Questo contributo presenta una analisi, con trascrizione integrale, del brano "Spinning Plates" (2008) del Broken Arm Trio, per violoncello, contrabbasso e batteria, alla luce del modello teorico delle musiche audiotattili recentemente proposto dall’autore. Una delle particolarità di questa composizione/esecuzione, stilisticamente ascrivibile alle esperienze post-bop, si rivela nella concezione formale che specialmente nel rapporto tra tema precomposto e improvvisazioni non corrisponde ai criteri convenzionali della tradizione jazzistica. Le articolazioni della forma e il conseguente modello/referente della condotta improvvisata e estemporizzata, infatti, qui non appaiono improntati a principi architettonici, ma a una complessa dialettica incardinata sui rapporti tra istanze energetico-ritmiche (identificate nello studio come “articolazioni del groove”) e una sintagmatica di tipo modale. Proprio il ricorso all’intensiva pratica modale come vettore morfologico ha sollecitato nella sezione conclusiva dell’articolo una riflessione epistemologica sulla natura della concezione modale, in chiave di “musicologia comparata”, con riferimento alla categorizzazione che ne è stata effettuata nella letteratura etnomusicologica e nella teoria del jazz.
La forma groovemica di "Spinning Plates" dei Broken Arm
CAPORALETTI, VINCENZO
2010-01-01
Abstract
Questo contributo presenta una analisi, con trascrizione integrale, del brano "Spinning Plates" (2008) del Broken Arm Trio, per violoncello, contrabbasso e batteria, alla luce del modello teorico delle musiche audiotattili recentemente proposto dall’autore. Una delle particolarità di questa composizione/esecuzione, stilisticamente ascrivibile alle esperienze post-bop, si rivela nella concezione formale che specialmente nel rapporto tra tema precomposto e improvvisazioni non corrisponde ai criteri convenzionali della tradizione jazzistica. Le articolazioni della forma e il conseguente modello/referente della condotta improvvisata e estemporizzata, infatti, qui non appaiono improntati a principi architettonici, ma a una complessa dialettica incardinata sui rapporti tra istanze energetico-ritmiche (identificate nello studio come “articolazioni del groove”) e una sintagmatica di tipo modale. Proprio il ricorso all’intensiva pratica modale come vettore morfologico ha sollecitato nella sezione conclusiva dell’articolo una riflessione epistemologica sulla natura della concezione modale, in chiave di “musicologia comparata”, con riferimento alla categorizzazione che ne è stata effettuata nella letteratura etnomusicologica e nella teoria del jazz.File | Dimensione | Formato | |
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