Nelle prime meditazioni risalenti al periodo jenese (1801-1806) Hegel periodizza la storia dell’eticità umana, ricorrendo ai modelli di tragedia e commedia. La prima, descritta sulla base delle Eumenidi di Eschilo, è il modo autentico di confrontarsi con il destino e trova nel sacrificio di sé l’unica via praticabile per giungere al superamento dei contrasti e ad una vera conciliazione tra le parti avverse. La sua giustizia supera quella meramente legale, fondata sull’esteriorità della regola e sul meccanicismo dell’opposizione tra crimine e pena. Nella commedia l’assenza di destino è la falsa persuasione su cui gli uomini basano la propria vita, lanciandosi nella vana ed inesausta ricerca di una soluzione delle controversie che non giunge mai, perché è rimessa all’esteriorità di un legalismo che l’uomo pensa di poter invocare o rifuggire a piacimento, senza farsi veramente carico della serietà delle opposizioni e senza sacrificio. Attraverso questi due modelli Hegel sonda il problema del diritto e della giustizia nel segno della preminenza dei costumi, intesi come vivente eticità del popolo, e denuncia, fin dagli albori della formalistica distinzione tra diritto e morale, il rischio di una profonda spaccatura tra privato e pubblico e di una declinazione puramente egoistica di autonomia morale e personalità giuridica. In una simile atomistica della libertà Hegel vede la premessa di un potere che, come necessaria conseguenza della scissione, non potrà che ricostruire a proprio ed ancora egoistico piacimento l’unità venuta meno. I crimini contro l’uomo perpetrati sotto l’egida della legittimità e dello Stato di diritto rendono ogni giorno più attuali queste meditazioni.
Lo spirito nelle leggi. Il ruolo del tragico nel pensiero giuridico di Hegel a Jena
SABBATINI, CARLO
2012-01-01
Abstract
Nelle prime meditazioni risalenti al periodo jenese (1801-1806) Hegel periodizza la storia dell’eticità umana, ricorrendo ai modelli di tragedia e commedia. La prima, descritta sulla base delle Eumenidi di Eschilo, è il modo autentico di confrontarsi con il destino e trova nel sacrificio di sé l’unica via praticabile per giungere al superamento dei contrasti e ad una vera conciliazione tra le parti avverse. La sua giustizia supera quella meramente legale, fondata sull’esteriorità della regola e sul meccanicismo dell’opposizione tra crimine e pena. Nella commedia l’assenza di destino è la falsa persuasione su cui gli uomini basano la propria vita, lanciandosi nella vana ed inesausta ricerca di una soluzione delle controversie che non giunge mai, perché è rimessa all’esteriorità di un legalismo che l’uomo pensa di poter invocare o rifuggire a piacimento, senza farsi veramente carico della serietà delle opposizioni e senza sacrificio. Attraverso questi due modelli Hegel sonda il problema del diritto e della giustizia nel segno della preminenza dei costumi, intesi come vivente eticità del popolo, e denuncia, fin dagli albori della formalistica distinzione tra diritto e morale, il rischio di una profonda spaccatura tra privato e pubblico e di una declinazione puramente egoistica di autonomia morale e personalità giuridica. In una simile atomistica della libertà Hegel vede la premessa di un potere che, come necessaria conseguenza della scissione, non potrà che ricostruire a proprio ed ancora egoistico piacimento l’unità venuta meno. I crimini contro l’uomo perpetrati sotto l’egida della legittimità e dello Stato di diritto rendono ogni giorno più attuali queste meditazioni.File | Dimensione | Formato | |
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