Il saggio, in materia di proroghe delle concessioni demaniali marittime, propone un inedito confronto delle ragioni argomentative espresse, da un lato, dalla Corte costituzionale nei riguardi delle legislazioni regionali, dall’altro, dall’Avvocato generale europeo che, anticipando la pronuncia Promoimpresa della Corte di giustizia, considera la legislazione statale incompatibile con la direttiva (UE) 2006/123. Entrambi scrutinano le proroghe alla luce del parametro costituito dal diritto dell’Unione e giungono alla medesima conclusione dell’incompatibilità; tuttavia, utilizzano percorsi logici differenti, in particolare attribuendo un significato diverso ai vincoli derivanti dal diritto europeo. Secondo l'interpretazione proposta nel saggio, la valutazione dell’Avvocato generale si prospetta meno intransigente di quella della Corte costituzionale; conseguentemente, secondo l'Autrice, l’ambito di estensione del vincolo europeo potrebbe essere meno ampio di quello prefigurato dal Giudice costituzionale italiano. Il caso diventa così paradigmatico, in quanto evidenzia alcune criticità di sistema che possono emergere quando il Giudice costituzionale interpreti il vincolo europeo - rilevante come parametro interposto - estendendo il suo significato oltre quanto faccia il suo giudice naturale: la Corte costituzionale, per questa via, da un lato potrebbe utilizzare gli obblighi comunitari a protezione di interessi che vengono sottratti al giudizio di bilanciamento e dall'altro potrebbe consentire l’espansione delle competenze statali, a danno di quelle regionali.

La proroga delle concessioni demaniali marittime sotto la lente del giudice costituzionale e della Corte di giustizia dell’Ue

COSSIRI, ANGELA GIUSEPPINA
2016-01-01

Abstract

Il saggio, in materia di proroghe delle concessioni demaniali marittime, propone un inedito confronto delle ragioni argomentative espresse, da un lato, dalla Corte costituzionale nei riguardi delle legislazioni regionali, dall’altro, dall’Avvocato generale europeo che, anticipando la pronuncia Promoimpresa della Corte di giustizia, considera la legislazione statale incompatibile con la direttiva (UE) 2006/123. Entrambi scrutinano le proroghe alla luce del parametro costituito dal diritto dell’Unione e giungono alla medesima conclusione dell’incompatibilità; tuttavia, utilizzano percorsi logici differenti, in particolare attribuendo un significato diverso ai vincoli derivanti dal diritto europeo. Secondo l'interpretazione proposta nel saggio, la valutazione dell’Avvocato generale si prospetta meno intransigente di quella della Corte costituzionale; conseguentemente, secondo l'Autrice, l’ambito di estensione del vincolo europeo potrebbe essere meno ampio di quello prefigurato dal Giudice costituzionale italiano. Il caso diventa così paradigmatico, in quanto evidenzia alcune criticità di sistema che possono emergere quando il Giudice costituzionale interpreti il vincolo europeo - rilevante come parametro interposto - estendendo il suo significato oltre quanto faccia il suo giudice naturale: la Corte costituzionale, per questa via, da un lato potrebbe utilizzare gli obblighi comunitari a protezione di interessi che vengono sottratti al giudizio di bilanciamento e dall'altro potrebbe consentire l’espansione delle competenze statali, a danno di quelle regionali.
2016
Società editoriale federalismi s.r.l.
Internazionale
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