Il saggio affronta il legame tra la violenza politica e il timore dell’avvento al potere di un «totalitarismo perfetto» nell’Italia degli anni '60 e '70. In questo periodo storico, una delle questioni politiche fondamentali fu l'ossessione da parte della nuova generazione di individuare la strada per restituire centralità alla persona umana. Infatti, il passaggio negli anni ‘50 al cosiddetto neocapitalismo, sembrava caratterizzato non solo dalla crescita della produzione di beni, ma anche dalla capacità di assorbire ogni forma di antagonismo attraverso la mitologia del benessere, l'espansione dei consumi e l'aumento delle retribuzioni dei lavoratori. Il capitalismo aveva ormai a disposizione armi molto più potenti che in passato, perché era in grado di conquistare le menti delle persone, per modellarle secondo i propri bisogni, in modo da arrivare a costruire, in definitiva, un «uomo su misura». Il saggio cerca di rispondere alle seguenti domande: perché una parte significativa delle giovani generazioni aveva un giudizio completamente negativo sul proprio presente? Perché la politica apparve lo strumento giusto per liberare se stessi e gli altri, così da ritrovare quell'armonia interiore che era stata distrutta dalla società contemporanea? E, infine, perché la violenza divenne lo strumento necessario per accedere a una vita autentica?
Una guerra civile di lunga durata. La violenza politica in un Paese a “capitalismo avanzato”
VENTRONE, Angelo
2013-01-01
Abstract
Il saggio affronta il legame tra la violenza politica e il timore dell’avvento al potere di un «totalitarismo perfetto» nell’Italia degli anni '60 e '70. In questo periodo storico, una delle questioni politiche fondamentali fu l'ossessione da parte della nuova generazione di individuare la strada per restituire centralità alla persona umana. Infatti, il passaggio negli anni ‘50 al cosiddetto neocapitalismo, sembrava caratterizzato non solo dalla crescita della produzione di beni, ma anche dalla capacità di assorbire ogni forma di antagonismo attraverso la mitologia del benessere, l'espansione dei consumi e l'aumento delle retribuzioni dei lavoratori. Il capitalismo aveva ormai a disposizione armi molto più potenti che in passato, perché era in grado di conquistare le menti delle persone, per modellarle secondo i propri bisogni, in modo da arrivare a costruire, in definitiva, un «uomo su misura». Il saggio cerca di rispondere alle seguenti domande: perché una parte significativa delle giovani generazioni aveva un giudizio completamente negativo sul proprio presente? Perché la politica apparve lo strumento giusto per liberare se stessi e gli altri, così da ritrovare quell'armonia interiore che era stata distrutta dalla società contemporanea? E, infine, perché la violenza divenne lo strumento necessario per accedere a una vita autentica?I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.