Il tema della cura come forma vincolante di reciprocità responsabile, al centro del volume, viene inquadrato riassunto in un interrogativo di fondo circa la forma del rapporto tra dolore e speranza: il dolore – ogni dolore – deve sempre e comunque considerarsi “disperato” (e in quanto tale indegno dell’umano), mentre la speranza, d’altro canto, può essere solo una manifestazione spensierata dei nostri giorni migliori e più felici? Oppure, al contrario, dolore e speranza, pur restando due stati irriducibilmente antitetici in linea di principio, debbono essere riconosciuti come inseparabilmente compresenti in linea di fatto? Quest’ultima ipotesi getta una luce singolare ed enigmatica sulla condizione umana e quindi sullo statuto antropologico, inducendo a riconoscerne l’insuperabile paradossalità, in nome della quale ogni appello a un insindacabile principio di assoluta autonomia suonerebbe come un riduzionismo inaccettabile, al limite della semplificazione, se non della vera e propria mistificazione ideologica. Se, di conseguenza, assumiamo il paradigma della cura in senso ampio, come una forma di buona “reciprocità asimmetrica”, che oltrepassa il momento tecnicamente terapeutico, possiamo non solo riconoscerne il valore morale, ponendola in relazione con la figura della responsabilità, ma anche riconsiderare lo statuto stesso dell’atto medico. Il rapporto tra cura e responsabilità dischiude allora, anzitutto, un duplice ordine di problemi: alla responsabilità della cura, che si fa carico di riconoscerne il valore inderogabile e la doverosa esposizione pubblica, corrisponde la cura della responsabilità, vale a dire la sua coltivazione in senso culturale, educativo e civile. Da un lato, la responsabilità sottrae la cura a una nicchia privata e moralistica, assegnandole in modo categorico un compito che investe l’intero spettro delle relazioni interumane; da un altro lato, la cura sottrae la responsabilità a una sfera puramente legalistica ed esteriore, trasformandola in un principio della convivenza assunto come parte integrante del bene comune.
Invito alla lettura
ALICI, Luigino
2011-01-01
Abstract
Il tema della cura come forma vincolante di reciprocità responsabile, al centro del volume, viene inquadrato riassunto in un interrogativo di fondo circa la forma del rapporto tra dolore e speranza: il dolore – ogni dolore – deve sempre e comunque considerarsi “disperato” (e in quanto tale indegno dell’umano), mentre la speranza, d’altro canto, può essere solo una manifestazione spensierata dei nostri giorni migliori e più felici? Oppure, al contrario, dolore e speranza, pur restando due stati irriducibilmente antitetici in linea di principio, debbono essere riconosciuti come inseparabilmente compresenti in linea di fatto? Quest’ultima ipotesi getta una luce singolare ed enigmatica sulla condizione umana e quindi sullo statuto antropologico, inducendo a riconoscerne l’insuperabile paradossalità, in nome della quale ogni appello a un insindacabile principio di assoluta autonomia suonerebbe come un riduzionismo inaccettabile, al limite della semplificazione, se non della vera e propria mistificazione ideologica. Se, di conseguenza, assumiamo il paradigma della cura in senso ampio, come una forma di buona “reciprocità asimmetrica”, che oltrepassa il momento tecnicamente terapeutico, possiamo non solo riconoscerne il valore morale, ponendola in relazione con la figura della responsabilità, ma anche riconsiderare lo statuto stesso dell’atto medico. Il rapporto tra cura e responsabilità dischiude allora, anzitutto, un duplice ordine di problemi: alla responsabilità della cura, che si fa carico di riconoscerne il valore inderogabile e la doverosa esposizione pubblica, corrisponde la cura della responsabilità, vale a dire la sua coltivazione in senso culturale, educativo e civile. Da un lato, la responsabilità sottrae la cura a una nicchia privata e moralistica, assegnandole in modo categorico un compito che investe l’intero spettro delle relazioni interumane; da un altro lato, la cura sottrae la responsabilità a una sfera puramente legalistica ed esteriore, trasformandola in un principio della convivenza assunto come parte integrante del bene comune.File | Dimensione | Formato | |
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