La ricerca affronta, da una prospettiva testuale e retorica, il panorama della lingua coloniale e post-coloniale. Si tratta di un taglio solo recentemente proposto da RICCI 2005, la quale, per esigenze di spazio si è esercitata su una scelta esemplificativa di testi e documenti, concentrandosi soprattutto sulle strutture retoriche e sulle opzioni linguistiche comuni ai vari generi e sottogeneri della produzione scritta del periodo che va dalla fine dell’Ottocento alla prima metà del Novecento. Tramite una suddivisione del lavoro per tipologie testuali, si propone in primo luogo l’ampliamento del numero delle opere sottoposte ad analisi (selezionate tra le più significative per lo scopo della ricerca e con esempi tratti anche da voci del post-colonialismo). Si provvederà inoltre a porre una maggiore attenzione sulle strategie retoriche e linguistiche specifiche di ogni genere affrontato. 1) Lingua e figure della letteratura di viaggio, dei testi geografici e d’antropologia. Fin dai primi esempi, questo tipo di lavori assume un’appariscente veste di scientificità, la quale tuttavia non trova corrispondenza nei fatti. Le descrizioni, anche di carattere meramente informativo, rispondono alle esigenze della propaganda, nel malcelato intento di mostrare il valore economico della colonia acquisita. Si cade spesso nella divagazione letteraria, con appelli ai canoni classici della letteratura di viaggio: riferimento alla sfera mitica della storia antica. Tratto caratterizzante è l’antirealismo, con l’accompagnamento di strumenti retorici adeguati. Si tratta di una «retorica dell’alterità», espressa tramite paragoni, similitudini, antitesi, comparazioni, antinomie, analogie (queste ultime riducono l’ignoto al noto, mutano l’«altrove» nel familiare e viceversa il familiare nell’onirico e nell’esotico). A tali fenomeni si accompagnano particolari usi linguistici (riguardanti tra l’altro il frequente ricorrere di nomi astratti e di un’aggettivazione logora). In questo versante della produzione coloniale si analizzeranno, tra gli altri testi di Matteucci, Bianchi, Brunialti, Bottego, Antonelli, Citerni, Bricchetti, Martini, Giovanni Piazza, Ghisleri. 2) Lingua e figure delle riviste ufficiali del colonialismo. Si tratta di riviste specializzate pubblicate soprattutto nel periodo fascista. Tutto da analizzare il modo in cui, nella comune adesione al regime, alcuni linguaggi giornalistici “funzionano” e altri “non funzionano” rispetto alla linea imposta dal regime. 3) Lingua e figure della prosa letteraria. In questo settore si ha la seguente articolazione: a) Il racconto coloniale: messo in ombra dal genere principe della letteratura coloniale, il romanzo, il racconto a sfondo coloniale rappresenta un genere poco frequentato ma significativo. Il Pirandello di Zafferanedda (1911) è un iniziatore, ma echi coloniali si ritroveranno anche nei racconti giovanili (fine anni ’20, inzio anni ’30) di Pavese. b) Il romanzo coloniale e post-coloniale e i sottogeneri di riferimento (il romanzo rosa soprattutto, con riferimenti francesi che verranno stigmatizzati nel periodo fascista, quando si attua un tentativo di stabilizzazione del genere in direzione diversa). Si seguirà in parte l’analisi di RICCI 2005, che s’appoggia a SERIANNI 1993. Molti gli autori analizzabili sotto questo profilo: i più importanti, tra gli anni Venti e gli anni Trenta sono Cipolla, Zuccoli, Cappellina, Milanesi, Dei Gaslini. Gli «incompresi» dal regime sono Vergani e Bacchelli. Fino ai romanzi post-coloniali di Berto, Tobino e Flaiano, caratterizzati dalla retorica e dal linguaggio della disillusione. c) La corrispondenza giornalistica: Che riguarderà un ampio corpus di testi, che va dalle riviste specializzate del primo Novecento ai réportage di Moravia. 4) Lingua e figure della poesia. Si prenderanno in esame le voci dei maggiori (Carducci, D’Annunzio, Pascoli), ma anche di minori (come Giovanni Alfredo Cesareo 1887, Ai conquistatori dell’Africa). Di particolare interesse, in questo campo, la commistione tra attualità e antirealismo, l’uso di esotismi e esotismi glossati in funzione musicale e metrico-ritmica. A ideale chiusura del percorso, la voce di Pasolini e il suo canto al «rosa dell’Africa», che mutua vistosi elementi retorici e formali dall’ambito decadente. 5) Lingua e figure del teatro, con particolare attenzione al dramma futurista, al d’Annunzio di Più che l’amore. 6) Lingua e figure degli epistolari editi, da quello di Ferdinando Martini a quello di Arnaldo Cipolla (Dal Congo, 1907), fino all’antologia di P. Chiara pubblicata nel 1912, Epistolario eroico. Lettere di combattenti. 7) Lingua dei testi didattici. La propaganda colonialista si esercita, non da ultimo sul mondo dell’istruzione, attraverso varie iniziative, rispondenti al duplice scopo di alimentare la propaganda imperialistica e di creare nuove figure professionali, capaci di offrire un contributo qualificato per la valorizzazione dei territori dell’impero. Risultato di queste spinte sono l’aggiunta di storia e geografia coloniali ai programmi scolastici e la nascita di corsi di laurea universitari in “scienze coloniali”. Indagare quali siano i riflessi di tale atteggiamento sui testi didattici è lo scopo di questa parte dell’analisi. Ciascun genere verrà esaminato secondo i livelli seguenti: a) Livello testuale b) Livello sintattico c) Livello stilistico, mediante l’individuazione di stilemi ricorrenti d) Livello retorico, mediante l’individuazione di figure dominanti e) Livello lessicale, mediante l’analisi degli esotismi (glossati e non glossati) e dell’aggettivazione

Lingua e cultura nel periodo coloniale

FRENGUELLI, GIANLUCA;MELOSI, LAURA
2007-01-01

Abstract

La ricerca affronta, da una prospettiva testuale e retorica, il panorama della lingua coloniale e post-coloniale. Si tratta di un taglio solo recentemente proposto da RICCI 2005, la quale, per esigenze di spazio si è esercitata su una scelta esemplificativa di testi e documenti, concentrandosi soprattutto sulle strutture retoriche e sulle opzioni linguistiche comuni ai vari generi e sottogeneri della produzione scritta del periodo che va dalla fine dell’Ottocento alla prima metà del Novecento. Tramite una suddivisione del lavoro per tipologie testuali, si propone in primo luogo l’ampliamento del numero delle opere sottoposte ad analisi (selezionate tra le più significative per lo scopo della ricerca e con esempi tratti anche da voci del post-colonialismo). Si provvederà inoltre a porre una maggiore attenzione sulle strategie retoriche e linguistiche specifiche di ogni genere affrontato. 1) Lingua e figure della letteratura di viaggio, dei testi geografici e d’antropologia. Fin dai primi esempi, questo tipo di lavori assume un’appariscente veste di scientificità, la quale tuttavia non trova corrispondenza nei fatti. Le descrizioni, anche di carattere meramente informativo, rispondono alle esigenze della propaganda, nel malcelato intento di mostrare il valore economico della colonia acquisita. Si cade spesso nella divagazione letteraria, con appelli ai canoni classici della letteratura di viaggio: riferimento alla sfera mitica della storia antica. Tratto caratterizzante è l’antirealismo, con l’accompagnamento di strumenti retorici adeguati. Si tratta di una «retorica dell’alterità», espressa tramite paragoni, similitudini, antitesi, comparazioni, antinomie, analogie (queste ultime riducono l’ignoto al noto, mutano l’«altrove» nel familiare e viceversa il familiare nell’onirico e nell’esotico). A tali fenomeni si accompagnano particolari usi linguistici (riguardanti tra l’altro il frequente ricorrere di nomi astratti e di un’aggettivazione logora). In questo versante della produzione coloniale si analizzeranno, tra gli altri testi di Matteucci, Bianchi, Brunialti, Bottego, Antonelli, Citerni, Bricchetti, Martini, Giovanni Piazza, Ghisleri. 2) Lingua e figure delle riviste ufficiali del colonialismo. Si tratta di riviste specializzate pubblicate soprattutto nel periodo fascista. Tutto da analizzare il modo in cui, nella comune adesione al regime, alcuni linguaggi giornalistici “funzionano” e altri “non funzionano” rispetto alla linea imposta dal regime. 3) Lingua e figure della prosa letteraria. In questo settore si ha la seguente articolazione: a) Il racconto coloniale: messo in ombra dal genere principe della letteratura coloniale, il romanzo, il racconto a sfondo coloniale rappresenta un genere poco frequentato ma significativo. Il Pirandello di Zafferanedda (1911) è un iniziatore, ma echi coloniali si ritroveranno anche nei racconti giovanili (fine anni ’20, inzio anni ’30) di Pavese. b) Il romanzo coloniale e post-coloniale e i sottogeneri di riferimento (il romanzo rosa soprattutto, con riferimenti francesi che verranno stigmatizzati nel periodo fascista, quando si attua un tentativo di stabilizzazione del genere in direzione diversa). Si seguirà in parte l’analisi di RICCI 2005, che s’appoggia a SERIANNI 1993. Molti gli autori analizzabili sotto questo profilo: i più importanti, tra gli anni Venti e gli anni Trenta sono Cipolla, Zuccoli, Cappellina, Milanesi, Dei Gaslini. Gli «incompresi» dal regime sono Vergani e Bacchelli. Fino ai romanzi post-coloniali di Berto, Tobino e Flaiano, caratterizzati dalla retorica e dal linguaggio della disillusione. c) La corrispondenza giornalistica: Che riguarderà un ampio corpus di testi, che va dalle riviste specializzate del primo Novecento ai réportage di Moravia. 4) Lingua e figure della poesia. Si prenderanno in esame le voci dei maggiori (Carducci, D’Annunzio, Pascoli), ma anche di minori (come Giovanni Alfredo Cesareo 1887, Ai conquistatori dell’Africa). Di particolare interesse, in questo campo, la commistione tra attualità e antirealismo, l’uso di esotismi e esotismi glossati in funzione musicale e metrico-ritmica. A ideale chiusura del percorso, la voce di Pasolini e il suo canto al «rosa dell’Africa», che mutua vistosi elementi retorici e formali dall’ambito decadente. 5) Lingua e figure del teatro, con particolare attenzione al dramma futurista, al d’Annunzio di Più che l’amore. 6) Lingua e figure degli epistolari editi, da quello di Ferdinando Martini a quello di Arnaldo Cipolla (Dal Congo, 1907), fino all’antologia di P. Chiara pubblicata nel 1912, Epistolario eroico. Lettere di combattenti. 7) Lingua dei testi didattici. La propaganda colonialista si esercita, non da ultimo sul mondo dell’istruzione, attraverso varie iniziative, rispondenti al duplice scopo di alimentare la propaganda imperialistica e di creare nuove figure professionali, capaci di offrire un contributo qualificato per la valorizzazione dei territori dell’impero. Risultato di queste spinte sono l’aggiunta di storia e geografia coloniali ai programmi scolastici e la nascita di corsi di laurea universitari in “scienze coloniali”. Indagare quali siano i riflessi di tale atteggiamento sui testi didattici è lo scopo di questa parte dell’analisi. Ciascun genere verrà esaminato secondo i livelli seguenti: a) Livello testuale b) Livello sintattico c) Livello stilistico, mediante l’individuazione di stilemi ricorrenti d) Livello retorico, mediante l’individuazione di figure dominanti e) Livello lessicale, mediante l’analisi degli esotismi (glossati e non glossati) e dell’aggettivazione
2007
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