Sono trascorsi quasi cento anni da quando il sociologo ed economista Max Weber, in Economia e Società, pubblicato postumo, aveva profetizzato la graduale scomparsa dei vincoli basati sulla differenziazione etnica e culturale, processo stimolato dalla creazione di legami universali che si sarebbero imposti ed avrebbero determinato il superamento dei particolarismi che avevano caratterizzato i secoli precedenti . Appare evidente, tuttavia, all’alba del terzo millennio, come accanto ai fenomeni di mondializzazione e globalizzazione si assista ad una riscoperta delle identità etniche, religiose e di gruppo, nell’ottica di un individualismo di massa che pone sempre più all’attenzione il problema delle minoranze etniche e del crescente ruolo sociale e politico che esse rivestono; a tutt’oggi, infatti, non esiste compagine statale che non contenga in sé una o più minoranze etniche, religiose o linguistiche, ma ciò che sorprende maggiormente, è l’ascesa di un revival etnico che non conosce né confini né orizzonti. Il problema delle minoranze, pertanto, si innesta sul già instabile concetto di Stato, i cui confini, la cui sovranità e legittimazione, vengono attaccati simultaneamente da forze sovrannazionali, transnazionali e subnazionali. Il nuovo mondo globale e globalizzato, nonostante sia caratterizzato dalla sparizione di confini e da una elevata mobilità, si rivela, pertanto, lontano dall’idea di cosmopolis sostenuta da filosofi e pensatori universalisti, ma è sempre più caratterizzato da individualismi di massa che ne scuotono le fondamenta e ne ridisegnano i contorni geografico-territoriali, con una escalation di violenza e di contrapposizione che fa tremare Stati, Nazioni, confini e territori, e consegna al nuovo millennio, l’arduo compito di identificare spiegazioni e trovare soluzioni adeguate che preservino lo Stato, tutt’ora considerato come la cellula fondamentale dell’organizzazione politica, ma lo rendano una realtà multiculturale in cui la coesistenza tra etnie, religioni, lingue e culture diverse, venga sancita ufficialmente e garantita inequivocabilmente sotto il profilo politico, economico e sociale, in modo da eliminare ogni residua conflittualità tra i popoli.
Il fenomeno etnico tra identità, Stato e conflittualità
EPASTO, Simona
2011-01-01
Abstract
Sono trascorsi quasi cento anni da quando il sociologo ed economista Max Weber, in Economia e Società, pubblicato postumo, aveva profetizzato la graduale scomparsa dei vincoli basati sulla differenziazione etnica e culturale, processo stimolato dalla creazione di legami universali che si sarebbero imposti ed avrebbero determinato il superamento dei particolarismi che avevano caratterizzato i secoli precedenti . Appare evidente, tuttavia, all’alba del terzo millennio, come accanto ai fenomeni di mondializzazione e globalizzazione si assista ad una riscoperta delle identità etniche, religiose e di gruppo, nell’ottica di un individualismo di massa che pone sempre più all’attenzione il problema delle minoranze etniche e del crescente ruolo sociale e politico che esse rivestono; a tutt’oggi, infatti, non esiste compagine statale che non contenga in sé una o più minoranze etniche, religiose o linguistiche, ma ciò che sorprende maggiormente, è l’ascesa di un revival etnico che non conosce né confini né orizzonti. Il problema delle minoranze, pertanto, si innesta sul già instabile concetto di Stato, i cui confini, la cui sovranità e legittimazione, vengono attaccati simultaneamente da forze sovrannazionali, transnazionali e subnazionali. Il nuovo mondo globale e globalizzato, nonostante sia caratterizzato dalla sparizione di confini e da una elevata mobilità, si rivela, pertanto, lontano dall’idea di cosmopolis sostenuta da filosofi e pensatori universalisti, ma è sempre più caratterizzato da individualismi di massa che ne scuotono le fondamenta e ne ridisegnano i contorni geografico-territoriali, con una escalation di violenza e di contrapposizione che fa tremare Stati, Nazioni, confini e territori, e consegna al nuovo millennio, l’arduo compito di identificare spiegazioni e trovare soluzioni adeguate che preservino lo Stato, tutt’ora considerato come la cellula fondamentale dell’organizzazione politica, ma lo rendano una realtà multiculturale in cui la coesistenza tra etnie, religioni, lingue e culture diverse, venga sancita ufficialmente e garantita inequivocabilmente sotto il profilo politico, economico e sociale, in modo da eliminare ogni residua conflittualità tra i popoli.File | Dimensione | Formato | |
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