Con il d.lgs. 21 febbraio 2014, n. 21 – che sostituisce il Capo I del titolo III della parte III del Codice del consumo, limitatamente agli artt. da 45 a 67 - viene recepita nell’ordinamento italiano la direttiva 2011/83/UE del 25 ottobre 2011, sui diritti dei consumatori . La direttiva rappresenta l’atto finale del processo di revisione dell’Acquis consumeristico avviato nel 2004 , con l’obiettivo di unificare il quadro normativo di riferimento per realizzare un «effettivo mercato interno che raggiunga il giusto equilibrio tra un elevato livello di tutela dei consumatori e la competitività delle imprese» . La direttiva incide sul diritto esistente in una triplice direzione: a) in primo luogo, abroga e sostituisce con una disciplina unitaria ed aggiornata le direttive 97/7/CE e 85/577/CEE, in materia di contratti a distanza e negoziati fuori dei locali commerciali ; b) in secondo luogo, prevede nuovi diritti a tutela del consumatore, per lo più di natura informativa, aventi ambito di operatività tendenzialmente generale ; 3) infine, apporta (marginali) modifiche ed integrazioni alle direttive 93/13/CEE in materia di clausole abusive e 1999/44/CE in tema di garanzie nella vendita di beni di consumo.Obiettivo della presente indagine è quello di valutare in che modo l’attuazione della direttiva 2011/83/UE abbia inciso sul quadro disciplinare esistente : a) se con un effetto migliorativo, grazie a previsioni capaci di incrementare l’efficacia dei rimedi e colmare, in coerenza con il sistema, le lacune regolamentari; b) se lasciando la situazione immutata, incidendo sull’esistente con una sorta di impatto zero; c) ovvero se determinando un effetto persino peggiorativo, mediante l’introduzione di disposizioni meno efficaci o distoniche rispetto al sistema, con il risultato di aggiungere, al problema della lacunosità, anche quello della contraddittorietà del contesto normativo di riferimento.

L'attuazione della Direttiva 2011/83/UE sui diritti dei consumatori ed il suo impatto sulle tutele contrattuali

FEBBRAJO, TOMMASO
2015-01-01

Abstract

Con il d.lgs. 21 febbraio 2014, n. 21 – che sostituisce il Capo I del titolo III della parte III del Codice del consumo, limitatamente agli artt. da 45 a 67 - viene recepita nell’ordinamento italiano la direttiva 2011/83/UE del 25 ottobre 2011, sui diritti dei consumatori . La direttiva rappresenta l’atto finale del processo di revisione dell’Acquis consumeristico avviato nel 2004 , con l’obiettivo di unificare il quadro normativo di riferimento per realizzare un «effettivo mercato interno che raggiunga il giusto equilibrio tra un elevato livello di tutela dei consumatori e la competitività delle imprese» . La direttiva incide sul diritto esistente in una triplice direzione: a) in primo luogo, abroga e sostituisce con una disciplina unitaria ed aggiornata le direttive 97/7/CE e 85/577/CEE, in materia di contratti a distanza e negoziati fuori dei locali commerciali ; b) in secondo luogo, prevede nuovi diritti a tutela del consumatore, per lo più di natura informativa, aventi ambito di operatività tendenzialmente generale ; 3) infine, apporta (marginali) modifiche ed integrazioni alle direttive 93/13/CEE in materia di clausole abusive e 1999/44/CE in tema di garanzie nella vendita di beni di consumo.Obiettivo della presente indagine è quello di valutare in che modo l’attuazione della direttiva 2011/83/UE abbia inciso sul quadro disciplinare esistente : a) se con un effetto migliorativo, grazie a previsioni capaci di incrementare l’efficacia dei rimedi e colmare, in coerenza con il sistema, le lacune regolamentari; b) se lasciando la situazione immutata, incidendo sull’esistente con una sorta di impatto zero; c) ovvero se determinando un effetto persino peggiorativo, mediante l’introduzione di disposizioni meno efficaci o distoniche rispetto al sistema, con il risultato di aggiungere, al problema della lacunosità, anche quello della contraddittorietà del contesto normativo di riferimento.
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