Le questioni che queste pagine affrontano sono note e già trattate da tanti punti di vista: la speranza annunciata nel Canone della Critica della ragion pura e nella Critica della ragion pratica, il Kantbuch di Heidegger, il tempo che apprendiamo da alcuni testi di Edmund Husserl. Le ripeteremo in una Wiederholung che le affronterà in modo indiretto, facendo dell’una lo schermo dell’altra; facendone lo schermo in cui qualcosa si mostra affinché si veda più di quanto a una lettura diretta e immediata si vedrebbe. La loro ripetizione, perciò, ci interessa in vista di quanto si fenomenalizza dalla loro relazione indiretta, ipotizzando che l’uno degli autori e dei motivi rappresenti lo schermo dell’altro. Scopo della nostra Wiederholung sarà il senso possibile di quella temporalità che chiameremo affettiva – ossia la temporalità che ci tocca e modifica, che inabita ogni nostro atto cambiandolo, modificandolo. Come nello specchio si riflette anche quanto direttamente non vediamo, foss’anche perché si trova “dietro le nostre spalle”, sullo schermo si mostra quello che direttamente non può essere colto ma che viene alla luce indirettamente e tramite un medium che ne favorisce la visibilità. È il caso di quella che chiamiamo temporalità affettiva, tanto nostra da accadere solo con noi eppure troppo immediatamente “aderente” a noi per poter essere colta. È questa temporalità radicalmente nostra, la temporalità che caratterizza la vita stessa nel suo scorrere e mutare, che sarà cercata attraverso la speranza e la sua capacità di portare a manifestazione.

Dal "Che cosa mi è lecito sperare?" kantiano al "come posso sperare?" fenomenologico: un percorso della temporalità affettiva

CANULLO, Carla
2013-01-01

Abstract

Le questioni che queste pagine affrontano sono note e già trattate da tanti punti di vista: la speranza annunciata nel Canone della Critica della ragion pura e nella Critica della ragion pratica, il Kantbuch di Heidegger, il tempo che apprendiamo da alcuni testi di Edmund Husserl. Le ripeteremo in una Wiederholung che le affronterà in modo indiretto, facendo dell’una lo schermo dell’altra; facendone lo schermo in cui qualcosa si mostra affinché si veda più di quanto a una lettura diretta e immediata si vedrebbe. La loro ripetizione, perciò, ci interessa in vista di quanto si fenomenalizza dalla loro relazione indiretta, ipotizzando che l’uno degli autori e dei motivi rappresenti lo schermo dell’altro. Scopo della nostra Wiederholung sarà il senso possibile di quella temporalità che chiameremo affettiva – ossia la temporalità che ci tocca e modifica, che inabita ogni nostro atto cambiandolo, modificandolo. Come nello specchio si riflette anche quanto direttamente non vediamo, foss’anche perché si trova “dietro le nostre spalle”, sullo schermo si mostra quello che direttamente non può essere colto ma che viene alla luce indirettamente e tramite un medium che ne favorisce la visibilità. È il caso di quella che chiamiamo temporalità affettiva, tanto nostra da accadere solo con noi eppure troppo immediatamente “aderente” a noi per poter essere colta. È questa temporalità radicalmente nostra, la temporalità che caratterizza la vita stessa nel suo scorrere e mutare, che sarà cercata attraverso la speranza e la sua capacità di portare a manifestazione.
2013
Mursia
Internazionale
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