Lo sfruttamento del suolo agricolo a fini energetici, sia per la coltivazione di biomasse che per l’ubicazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, anima la delicata questione del rapporto tra esigenze agricole ed esigenze energetiche, tra cibo ed energia. Rapporto questo che la giurisprudenza italiana (costituzionale e amministrativa) sulla collocazione degli impianti energetici nelle zone agricole, facendo leva sul forte impulso comunitario allo sviluppo delle energie rinnovabili, ricostruisce sostanzialmente a sfavore degli interessi agricoli, lasciando prevalere “incondizionatamente” quelli energetici. Tuttavia tale impostazione sembra peccare di eccessivo unilateralismo. Emergerebbero, infatti, sia nella disciplina nazionale sia nella disciplina regionale in tema di «governo del territorio» segnali che operano nel senso di limitare e condizionare tale prevalenza, imponendo un approccio più equilibrato, ossia meno rigido e orientato. Analoghi segnali si rinvengono nella legislazione nazionale di incentivazione delle biomasse. Si riconosce in tal modo come solo quelle soluzioni capaci di coniugare al meglio gli interessi potenzialmente in conflitto, promuovendone una proficua convivenza in una logica di mutuo sostegno, anziché secondo uno schema oppositivo, favoriscono uno sviluppo delle energie rinnovabili realmente sostenibile dal punto di vista territoriale nonché alimentare.
Fonti rinnovabili e zone agricole (ovvero della destinazione di suolo agricolo per la produzione di energia)
VILLAMENA, STEFANO
2015-01-01
Abstract
Lo sfruttamento del suolo agricolo a fini energetici, sia per la coltivazione di biomasse che per l’ubicazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, anima la delicata questione del rapporto tra esigenze agricole ed esigenze energetiche, tra cibo ed energia. Rapporto questo che la giurisprudenza italiana (costituzionale e amministrativa) sulla collocazione degli impianti energetici nelle zone agricole, facendo leva sul forte impulso comunitario allo sviluppo delle energie rinnovabili, ricostruisce sostanzialmente a sfavore degli interessi agricoli, lasciando prevalere “incondizionatamente” quelli energetici. Tuttavia tale impostazione sembra peccare di eccessivo unilateralismo. Emergerebbero, infatti, sia nella disciplina nazionale sia nella disciplina regionale in tema di «governo del territorio» segnali che operano nel senso di limitare e condizionare tale prevalenza, imponendo un approccio più equilibrato, ossia meno rigido e orientato. Analoghi segnali si rinvengono nella legislazione nazionale di incentivazione delle biomasse. Si riconosce in tal modo come solo quelle soluzioni capaci di coniugare al meglio gli interessi potenzialmente in conflitto, promuovendone una proficua convivenza in una logica di mutuo sostegno, anziché secondo uno schema oppositivo, favoriscono uno sviluppo delle energie rinnovabili realmente sostenibile dal punto di vista territoriale nonché alimentare.File | Dimensione | Formato | |
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