In Agostino, in particolare nel De civitate Dei, la storia assume quella centralità strategica che il pensiero greco attribuiva al mondo della natura e viene riconosciuta come fonte di meraviglia, come orizzonte a partire dal quale l’interrogazione umana raggiunge il suo vertice più alto. Questa interrogazione scaturisce da una felice convergenza fra il piano della riflessione esistenziale, alla ricerca di una sintesi fra la memoria e il tempo, e quello della meditazione biblica, che riporta l’idea di un cammino storico dell’umanità, orientabile secondo il binomio amore/egoismo, nell’alveo delle grandi verità rivelate della creazione e della redenzione.
Fragilità della storia e dialettica dell’amore nel “De civitate Dei” di Agostino
ALICI, Luigino
2003-01-01
Abstract
In Agostino, in particolare nel De civitate Dei, la storia assume quella centralità strategica che il pensiero greco attribuiva al mondo della natura e viene riconosciuta come fonte di meraviglia, come orizzonte a partire dal quale l’interrogazione umana raggiunge il suo vertice più alto. Questa interrogazione scaturisce da una felice convergenza fra il piano della riflessione esistenziale, alla ricerca di una sintesi fra la memoria e il tempo, e quello della meditazione biblica, che riporta l’idea di un cammino storico dell’umanità, orientabile secondo il binomio amore/egoismo, nell’alveo delle grandi verità rivelate della creazione e della redenzione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.