La ricerca si propone lo studio degli aspetti linguistici, espressivi, retorici e formali dei testi di letteratura e giornalismo coloniali e post-coloniali, portando avanti e approfondendo la prospettiva inaugurata da Ricci 2005, saggio che si presenta limitato ad una selezione di testi e documenti scelti a titolo esemplificativo e volto, in particolare, a individuare le strutture retoriche e le scelte linguistiche comuni ai diversi generi e sottogeneri dei testi scritti prodotti tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Il progetto costituisce la continuazione di un programma precedentemente avviato, i cui risultati hanno già permesso l’allestimento di una banca dati elettronica, contenente la bibliografia al momento raccolta, e una serie di studi preparatori in fase di pubblicazione. Adottando come base di partenza gli strumenti messi a punto in tali studi, nella sua prosecuzione il lavoro si concentrerà più attentamente sui testi schedati durante l’allestimento del suddetto database, sulle loro caratteristiche compositive e interpretative, sulle strategie retoriche e linguistiche. L’analisi sarà suddivisa per tipologie testuali, allo scopo di ampliare la quantità di opere oggetto di analisi, scelte in base alla loro utilità in funzione della ricerca e affiancate da esempi provenienti anche da autori post-coloniali. L’indagine sui testi appartenenti a ciascun genere sarà condotta a diversi livelli: - Testuale: si individueranno le caratteristiche peculiari di ciascun genere. In questo ambito lo studio delle “Diskurstraditionen” (sulle quali cfr. la sintesi offerta da Wilhelm 2005, Koch 1997 e i saggi raccolti in Aschenberg/Wilhelm 2003), vale a dire di «tutte le norme comunicative che non sono ascrivibili a norme linguistiche» (Wilhelm, 2005) fornisce elementi necessari per comporre un preciso quadro di riferimento. - Stilistico e retorico: si analizzeranno gli stilemi esornativi e i tópoi retorici che, fortemente presenti nella pubblicistica e nella saggistica del tempo, conferiscono a queste, mediante un effetto di ridondanza derivante dall’accumulazione, un caratteristico andamento antirealistico. - Sintattico: si procederà all’analisi del periodo secondo il binomio semplicità/complessità. I diversi tipi di prosa verranno messi in relazione con le finalità e i tipi di testo. - Lessicale: ci si concentrerà da un lato sull’uso degli esotismi e sulle strategie di glossa che ne derivano, dall’altro sugli usi e le funzioni dell’aggettivazione. Di seguito, quindi, i settori di ricerca: 1) Letteratura di viaggio, testi geografici e antropologici. Le opere appartenenti a questo settore ostentano, fin dai primi esempi, una veste di scientificità che, però, non trova corrispondenza concreta nei fatti storici. Infatti le descrizioni, anche di natura puramente informativa, sono condizionate dalle finalità della propaganda, che, al di sotto delle apparenze, si rivela interessata a convincere del valore economico della colonia conquistata. Gli autori cadono spesso nella divagazione letteraria, rifacendosi ai canoni classici della letteratura di viaggio, nel riferimento alla rappresentazione mitica della storia antica. Tutti questi motivi permettono di ravvisare nell’antirealismo il carattere peculiare dei testi, sostenuto, inoltre, da un adeguato apparato retorico: una cosiddetta «retorica dell’alterità» che consiste nella costruzione di paragoni, similitudini, antitesi, comparazioni, antinomie, analogie (queste ultime riconducono l’ignoto al noto o l’«altrove» al familiare, così come, al contrario, il familiare all’onirico e all’esotico). Sono riscontrabili anche alcuni particolari caratteri lessicali, come l’elevata frequenza di nomi astratti e di un’aggettivazione desueta. Gli scrittori presi in esame per questo settore saranno Matteucci, Bianchi, Brunialti, Bottego, Antonelli, Citerni, Bricchetti, Martini, Giovanni Piazza, Ghisleri. 2) Testi mediali, ovvero i fumetti, i testi radiofonici e, soprattutto, le riviste: da quelle ufficiali del colonialismo, che si presentano in qualità di giornali specializzati (pubblicati, in particolare, nel periodo fascista) alla stampa femminile. La linea d’indagine di questo settore si segnala rilevante e innovativa, fornendo le premesse per un’analisi ex novo del modo in cui, rispetto alla cultura imposta, alcuni linguaggi giornalistici “funzionano” e altri, invece, “non funzionano”, pur nella comune adesione al regime. 3) Prosa letteraria, che è possibile tripartire nel modo seguente: • il racconto coloniale: anche se talvolta messo in secondo piano dal predominante genere coloniale del romanzo, il racconto occupa un posto significativo nella letteratura dell’epoca. Sporadici, ma importanti i suoi autori, dagli inizi costituiti dal Pirandello di “Zafferanedda” (1911) agli echi coloniali dei racconti giovanili di Pavese (a cavallo tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30); • il romanzo coloniale e post-coloniale e i sottogeneri di riferimento, quale il romanzo rosa (per quest’ultimo, nel periodo fascista, si stigmatizzeranno modelli francesi, al fine di stabilizzare il genere in direzione diversa). Utile nell’analisi la trattazione di Ricci 2005, riconducibile a sua volta a Serianni 1993. Gli autori su questo versante sono numerosi: tra gli anni ’20 e ’30 i più importanti sono Oriani, Cipolla, Zuccoli, Cappellina, Milanesi, Dei Gaslini; quelli che potrebbero definirsi «incompresi» dal regime sono Vergani e Bacchelli; gli autori post-coloniali, infine, sono Berto, Tobino e Flaiano (i loro romanzi si distinguono per la retorica e il linguaggio della disillusione); • la corrispondenza giornalistica: ampio in questo caso il corpus di testi, dalle riviste specializzate di primo Novecento ai réportages di Moravia. 4) Testi poetici: si comprendono qui gli autori maggiori, come Carducci, d’Annunzio, Pascoli, e i minori, come Giovanni Alfredo Cesareo (1887), con la sua “Ai conquistatori dell’Africa”. Molto significativa è la mescolanza tra attualità e antirealismo, l’inserimento di esotismi e anche l’uso di glossare esotismi per ragioni musicali e metrico-ritmiche. Da ultimo, Pasolini e il suo canto al «rosa dell’Africa» evidenziano chiari elementi retorici e formali decadenti. 5) Teatro, in particolare il dramma futurista e il d’Annunzio di Più che l’amore. 6) Epistolari; si prendono in considerazione le raccolte edite: si pensi a quella di Ferdinando Martini, a quella di Arnaldo Cipolla (“Dal Congo”, 1907) e all’antologia di P. Chiara (“Epistolario eroico”, 1912). In questo settore confluiscono anche le lettere di combattenti. 7) Testi didattici: si tratta di un ambito rilevante, poiché il dominante sistema colonialista attua la propaganda politica attraverso le istituzioni preposte all’istruzione nazionale. In tal senso si assiste all’organizzazione di varie iniziative volte a fomentare il consenso all’imperialismo e a favorire la creazione di nuove figure professionali, capaci di intervenire in modo qualificato e di porre, così, in risalto il pregio e l’interesse delle terre imperiali. Di conseguenza, nelle scuole i programmi scolastici sono incrementati dalle materie di storia e geografia, mentre nelle università vengono attivati corsi di laurea in “scienze coloniali”. Il campo d’indagine qui esposto intende, dunque, mostrare le influenze esercitate dalla volontà propagandistica sui testi di uso didattico.

LINGUA E CULTURA DEL PERIODO COLONIALE: LETTERATURA, GIORNALISMO E MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA

FRENGUELLI, GIANLUCA;MELOSI, LAURA;GEDDES DA FILICAIA, COSTANZA
2010-01-01

Abstract

La ricerca si propone lo studio degli aspetti linguistici, espressivi, retorici e formali dei testi di letteratura e giornalismo coloniali e post-coloniali, portando avanti e approfondendo la prospettiva inaugurata da Ricci 2005, saggio che si presenta limitato ad una selezione di testi e documenti scelti a titolo esemplificativo e volto, in particolare, a individuare le strutture retoriche e le scelte linguistiche comuni ai diversi generi e sottogeneri dei testi scritti prodotti tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Il progetto costituisce la continuazione di un programma precedentemente avviato, i cui risultati hanno già permesso l’allestimento di una banca dati elettronica, contenente la bibliografia al momento raccolta, e una serie di studi preparatori in fase di pubblicazione. Adottando come base di partenza gli strumenti messi a punto in tali studi, nella sua prosecuzione il lavoro si concentrerà più attentamente sui testi schedati durante l’allestimento del suddetto database, sulle loro caratteristiche compositive e interpretative, sulle strategie retoriche e linguistiche. L’analisi sarà suddivisa per tipologie testuali, allo scopo di ampliare la quantità di opere oggetto di analisi, scelte in base alla loro utilità in funzione della ricerca e affiancate da esempi provenienti anche da autori post-coloniali. L’indagine sui testi appartenenti a ciascun genere sarà condotta a diversi livelli: - Testuale: si individueranno le caratteristiche peculiari di ciascun genere. In questo ambito lo studio delle “Diskurstraditionen” (sulle quali cfr. la sintesi offerta da Wilhelm 2005, Koch 1997 e i saggi raccolti in Aschenberg/Wilhelm 2003), vale a dire di «tutte le norme comunicative che non sono ascrivibili a norme linguistiche» (Wilhelm, 2005) fornisce elementi necessari per comporre un preciso quadro di riferimento. - Stilistico e retorico: si analizzeranno gli stilemi esornativi e i tópoi retorici che, fortemente presenti nella pubblicistica e nella saggistica del tempo, conferiscono a queste, mediante un effetto di ridondanza derivante dall’accumulazione, un caratteristico andamento antirealistico. - Sintattico: si procederà all’analisi del periodo secondo il binomio semplicità/complessità. I diversi tipi di prosa verranno messi in relazione con le finalità e i tipi di testo. - Lessicale: ci si concentrerà da un lato sull’uso degli esotismi e sulle strategie di glossa che ne derivano, dall’altro sugli usi e le funzioni dell’aggettivazione. Di seguito, quindi, i settori di ricerca: 1) Letteratura di viaggio, testi geografici e antropologici. Le opere appartenenti a questo settore ostentano, fin dai primi esempi, una veste di scientificità che, però, non trova corrispondenza concreta nei fatti storici. Infatti le descrizioni, anche di natura puramente informativa, sono condizionate dalle finalità della propaganda, che, al di sotto delle apparenze, si rivela interessata a convincere del valore economico della colonia conquistata. Gli autori cadono spesso nella divagazione letteraria, rifacendosi ai canoni classici della letteratura di viaggio, nel riferimento alla rappresentazione mitica della storia antica. Tutti questi motivi permettono di ravvisare nell’antirealismo il carattere peculiare dei testi, sostenuto, inoltre, da un adeguato apparato retorico: una cosiddetta «retorica dell’alterità» che consiste nella costruzione di paragoni, similitudini, antitesi, comparazioni, antinomie, analogie (queste ultime riconducono l’ignoto al noto o l’«altrove» al familiare, così come, al contrario, il familiare all’onirico e all’esotico). Sono riscontrabili anche alcuni particolari caratteri lessicali, come l’elevata frequenza di nomi astratti e di un’aggettivazione desueta. Gli scrittori presi in esame per questo settore saranno Matteucci, Bianchi, Brunialti, Bottego, Antonelli, Citerni, Bricchetti, Martini, Giovanni Piazza, Ghisleri. 2) Testi mediali, ovvero i fumetti, i testi radiofonici e, soprattutto, le riviste: da quelle ufficiali del colonialismo, che si presentano in qualità di giornali specializzati (pubblicati, in particolare, nel periodo fascista) alla stampa femminile. La linea d’indagine di questo settore si segnala rilevante e innovativa, fornendo le premesse per un’analisi ex novo del modo in cui, rispetto alla cultura imposta, alcuni linguaggi giornalistici “funzionano” e altri, invece, “non funzionano”, pur nella comune adesione al regime. 3) Prosa letteraria, che è possibile tripartire nel modo seguente: • il racconto coloniale: anche se talvolta messo in secondo piano dal predominante genere coloniale del romanzo, il racconto occupa un posto significativo nella letteratura dell’epoca. Sporadici, ma importanti i suoi autori, dagli inizi costituiti dal Pirandello di “Zafferanedda” (1911) agli echi coloniali dei racconti giovanili di Pavese (a cavallo tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30); • il romanzo coloniale e post-coloniale e i sottogeneri di riferimento, quale il romanzo rosa (per quest’ultimo, nel periodo fascista, si stigmatizzeranno modelli francesi, al fine di stabilizzare il genere in direzione diversa). Utile nell’analisi la trattazione di Ricci 2005, riconducibile a sua volta a Serianni 1993. Gli autori su questo versante sono numerosi: tra gli anni ’20 e ’30 i più importanti sono Oriani, Cipolla, Zuccoli, Cappellina, Milanesi, Dei Gaslini; quelli che potrebbero definirsi «incompresi» dal regime sono Vergani e Bacchelli; gli autori post-coloniali, infine, sono Berto, Tobino e Flaiano (i loro romanzi si distinguono per la retorica e il linguaggio della disillusione); • la corrispondenza giornalistica: ampio in questo caso il corpus di testi, dalle riviste specializzate di primo Novecento ai réportages di Moravia. 4) Testi poetici: si comprendono qui gli autori maggiori, come Carducci, d’Annunzio, Pascoli, e i minori, come Giovanni Alfredo Cesareo (1887), con la sua “Ai conquistatori dell’Africa”. Molto significativa è la mescolanza tra attualità e antirealismo, l’inserimento di esotismi e anche l’uso di glossare esotismi per ragioni musicali e metrico-ritmiche. Da ultimo, Pasolini e il suo canto al «rosa dell’Africa» evidenziano chiari elementi retorici e formali decadenti. 5) Teatro, in particolare il dramma futurista e il d’Annunzio di Più che l’amore. 6) Epistolari; si prendono in considerazione le raccolte edite: si pensi a quella di Ferdinando Martini, a quella di Arnaldo Cipolla (“Dal Congo”, 1907) e all’antologia di P. Chiara (“Epistolario eroico”, 1912). In questo settore confluiscono anche le lettere di combattenti. 7) Testi didattici: si tratta di un ambito rilevante, poiché il dominante sistema colonialista attua la propaganda politica attraverso le istituzioni preposte all’istruzione nazionale. In tal senso si assiste all’organizzazione di varie iniziative volte a fomentare il consenso all’imperialismo e a favorire la creazione di nuove figure professionali, capaci di intervenire in modo qualificato e di porre, così, in risalto il pregio e l’interesse delle terre imperiali. Di conseguenza, nelle scuole i programmi scolastici sono incrementati dalle materie di storia e geografia, mentre nelle università vengono attivati corsi di laurea in “scienze coloniali”. Il campo d’indagine qui esposto intende, dunque, mostrare le influenze esercitate dalla volontà propagandistica sui testi di uso didattico.
2010
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