La tesi che Jacques Maritain poneva all’inizio di Umanesimo integrale, facendola risalire ad Aristotele («Proporre all’uomo soltanto l’umano… è tradire l’uomo e volere la sua infelicità»), può essere preceduta da una domanda preliminare: è possibile invocare un orizzonte “soltanto umano”, se smettiamo di chiederci chi è l’uomo? Una importante tradizione di pensiero vedo in un paradossale punto di tangenza di finito e infinito le radici di una sproporzione originaria, in cui si riassume lo statuto irriducibile dell’umano “non-soltanto-umano”. Solo obliterando questa non coincidenza del sé con se stesso, rispetto ad una finitezza stabilizzata e compiuta, la proiezione infinita della persona può essere estromessa dall’edificio antropologico come un corpo estraneo, figlio di un’epoca ormai tramontata.
Crisi dell’antropologia e infinito della persona
ALICI, Luigino
2006-01-01
Abstract
La tesi che Jacques Maritain poneva all’inizio di Umanesimo integrale, facendola risalire ad Aristotele («Proporre all’uomo soltanto l’umano… è tradire l’uomo e volere la sua infelicità»), può essere preceduta da una domanda preliminare: è possibile invocare un orizzonte “soltanto umano”, se smettiamo di chiederci chi è l’uomo? Una importante tradizione di pensiero vedo in un paradossale punto di tangenza di finito e infinito le radici di una sproporzione originaria, in cui si riassume lo statuto irriducibile dell’umano “non-soltanto-umano”. Solo obliterando questa non coincidenza del sé con se stesso, rispetto ad una finitezza stabilizzata e compiuta, la proiezione infinita della persona può essere estromessa dall’edificio antropologico come un corpo estraneo, figlio di un’epoca ormai tramontata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.