminazione di generi, la sovrapposizione di archetipi letterari e la pratica di strategie metatestuali, capaci di creare una scollatura tra finzione e realtà fino a generare cortocircuiti narrativi, sono motivi connaturati alle letterature francofone, e l’opera dello scrittore di origine algerina Salim Bachi ne costituisce un perfetto esempio. Se il suo primo romanzo Le chien d’Ulysse (edito da Gallimard e vincitore di prestigiosi premi), si confronta con il risorgere di uno dei miti occidentali per eccellenza, quello di Ulisse, il secondo, La Kahéna, riprende la figura di Shéhérazade, archetipo ancestrale dell’oriente e del potere del racconto. In un gioco di riferimenti e incastri meta e para-testuali magistralmente orchestrato, le apparizioni dell’autore sulla scena del testo guidano i passi del lettore in un complesso labirinto narrativo. In questo « mondo di carta », l’universo finzionale di Bachi sembra essere dominato da libri e biblioteche infinite, incontri surreali con scrittori e personaggi leggendari, labirintiche scaffalature in cui il lettore finirebbe per perdersi, se non fosse guidato, ad ogni bivio del sentiero, dall’autore stesso, che gli indica la strada da percorrere. È in questo labirinto borgesiano che vogliamo addentrarci in questo studio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.