La presenza di Tommaso D'Aquino appare nel pensiero di Max Scheler via via sempre più oscurata dall'immagine irrigidita, che di lui e della sua poderosa e innovativa opera, la tradizione storica ha consegnato. L'autentico Tommaso d'Aquino risulta per Scheler sempre più nascosto dalla interpretazione che fonti accreditate forniscono, né egli intende operarne la ripresa fenomenologica che invece ha avviato per Agostino. Resta tuttavia nel pensiero di Scheler una potente consentaneità, per quanto carsica, con lo spirito autentico della filosofia di Tommaso: tale istintiva consentaneità ha evitato a Scheler di arenarsi nelle interpretazioni essenzialiste della metafisica, fondate sul formalismo della Seconda Scolastica anzichè sul dettato tomistico. Fu dunque nella sequela irriflessa allo spirito del tomismo che Scheler potè intraprendere, oltre le tradizionali cosmologia e metafisica oggettive, ormai esaurite, la via nuova di una "metafisica degli atti" o "metaantropologia", che nella nostra età contemporanea ripropone un risultato di pensiero analogo a quello raggiunto da Tommaso allorchè "partendo dall'affermazione aristotelica dell'atto come 'enérgheia' emergente e anteriore alla potenza, era ritornato, come per un processo di scoperta immanente alla comprensione ultima, alla posizione dell' 'esse' come atto originario...sviluppando una concezione assolutamente originale e unica dell' 'esse', quale atto distinto dall'essenza"[C. Fabro].
Thomas absconditus. Presenza di Tommaso D'Aquino nel pensiero di Max Scheler
VERDUCCI, Daniela
2004-01-01
Abstract
La presenza di Tommaso D'Aquino appare nel pensiero di Max Scheler via via sempre più oscurata dall'immagine irrigidita, che di lui e della sua poderosa e innovativa opera, la tradizione storica ha consegnato. L'autentico Tommaso d'Aquino risulta per Scheler sempre più nascosto dalla interpretazione che fonti accreditate forniscono, né egli intende operarne la ripresa fenomenologica che invece ha avviato per Agostino. Resta tuttavia nel pensiero di Scheler una potente consentaneità, per quanto carsica, con lo spirito autentico della filosofia di Tommaso: tale istintiva consentaneità ha evitato a Scheler di arenarsi nelle interpretazioni essenzialiste della metafisica, fondate sul formalismo della Seconda Scolastica anzichè sul dettato tomistico. Fu dunque nella sequela irriflessa allo spirito del tomismo che Scheler potè intraprendere, oltre le tradizionali cosmologia e metafisica oggettive, ormai esaurite, la via nuova di una "metafisica degli atti" o "metaantropologia", che nella nostra età contemporanea ripropone un risultato di pensiero analogo a quello raggiunto da Tommaso allorchè "partendo dall'affermazione aristotelica dell'atto come 'enérgheia' emergente e anteriore alla potenza, era ritornato, come per un processo di scoperta immanente alla comprensione ultima, alla posizione dell' 'esse' come atto originario...sviluppando una concezione assolutamente originale e unica dell' 'esse', quale atto distinto dall'essenza"[C. Fabro].I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.